Starship Troopers è sugli schermi di tutto il mondo, Fanteria dello spazio di R. A Heinlein, da cui il film è stato tratto, è stato ristampato di recente, ed allora è giusto e doveroso, ricordare a tutti coloro che non hanno avuto la possibilità di leggerlo, il romanzo di Harry Harrison Un eroe galattico.

Harry Harrison è considerato a buon diritto, assieme a Robert Sheckley uno dei più vulcanici autori "satirici" della fantascienza; come non ricordare le Avventure del Ratto d'Acciaio Inossidabile o il Ciclo del Pianeta Maledetto?

Pubblicato a cinque anni di distanza da Fanteria dello Spazio, Un eroe galattico sembra quasi una precisa parodia di esso, ma è più probabilmente una presa in giro dei romanzi di fantascienza bellica in senso lato. E come il romanzo di Heinlein è militarista (ma probabilmente più in senso sentimentale - Heinlein era un ufficiale messo in congedo per motivi di salute all'inizio della propria carriera - che in senso più strettamente ideologico) quello di Harrison è anti-militarista. L'esercito è un meccanismo grottesco al centro di un universo grottesco ed il protagonista è tutto tranne che l'eroe del titolo: è in prima battuta un idiota arruolato con l'inganno, in seconda un opportunista, ed in fine un militare spietato, capace di arruolare il proprio fratello minore per ridurre la propria ferma di un mese. Il romanzo è una sarabanda di invenzioni feroci e grottesche: tutta la guerra contro i Chinger (lucertoline di sette pollici) minuto per minuto vista dal quadro elettrico di un'astronave, postazione di combattimento del Valvolista di sesta classe Bill; i sergenti istruttori sono quanto di più sadico possiate immaginare e si fanno impiantare dei canini gocciolanti di sangue per essere maggiormente terrorizzanti.

Attenzione però agli atti d'eroismo, non solo potreste ritrovarvi con due braccia destre, uno bianco ed uno nero, uno piccolo ed uno grosso, ma potreste rischiare di essere promossi con sette anni di rafferma automatica. E se proprio non potete fare a meno di disertare, l'ufficio d'igiene ha bisogno di voi, e nelle fogne della capitale dell'Impero potrete combattere una guerra senza speranza contro i vassoi di plastica. (Quando si dice che la fantascienza è una letteratura d'anticipazione! Stupisce che un romanzo del 1964 potesse prevedere con tanto anticipo le problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti di plastica.)

Come realizzare un film in tre giorni, dalla sceneggiatura al montaggio? Niente di più facile. Come avere per protagonista un vero vichingo al costo di una sola bottiglia di whisky al giorno? Banale. Come far scoprire l'America ed entrare nelle saghe nordiche? Bazzecole! Il Vichingo in Technicolor® vi spiega tutto questo. Molti autori di fantascienza hanno inventato la macchina del tempo, ma solo Harrison poteva chiamarla vremetone (da "vreme, la definizione serbo-croata per 'tempo' in onore della mia nonna materna", pag. 3) Il romanzo è estremamente scorrevole, divertente e fornisce una buona descrizione satirica di come si gira un film.

Nell'anno di grazia 1998, la fantascienza umoristica sembra essere praticamente sparita dagli scaffali, e romanzi divertenti, veloci, ma non esclusivamente spensierati come questi due, sembrano aver lasciato il posto a delle orride pizze sopra le 400 pagine. È questo un bene? Pensiamo proprio di no, e sarebbe veramente ora che qualche operatore di buona volontà recuperasse questi romanzi, che dopotutto, anche se facenti parte di una corrente minoritaria della fantascienza, sono tra quelli che l'hanno fatta così come oggi la conosciamo.

Ma attenzione, se un giorno dovesse arrivarvi per posta un pacco contenente alcuni vassoi di plastica, potete cominciare a preoccuparvi: l'Impero vi ha trovato.

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