In quell’istante Roic sobbalzò all’indietro per evitare di essere tramortito da una grossa treccia di capelli color mogano che gli passò sotto il naso, poi ricadde in avanti per trovarsi faccia a faccia... naso a... insomma, a fissare una scollatura del tutto inaspettata. Era incorniciata da una profonda V di seta rosa. L’armiere sollevò lo sguardo. La mandibola sporgente era liscia e senz’ombra di barba. Un paio di occhi curiosi color ambra chiara, le iridi bordate da sottili venature nere, lo fissarono dall’alto verso il basso con un’espressione che – temette – pareva alquanto divertita.Il sorriso della donna, incorniciato dalle zanne, era profondamente inquietante.Pym, efficiente come al solito, già impartiva indicazioni alla servitù affinché si occupasse dei bagagli. La voce di Lord Vorkosigan richiamò Roic alla realtà.– Roic, il Conte e la Contessa sono già rientrati dal loro impegno di stasera?– Circa venti minuti fa, Milord. Sono andati di sopra nella loro suite, a cambiarsi.Lord Vorkosigan si rivolse alla donna che stringeva il neonato, intorno a cui si era già radunata una piccola folla di cameriere pigolanti: – Se non ti accompagnassi su da loro all’istante so già che i miei genitori mi spellerebbero vivo. Vieni. Mia madre non vede l’ora di conoscere la sua piccola omonima. Prevedo che la Contessa Cordelia penderà dalle cicciotelle labbra della piccola Cordelia in tre secondi. Al massimo.

Si voltò, mentre risaliva lungo l’ampia e ricurva scalinata principale, sospingendo i Bothari-Jesek, aggiunse: – Roic, accompagna Arde e Taura nelle loro stanze e fai in modo che abbiano tutto il necessario per mettersi comodi. Quando vi sarete rinfrescati, o farete quello che vi pare, ci vedremo in biblioteca. Lì troverete a vostra disposizione uno spuntino e qualcosa da bere.

2

Quindi si trattava di una donna sergente.I galattici le avevano: la madre di Milord, ai suoi tempi, era stata un importante ufficiale betano.Ma questa è una dannatissima donna sergente mutante enorme, fu il pensiero che Roic cercò inutilmente di sopprimere con la più grande determinazione. Quel genere di pregiudizi da contadino non trovavano posto in quella casa. Anche se Taura era chiaramente un prodotto di ingegneria genetica, era pur sempre una donna.Roic si riprese a sufficienza per riuscire a dire:– Posso prendere il suo bagaglio, ehm... sergente?– Oh, certo. – Rivolgendogli un’occhiata diffidente, Taura gli consegnò lo zaino che reggeva su una spalla. Lo smalto rosa non riusciva a dissimulare il fatto che le sue unghie fossero in realtà artigli robusti ed efficienti come quelli di un leopardo.Il peso dello zaino che ricadeva verso il basso quasi gli disarticolò una spalla. L’armiere atteggiò la bocca a un sorriso storto e iniziò a trasportarlo su per la scala reggendolo a due mani, seguendo Milord.

Accompagnò per primo il pilota, che aveva l’aria molto stanca.

La stanza degli ospiti assegnata al sergente Taura, al secondo piano, era una di quelle rinnovate da poco, con bagno indipendente, ed era situata nello stesso corridoio della suite di Milord.

Taura allungò un braccio verso l’alto e, facendo scorrere un artiglio sul soffitto, sorrise, apprezzando chiaramente il fatto che i soffitti di Casa Vorkosigan fossero alti tre metri.

– Allora – esclamò, guardando Roic. – Sposarsi il giorno della Festa d’Inverno è considerato di particolare buon augurio nella tradizione barrayarana?

– In realtà è più comune sposarsi d’estate. Penso che questo matrimonio sia stato fissato d’inverno perché la fidanzata di Milord ha una pausa tra il primo e il secondo semestre all’università.

Il sergente sollevò le folte sopracciglia per la sorpresa.

– È una studentessa?

– Sì, signora. – Aveva l’impressione che ai sergenti donna ci si dovesse rivolgere chiamandoli “signora”. Pym l’avrebbe saputo senz’altro.

– Non avevo capito che si trattasse di una ragazza così giovane.

– No, signora. Madame Vorsoisson è vedova e ha un bambino piccolo, Nikki, di nove anni. Va pazzo per le astronavi. Per caso, sa se a quel tizio, il pilota, piacciono i bambini?

Di certo Nikki sarebbe stato attratto da Mayhew come un chiodo da una calamita.

– Veramente... Non lo so. Penso che neppure Arde lo sappia. Non capita spesso di incontrare un bambino, quando si lavora in una flotta di liberi mercenari.

Avrebbe dovuto fare attenzione, quindi, per evitare che il piccolo Nikki si guadagnasse qualche doloroso rimprovero. Probabilmente Milord e la futura Milady non gli avrebbero dedicato la solita attenzione, in quelle circostanze.

Il sergente Taura ispezionò la stanza, osservando la comoda mobilia con quella che Roic sperò fosse un’espressione di approvazione, poi gettò uno sguardo fuori dalla finestra verso il giardino sul retro, ricoperto da un bianco manto invernale, con la neve che scintillava sotto la luce dei fari di sicurezza.

– Probabilmente ha senso che alla fine si sposi con una della sua stessa razza, una Vor. – Arricciò il naso. – Allora: questi Vor sono una specie di classe sociale, una casta guerriera o cosa? Dalle parole di Miles non sono mai riuscita a capirlo davvero. Dal modo in cui ne parla, verrebbe da pensare che sia una religione. O quantomeno, la sua religione.

Roic batté le palpebre, perplesso.

– Be’, no. E sì. Entrambe le cose. I Vor sono... be’, i Vor.

– Ora che Barrayar si è modernizzato, il resto della popolazione non rifiuta la presenza di un’aristocrazia ereditaria?

– Ma loro sono i nostri Vor.

– Ecco un vero Barrayarano. Uhm. Riassumendo: voi potete criticarli, ma che il cielo assista lo straniero che osa farlo?

– Sì – confermò Roic, sollevato dal fatto che il sergente avesse afferrato il concetto a dispetto della sua lingua attorcigliata.

– È una questione di famiglia. Capisco. – Il suo sorriso feroce si stemperò in un’espressione dubbiosa che era assai meno terrificante: le zanne si vedevano di meno. Gli artigli della mano con cui stringeva convulsamente un lembo della tenda forarono inavvertitamente il costoso tessuto. Trasalendo, Taura ritirò la mano dietro la schiena. La sua voce si fece più bassa.

– Così lei è una Vor. Ma lo ama davvero?

Roic colse una strana enfasi nel suo tono, che non riuscì a spiegarsi.

– Sono assolutamente certo di sì, signora – le assicurò, sempre leale verso Milord.

L’espressione preoccupata della futura Milady, l’umore che andava peggiorando, erano sicuramente dovuti soltanto al nervosismo prima delle nozze, sommato allo stress degli esami, il tutto sovrapposto al dolore per la perdita ancora recente.