Quasi chiunque abbia paciugato almeno una volta con dei tasti e cose che, conseguentemente, accadono sullo schermo, qualsiasi schermo, ha un’idea, seppur vaga, di Tetris. Probabilmente il videogioco più conosciuto anche da chi non videogioca. Sorta di declinazione interattiva di un altro fenomeno venuto dall’Est, l’ammaliante cubo di Rubik, lo stesso Tetris è sinonimo di rompicapo. Digitale, però. Arrivato più o meno felicemente su ogni piattaforma di gioco possibile, immaginabile e inimmaginabile (il tetris umano), ormai piazzato come riempitivo su molti cellulari al pari del biscioso Snake, il videogame inventato dallo scienziato russo Alexey Pazhitnov nel 1985 ha vissuto una cospicua parte del suo successo in perfetta simbiosi con Nintendo. Nel 1989, l’anno del definitivo sbarco in Occidente, fu l’accoppiata con il Game Boy a spingere, da un lato, le vendite della console portatile giapponese; dall’altro a lanciare inequivocabilmente Tetris nell’olimpo elettronico dei cult. Non sono pochi, infatti, coloro che oggigiorno tendono a definire l’inebriante passatempo di Pazhitnov il videogame perfetto, il miglior gioco per computer mai concepito.

Nonostante ciò, anzi forse un po’ anche per tali ragioni, Nintendo ha deciso di replicare a grandi linee la formula. Così, a diciassette anni da quel fortunato incontro, un’altra console portatile della casa di Kyoto sposa il rompicapo russo. Nasce un’interessante variazione sul tema dei tetramini, fra passato e futuro, tradizione e rivoluzione, movimenti da sempre cari a Nintendo. Dove la versione Game Boy del 1989 poneva l’accento sulla trasportabilità del piccolo cult, Tetris DS prova a sviluppare il discorso lucidamente contemporaneo della connettività. Non è un caso sia creato con in mente la console Nintendo DS, che in un certo senso funge da banco di prova tecnologico, su cui l’azienda giapponese sta costruendo la sua idea di domani, sperimentando soluzioni che molto probabilmente si ritroveranno anche nelle prossime macchine della grande N. Tra di esse: un diverso approccio alle interfacce e all’interattività, rappresentato nel DS da un doppio schermo lcd sensibile al tatto, e l’esplorazione dell’universo online, attraverso il wi-fi, le reti senza fili, in modo facile e gratuito. Tetris DS sembra pensato apposta attorno a quest’ultima.

Nel videogame, il multiplayer ha essenzialmente due facce. La prima, “in locale” (bisogna cioè riunire in una stanza fisica tot persone con altrettanti DS, ma basta una cartuccia sola), permette a un massimo di dieci giocatori di sfidarsi nelle modalità standard, missioni e pressing; l’altra, tramite internet (e hotspot/router wi-fi compatibili), è limitata a coppie di due o quattro e agli stili standard o pressing. Oltre a una riproposizione apparentemente pedissequa delle logiche alla base degli incastri nella cascata di tetramini, che a uno sguardo più approfondito rivela tuttavia alcune oliate di fino alle meccaniche originali (come conservare, per un eventuale recupero poi, un pezzo di riserva o la capacità di ruotarlo pure a fine corsa), Tetris DS contiene altre cinque modalità redatte mescolando mascotte Nintendo e le sette celebri lettere a cubetti di Pazhitnov.

Per la gioia di chi è cresciuto a pane e videogame, ognuna di queste stesure alternative di Tetris si incastona nell’iconografia pop di un classico Nintendo. La modalità standard, che riprende i cardini dell’ammucchiata in caduta libera di tetramini, è ad esempio impreziosita da un tema grafico sonoro ispirato a Super Mario Bros. Il passo successivo è quella a missioni che, al gameplay della standard e i pixel leggendari di Zelda, aggiunge l’obbligo di onorare determinati obbiettivi. La modalità puzzle richiama Yoshi e offre un invitante menu di duecento rebus geometrici, per la cui risoluzione bisogna combinare sapientemente le poche figure a disposizione. Una delle più divertenti risveglia il mitico gorillone Donkey Kong, che presta il suo pericoloso mondo a zig zag alla modalità pressing, una sorta di tiro alla fune dove, ai propri successi, corrisponde il precipitare verso il baratro dell’avversario. Metroid, l’eccezionale saga fantascientifica di Nintendo, è stata invece scelta per il contributo trance più anarchico e anticonformista, chiamato spazio, nel quale si ammassa un meteorite di tetramini in viaggio, tra esplosioni e ostacoli vari. Infine non poteva mancare, trattandosi di DS, una modalità focalizzata sull’uso del pennino, e appunto c’è, Mario again, dal chiarificatore nome di tocco, in cui il touch screen lavora a più non posso, mentre si sbrogliano pigiando e spostando le cataste di spigoli.

Ma più che una collezione, Tetris DS è uno sguardo obliquo sul rompicapo digitale più famoso della storia, che percorre per tetramini il villaggio globale dell’entertainment Nintendo. Curiosamente, non troverete in nessun angolo la copia calligrafica dell’originale di una ventina di anni fa, bensì un elaborato comunque diverso, anche quando quel diverso non scompone più di tanto le regole auree fissate su Game Boy. Soprattutto, però, troverete l’evoluzione portatile delle intuizioni di Tetrinet (www.tetrinet.org), asservita a una giocabilità per immagini da lacrimuccia. O viceversa?