Su Angelo De Ceglie (1956-1985), autore prematuramente scomparso, autentica “promessa” della fantascienza italiana, personalmente posso dire poco, avendolo incontrato, scambiando alcune frasi, solo un paio di volte – di sfuggita – in vecchie convention a metà anni Ottanta.
Fu sufficiente quel ‘poco’, comunque, per farmi capire che Angelo era un altruista, oltre che una persona piena di idee, dinamismo, entusiasmo. Ma su questo, sui suoi progetti, su ciò che egli ebbe il tempo di fare nei pochi anni della sua attività in ambito fantascientifico, cedo la parola a chi più di me è in grado di esprimersi sulle sue doti umane e di scrittore. Riporterò quindi brani tratti dell’Introduzione che Silvio Sosio scrisse per l’e-book intitolato Pianeta illusione (1997), libro elettronico di 239 pagine uscito postumo, e che raccoglieva l’opera narrativa omnia dello scrittore: un vero atto d’amore degli amici più vicini ad Angelo De Ceglie. Questo e-book costituiva il n. 1 della collana "Delos Books" (ora non più online), che affiancava la webzine Delos, e della quale uscirono altre due antologie (di Francesco Grasso e di Franco Ricciardiello).
E’ da questo Pianeta illusione che ho tratto, per ripresentarlo ai lettori odierni, il racconto Babele, certamente il migliore – con Oltre Plutone – di De Ceglie. Babele era apparso la prima volta sul n. 1/1982 della indimenticata fanzine padovana The Time Machine e l’anno successivo aveva vinto il Premio Italia nella categoria “Racconto”.
La storia si svolge su un pianeta alieno, il Mondo dello Specchio. Si tratta di un deserto infuocato e disabitato, sul quale è stata scoperta una piramide d’un materiale indefinibile, alta 2000 metri, esistente da milioni di anni, costruita non si sa da chi. Dalla base della piramide sale fino in cima, costeggiando le quattro facce della struttura, una specie di spirale, una ‘strada’, che si può percorrere per giungere al vertice. Il problema è che, di tutti coloro che hanno tentato l’estenuante salita (esseri umani o creature d’ogni foggia, provenienti da altri mondi della nostra galassia) nessuno è mai riuscito a raggiungere la sommità del colossale tetraedro: gli ‘scalatori’ sono tornati indietro, o sono morti per lo sforzo, o per il calore di un sole gigante che di giorno tocca gli ottanta gradi. Si dice che sulla cima del misterioso ‘monumento’ vi sia una specie di Specchio dalle mirabolanti proprietà; che all’eroico scalatore della cima toccheranno esperienze sovrumane... E così via.
Il racconto è la storia di Marcus Brainhope, un terrestre che giunge sul Mondo dello Specchio per tentare a sua volta la scalata. Lì, a Sand Town, conoscerà un’umanità variegata, un coacervo di speranze e fallimenti. Gente che cerca di misurarsi, o si è già inutilmente misurata, o esita a misurarsi, in una ‘prova’ che in qualche modo racchiude chiari simboli di trascendenza. Notevoli il tratteggio delle varie psicologie, la descrizione del mondo alieno, l’atmosfera quasi crepuscolare della narrazione. Certamente De Ceglie possedeva tutti i numeri che lo avrebbero portato, è il caso di dire, a vette più alte.
