Ci può descrivere il processo creativo che la porta ad immaginare un nuovo personaggio o una storia?

Quando scrivo, ho sempre in mente un immagine molto precisa di un personaggio, compresa anche una caratterizzazione visiva: nella mia mente il personaggio ha un volto, una voce ed un modo di fare ben preciso. Poi, racconto tutto questo ad un disegnatore che a sua volta, pur restando fedele alle mie indicazioni, dà una versione visiva del personaggio diversa da quella che mi ero immaginato in fase di scrittura. Scrivere fumetti significa proprio questo: una continua sinergia tra persone diverse, che hanno una diversa sensibilità, ma che collaborano insieme affinché venga fuori un personaggio ed una storia che poi sia degna di essere pubblicata.

Lei, in quanto sceneggiatore, è sicuramente molto attento alla caratterizzazione dei personaggi. Cosa ne pensa della trasposizione degli X-Men sul grande schermo?

Quando ho visto il primo film sugli X-Men, alcuni attori del film mi sono sembrati un bel po’ lontani dai loro rispettivi personaggi di carta. Per esempio, Halle Berry non è alta come Tempesta, oppure Wolverine è basso di statura, mentre non lo è Hugh Jackman. Quando ho immaginato Xavier avevo in mente un attore come Robert Duval, e non certo Patrick Steward, così come per Tempesta avevo in mente Tina Turner o Angela Basset. Oggi, però, non posso scrivere di Magneto senza pensarlo con il volto e la voce di Ian McKellen. A volte, l’interpretazione di un attore consente ad un personaggio di diventare più reale, anche per me che immagino le loro storie per il fumetto.

Ci sono scrittori di fantascienza che hanno influenzato il suo lavoro di sceneggiatore?

Uno scrittore su tutti ha sicuramente influenzato il mio modo di scrivere: Robert Heinlein. Fin da ragazzo leggevo le sue storie e mi ha sempre affascinato.

Lei ha scritto anche una trilogia di romanzi fantasy con George Lucas (si tratta del ciclo
Le cronache della Guerra dell'ombra, di cui in Italia è uscito il primo volume, La luna d'ombra, per la Armenia Editore. NdR). Come è stata quell’esperienza?

Davvero surreale. Mi è arrivata questa proposta ed ho accettato praticamente subito. Ebbene, in sei mesi George Lucas era libero un solo giorno e quindi sono andato nel suo ranch per discutere i dettagli del romanzo. Siamo stati tutto il giorno a parlare di trama, personaggi, sviluppo della storia e così via. Ovviamente, io avevo con me un registratore, con il quale registravo tutta la nostra conversazione. Ma quando sono tornato a casa ho scoperto che il registratore non aveva memorizzato nulla. La tecnologia a volte è davvero perfida. Ho preso un secondo appuntamento e sono ritornato al ranch. Lucas non c’era, ma mi stava per arrivare. Mentre lo attendo, faccio una passeggiata e ad un certo punto alzo lo sguardo: in cielo sta passando uno stormo di uccelli e lo fisso un po’ perplesso perché non capisco se è un effetto speciale o un vero stormo di uccelli. Comunque ad un certo punto sento un elicottero atterrare. Mi avvicino ed era Lucas, ma subito dietro di lui scende nientemeno che Akira Kurosawa, il grande regista giapponese. A volte la vita ti riserva davvero belle sorprese.