Fresca vincitrice dell’ultimo Philip K. Dick Award, M.M. Buckner, autrice del romanzo War Surf, ha ammesso a Sci Fi Wire i suoi debiti nei confronti di un articolo su un inviato di guerra in Bosnia. È quello il punto d’origine nella genesi del romanzo. “Una mattina si trovava dietro un muro abbattuto, costretto a schivare i proiettili mentre guardava la gente morire” ha raccontato la Buckner. “Quella stessa sera, era a cena a Parigi con i suoi amici in un bel ristorante. Scrisse poi dello strano senso di disorientamento che provò a seguito di un cambiamento così repentino”. War Surf è ambientato sulla Terra del XXIII secolo, dove il progresso nelle cure mediche ha permesso agli uomini di estendere la propria durata della vita fino a 300 anni, ma solo pochi fortunati possono accedere ai trattamenti necessari. “Per colmare il loro enorme tempo libero, i ricchi si sono inventati un nuovo sport adrenalinico, chiamato appunto War Surfing, che consiste nell’attraversare le zone di guerra” cercando di rimanere vivi. Questo rischioso passatempo, ovviamente, non si riduce alla componente ludica: il suo impatto adrenalinico viene infatti amplificato da una componente d’azzardo, visto che i giocatori “scommettono tra di loro su quanto saranno coraggiosi nella loro gara contro la morte”.
“Il protagonista principale” ha detto M.M. Buckner, “ha 248 anni e, quando si innamora della sua fisioterapista poco più che ventenne, il suo mondo si capovolge”. L’autrice ha poi rivelato che la dolorosa esperienza personale della perdita del padre, vissuta proprio mentre il romanzo era in via di stesura, può essere filtrata nel punto di vista che emerge dalle pagine del libro. “Ero molto legata a lui e ho davvero sofferto per la sua scomparsa. La morte di una persona amata rimesta sempre una gran quantità di stati emotivi, e molto di quello che ho provato è poi finito in War Surf”. Il Philip K. Dick Award, com’è noto, viene assegnato ogni anno dalla Philadelphia Science Fiction Society come riconoscimento per il miglior libro di fantascienza pubblicato direttamente in edizione economica sul mercato americano. Il romanzo d’esordio della Buckner, Hyperthought, era stato anch’esso candidato al premio, verso il quale l’autrice esprime grande apprezzamento. Per lei è stato un po’ come vincere l’Hugo, oppure il Nebula. “È davvero importante per me” ha detto “specie per il fatto che rappresenta un tributo alla memoria di uno dei più grandi autori espressi dal genere. Vedere il mio nome associato a Philip K. Dick è un onore capace allo stesso tempo di incutere timore”.
M.M. Buckner ha letto tutti i romanzi candidati all’edizione del Dick Award che l’ha vista trionfare e secondo lei ognuno di essi era meritevole di vincere il premio. Per questo è rimasta davvero stupita di fronte alla notizia della sua vittoria. “Vi consiglio caldamente questi autori (tra i finalisti spiccavano i nomi di Neal Asher, Wil McCarthy, Justina Robston e Karin Lowachee, N.d.R.) se non li avete ancora scoperti. Vedrete che sentirete molto parlare di loro in futuro”. Parola di Dick Award.
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