Angelo De Ceglie è stato, oltre che autore, una figura di spicco del fandom italiano, in particolare milanese, dalla fine degli anni ’70 a metà anni ’80: cioé in uno dei periodi più ‘oscuri’ del fandom italiano; un momento di riflusso generale in cui sopravvivevano pochissime iniziative nel campo della fantascienza pura. Come autore esordì sulle pagine di The Time Machine, rivista padovana curata soprattutto da Mauro Gaffo e Franco Stocco, e che in quel contesto fu a lungo – con le iniziative milanesi – uno dei pochi punti di riferimento superstiti della fantascienza scritta da italiani. Notava Silvio Sosio nella prefazione all’e-book di De Ceglie:
“Sulle pagine di TTM trovarono spazio molti autori eccellenti (Daniele Brolli, Daniele Ganapini, Gianluigi Pilu, Renato Pestriniero, Gianluigi Zuddas, Lanfranco Fabriani, Mariangela Cerrino, Mauro Gaffo, Giorgio Placereani e molti altri) che, almeno a mio avviso, sono stati fra i migliori scrittori che il nostro paese abbia prodotto [...] Come appassionato Angelo produsse, dal 1976, la fanzine Vox Futura. Nata come palestra per scrittori esordienti, la rivista si posizionò subito fra le migliori per la qualità della narrativa espressa. Dietro le splendide copertine dell’allora esordiente Giuseppe Festino, Vox Futura pubblicò tre numeri, più uno speciale, uno migliore dell’altro. Come lui stesso affermava, proprio il lavoro di selezione dei racconti, per Vox Futura prima e per la rivista Robot poi, gli fu di grande aiuto per maturare il proprio stile narrativo. Seguì un periodo di allontamento di De Ceglie dal mondo della fantascienza, e poi, all’inizio degli Anni Ottanta, con la nascita del Club City a Milano e della fervida attività del fandom milanese di quegli anni, Angelo tornò all’attività. Divenne uno dei soci più attivi del club, animando fra l’altro una trasmissione radiofonica insieme a Luigi Pachì e a Mario Sumiraschi. Tornò anche alla produzione come scrittore: suoi racconti apparvero su parecchie riviste amatoriali di quel periodo: Millennium, Dimensione Cosmica, ben tre su La Spada Spezzata che curavo io stesso. Nel 1985 ci fu l’incidente in Portogallo che mise fine a tutto [...] Angelo De Ceglie non è l’unico esponente del fandom italiano che sia scomparso prematuramente. Eppure in molte persone il suo ricordo è straordinariamente vivo, ancora oggi dopo molti anni. L’anno scorso un racconto di Giuliano Giachino, La storia che Angelo non scrisse mai, ha avuto una menzione speciale al Premio Courmayeur. Il racconto era dedicato ad Angelo De Ceglie”.
Questo e-book dedicato ad Angelo De Ceglie raccoglieva anche le testimonanze di altre tre personalità della fantascienza italiana: Vittorio Curtoni, Sergio Giuffrida e Giuseppe Festino, che al libro elettronico dedicò la copertina: un ritratto di Angelo.
L’incidente in Portogallo fu dovuto, pare, al desiderio di conoscere, all’esuberanza di Angelo. Era una giornata di vento molto forte, e con la sua macchina fotografica egli volle avventurarsi su una ripida scogliera. Lì doveva esserci qualcosa che forse vedeva solo lui, qualcosa che, dové pensare in quegli attimi, meritava il rischio pur d’essere immortalata...
L’ultima (forse solo seconda) volta che io lo vidi, fu pochi mesi prima della tragedia, alla Convention che nel 1985 si tenne a Fanano. Una delle Con più allucinanti che mi siano mai toccate. Raggiungere da Bari Fanano – un paesino sperduto nell’Emilia, a ridosso dell’Appennino Tosco-Emiliano – fu un’impresa quasi insormontabile, fra cambi di treni a orari impossibili, e attese di autobus che c’erano e non c’erano. Giunsi alla Con di sabato alle 14,30, quando ormai tutti erano già alla fine del pranzo. Ero affamato, stravolto, pentito e incazzato nero. Entrai nella sala del ristorante: era piena zeppa, ma tutti erano alla frutta o al caffè. Dominava un gran chiacchierare e vociare e nessuno si accorse di me. Poi vidi un giovane aitante alzarsi dalla sedia e venirmi incontro, chiedendomi cosa mi fosse accaduto, offrendomi il suo posto e del cibo che era ancora lì, intatto; in quei momenti mi parve quasi un salvatore. Era Angelo De Ceglie.
Leggi il racconto di Angelo De Ceglie: Babele www.fantascienza.com/magazine/racconti/7769
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