di Vittorio Catani
Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.
quando le radici
Il nome di Cesare Falessi conserva per molti appassionati di fantascienza risonanze particolari, capaci di riportare davvero indietro nel tempo, o - se si preferisce - in un altro universo. Correvano gli anni Cinquanta: la science fiction in Italia era "fatta" da Urania, da I Romanzi del Cosmo (ed. Ponzoni), e dal quindicinale Oltre il Cielo (a parte lo sfortunato tentativo di Scienza Fantastica, e un certo numero di rivistine effimere quali Cronache del Futuro, Cosmic, I Narratori dell'Alpha-Tau e varie altre). Oltre il Cielo, come è stato più volte ricordato, si presentava in modo insolito per più d'un motivo: era in formato grande (33,5 x 24,5), che consentiva la pubblicazione di foto, disegni e grafici; e benchè dedicata alla nascente scienza astronautica aveva il coraggio (e la lungimiranza) di abbinare una sezione fissa riguardante la fantascienza, solitamente scritta da italiani. La cosa non deve sorprendere troppo: a quei tempi veniva un po' spontaneo l'accoppiamento fantascienza/astronavi. I primi satelli artificiali (gli Sputnik) vennero lanciati dall'URSS proprio nel 1957, e insomma erano le nascenti tecnologie dei viaggi spaziali (unitamente alla paura dell'atomica) a occupare il posto di favore nell'immaginario popolare. D'altronde perfino "papà" Gernsback nei primi anni Cinquanta aveva fondato negli Usa una rivista (Science Fiction) che riuniva astronautica e sf. Oltre il Cielo si trovò così a essere la prima vera palestra dei nostri fantascrittori, almeno per la narrativa breve: su quelle pagine esordirono - e in molti casi si formarono - quasi tutti i nostri autori della "prima generazione", che venivano pubblicati senza problemi né complessi di inferiorità, ed erano regolarmente retribuiti. Giusto per avere un'idea: alla fine degli anni Cinquanta uno stipendio medio era sulle sessantamila lire, Oltre il Cielo costava 100 lire, e i racconti italiani venivano pagati sulle 3000/3500 lire ciascuno; il disegno di copertina veniva retribuito con 20 mila lire. I rari racconti americani (Robert Silverberg, allora alle prime armi; Alfred Coppel; e qualcun altro) erano retribuiti attraverso l'agente, e venivano a costare di meno: 1500 lire l'uno! Inoltre spesso la rivista invitava i suoi autori in riunioni collettive presso la sua sede, a Roma, e in quelle occasioni si tentavano anche laboratori di scrittura ante litteram.
Sui 155 numeri di "OiC" scrissero Lino Aldani (che come "N.L. Janda" cominciò a presentarvi alcune delle sue storie poi divenute più celebri), Renato Pestriniero, Maurizio Viano, Giovanna Cecchini, Piero Prosperi, Ugo Malaguti, Gianfranco de Turris, Sandro Sandrelli, Giulio Raiola, tantissimi altri... e Cesare Falessi, appunto, che con Armando Silvestri fu il fondatore della rivista, e ne fu anche direttore dal 1957 al 1961.
Nato nel 1930 a Nettuno (Roma), Falessi ha accumulato in quasi mezzo secolo di lavoro un curriculum vastissimo e variegato. Giornalista professionista, ha al suo attivo numerosi racconti di fantascienza, racconti "gialli", e una trentina di volumi di saggistica (alcuni in collaborazione). Fra il '58 e il '61 diresse anche una edizione francese di "OiC", Au-delà du Ciel; le due testate gemelle vendevano insieme circa duecentomila copie, per cui - come ha notato Domenico Cammarota ne I mondi del possibile (Fanucci, 1983) - "in alcuni periodi Oltre il Cielo è stata la rivista più diffusa nel mondo": una storia che ha dell'incredibile e che attesta quanta vitalità racchiudesse quella testata. Falessi ci ha recentemente narrato che Au-delà du Ciel riuscì ad aggregare anche in Francia (come l'edizione italiana in Italia) un folto gruppo di scrittori locali, molti dei quali poi divennero i beniamini del pubblico francese. La rivista suscitò l'ammirazione di Jean Cocteau, letterato tra i maggiori del Novecento: Cocteau scrisse in redazione una lunga lettera in cui dichiarava che su quelle pagine aveva ritrovato realizzati alcuni sogni della sua giovinezza.
