Esistono videogiochi programmati per scomparire rapidamente dal cassettino del lettore dvd, come un flirt estivo. E ne esistono altri destinati a rimanervi a lungo, stagione dopo stagione, non curanti del tempo che passa. Galactic Civilizations II è per chi crede ancora dalla passione per i videogiochi possa nascere qualcosa di più di un’avventura di poche notti. Diretto da Brad Wardell, guru delle intelligenze artificiali, Galactic Civilization II è l’esempio di come oggi, pur senza più l’interesse riservato una volta al genere, sia possibile creare una pietra miliare della strategia a turni. A vagare nello spazio, non si trova titolo migliore di quello firmato Stardock, che è la summa di tutte le esperienze fin qui proposte e, al contempo, la loro evoluzione. Galactic Civilizations II, come è ovvio anche semanticamente, trae origine dall’archetipo redatto nel 1991 da Sid Meier. A Civilization Bred Wardell si ispirò per introdurre nel 1994 uno dei rarissimi videogame per OS/2, il sistema operativo Ibm. Si trattava del primo Galactic Civilizations, che nel 2003, riveduto e corretto, sarebbe approdato anche in ambiente Windows, seguito l’anno successivo dall’espansione Altarian Prophecy. Intanto i PC degli strateghi avevano fatto girare negli hard disk tre Master of Orion, l’altra saga che ha più di un’affinità con il pensiero di Wardell. Che adesso raggiunge la sua massima espressione.
In Galactic Civilizations II le lancette dell’orologio si contorcono vorticosamente in avanti, a spedire il giocatore nel 23° secolo delle rotte interstellari. Oltre che per i cieli, il mare e la terra, l’uomo ha imparato a viaggiare nello spazio. Scoprendo, con buona pace di molti scienziati, di non essere solo nell’universo. Sulle complesse relazioni tra le diverse forme di vita intelligenti si sviluppa la sfida di Galactic Civilizations II, che predilige un approccio classico, ma non per questo meno raffinato al genere. L’obbiettivo del giocatore è prendere in mano una civiltà galattica e farla progredire con le mosse giuste nella grossa scacchiera dell’universo, accompagnandola di turno in turno alla conquista dello spazio. L’aspetto più interessante dello strategico Stardock è che non ci sono mosse più giuste di altre a priori. Come si accennava, l’impianto del videogame è tradizionale. Con questo si intende che l’universo è governato fondamentalmente da quattro forze che rappresentano altrettanti stili di gioco: militare, culturale, diplomatica e tecnologica. Il giocatore è libero di scegliere il percorso evolutivo che lo aggrada maggiormente o un’alchimia dei più, così come di dimostrarsi magnanimo o spietato nei confronti dei popoli raggiunti dal suo sguardo.
Rispetto a numerose produzioni, in Galactic Civilizations II non si assiste allo spiccato predominio della scuola bellica, ma i vari fattori si offrono sotto un’ottica pressoché paritaria. Sono le situazioni, e i gusti, a portare a sostenere una condotta piuttosto che un’altra. In casi estremi, è possibile risolvere circostanze intricate senza sparare nemmeno un colpo di cannone al plasma, preferendo ad esempio spendere le proprio risorse in negoziati. Una colorazione democratica che viene ulteriormente evidenziata dall’istituzione di un’assemblea galattica, sorta di parlamento multiplanetario e multirazziale chiamato a decidere su questioni politiche ed economiche di interesse comune. Anche in queste occasioni, non mancano alleanze, tradimenti e giochi di potere. Tutti elementi che sembrano essere stati particolarmente a cuore a Wardel quando ha programmato l’intelligenza artificiale del videogame (non esiste multiplayer), abile nell’intessere trame dinamiche, piene di risvolti e colpi di scena. Al fianco della modalità aperta alle indicazioni del giocatore (i parametri definibili nelle partite libere sono praticamente infiniti: dalle dimensioni alla densità della galassia, a una undicesima razza oltre umani e alieni), Galactic Civilizations II non dimentica una campagna cinematografica sceneggiata all’ombra dei precursori, per gli amanti delle space opera tra il misterioso, il mistico e l’antico.
Messo in conto un cospicuo monte ore di apprendistato per entrare in sintonia con uno strategico puro che sul campo non fa tanti complimenti, il titolo Stardock elargisce solo soddisfazioni. Come ogni rapporto che aspira a essere duraturo, anche quello con Galactic Civilizations II richiede cioè qualche sacrificio, ma sa ripagare della fedeltà. E pure chi non avesse in simpatia il genere, che da sempre antepone alla forma la sostanza e all'intuitività il calcolo, faticherà a non riconoscere al capolavoro stategico di Brad Wardell e soci una sapienza artigianale così lontana – e anche perciò così affascinante – dal digital entertainment del giorno d’oggi.
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