Come giornalista scientifico e astronautico, inoltre, Falessi ha collaborato a quotidiani e periodici destinati a varie fasce di pubblico (Il Giornale d'Italia, Il Gazzettino di Venezia, Il Tempo, Il Secolo d'Italia, Agenzia Italia, Storia Illustrata, Ciao Giovani, Giovani 2001, Big 2000); ha diretto Ali Nuove, Freccia Alata, Voliamo, Gazzettino Aeritalia, Abstracta, Avioflap, Sportflap. Per l'editrice Fabbri ha scritto la Storia dell'Aviazione (in 120 fascicoli), Aviazione Oggi (36 fascicoli), Storia dei Corazzati (90 fascicoli): di queste dispense sono state vendute in totale, nel corso degli anni, ben 17 milioni di copie, anche se - ha annotato l'Autore - a lui "sono toccate solo le briciole". E' stato soggettista, sceneggiatore, aiutoregista e regista; in questo campo ha prodotto una cinquantina di documentari (proiettati unitamente ai cinegiornali, durante gli anni Cinquanta) e sette film (lungometraggi con soggetti vari, tra cui anche un "giallo"). Nel 1966 è stato membro della Commissione per i premi cinematografici; dal 1968 fu per molti anni membro permanente del consiglio tecnico della Presidenza del Consiglio, per la proprietà letteraria e i diritti d'autore. Per una ventina d'anni ha lavorato in qualità di responsabile di uffici stampa e pubbliche relazioni in Alitalia, Aeroporti di Roma, Aeritalia (oggi Alenia), Aviointeriors... E ci fermiamo qui, con un po' d'affanno, anche se siamo certi che in un simile vertiginoso curriculum ci sia ancora dell'altro. Dovrebbe comunque risultare evidente - per quanto riguarda noialtri più da vicino - che la presenza di questo vulcanico signore, con Oltre il Cielo e con Armando Silvestri, è stata determinante per la nascita della fantascienza in Italia (e non solo).
E' quindi con comprensibile soddisfazione, Ça va sans dir, che stavolta presentiamo Cesare Falessi e uno dei suoi primissimi racconti, Delitto su Titano, che apparve sul n. 2 di "OiC". Si tratta di un "giallo spaziale", diretto e senza fronzoli, ambientato in un desolato ma affascinante scenario (i ghiacci di metano e ammoniaca di Titano, un satellite di Saturno) e con una idea originale per la soluzione del mistero. Ovviamente in questa storia, scritta più di quarant'anni fa (1957), vi sono alcuni dettagli che oggi verrebbero presentati in modo diverso, per vari motivi. Ad esempio: Titano si è poi rivelato diverso da come lo si immaginava, e possiede un'atmosfera gassosa; come pure si riteneva che viaggiare tra i pianeti sarebbe divenuto abbastanza semplice e non dispendioso, quasi come spostarsi sulla Terra; e lo scienziato-ricercatore geloso dei suoi segreti era una figura comune delle storie e dei film di fantascienza. Ma si tratta di "luoghi" che, riletti in retrospettiva, aggiungono un sapore particolare.
Più importante e significativo, invece, è sottolineare che i racconti di Falessi erano caratterizzati da una gamma ampia di registri; ad esempio in Ritorno alla Terra (un'altra delle sue storie di maggior successo) c'era la rappresentazione allucinante e attualissima di una tecnologia degenerata in incubo; Avventura su Venere si svolgeva in una specie di eden venusiano popolato da splendide fanciulle (con... inghippo finale) ed era pervaso da una sottile vena umoristica; La verità del pilota spaziale (tradotto anche in tedesco, ungherese e romeno) era una delicata - diremmo intimistica - storia su un tema classico, l'astronauta futuro che vola su lunghissime distanze e quindi subisce gli effetti della dilatazione del tempo. Brevi cenni, questi, dai quali tuttavia traspare la versatilità di un autore che ha indicato una strada e ha sempre usato con agilità gli strumenti narrativi.
La parabola di Oltre il Cielo si svolse tutta negli anni che furono definiti "l'era dello spazio": dal 1957, anno del primo Sputnik, al 1969, anno del primo sbarco sulla Luna. Ha scritto ancora Cammarota nel saggio già citato (1983): "La rivista, con il sorgere dei primi anni '70 aveva esaurito il suo scopo, la sua funzione guida della fantascienza italiana; ben presto gli autori cresciuti sulle sue pagine (Malaguti, de Turris, Pagetti, Fusco e altri) avrebbero spiccato il volo per seguire le proprie personali iniziative in seno alla sf. L'eredità postuma di Oltre il Cielo si avverte ancora oggi nell'operato professionale di tanti autori."
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