Fu non vivere realmente quell’incubo lungo duecento chilometri che si snodava in lui, era voluto da lui, mentre le spire della Piramide passavano sotto i suoi piedi, accorgendosi appena del trascorrere del tempo della stanchezza del sole continuando a procedere retto soltanto da qualcosa sepolto lontano nel suo cervello a malapena presente, a malapena ricordato, le gambe trasformate in stecchi legnosi la pelle arida le labbra secche e screpolate i pensieri come rivoli incandescenti che colavano nel cranio gli inavvertiti cicli di luce e di buio i passi uno dopo l’altro con sistematica disperazione

la notte il freddo le stelle la morsa implacabile del sole e sagome spolpate di altri Scalatori i cadaveri il tanfo

e capisci così sbirciando tra gli occhi socchiusi di essere ormai molto in alto ricevendo da lontano sotto il pendio percezioni distorte di piccole figure di mucchi di formiche a più di quattro chilometri di distanza

il riverbero il sole il sole il sole!

e un mantello striato una pelliccia ormai coriacea un mucchietto di ossa e polvere bianca un accenno di cranio e zanne e tu comprendi che si tratta dei resti del Tigrato

Cristo! ora sono più in alto di chiunque altro prima

chissà dove sarà Liza? chissà se in questo momento è là tra le formiche che mi stanno guardando, dove saranno Peenemunde e Lark, cosa farà Lark adesso, ora che il lato della spira è lungo solo un centinaio di metri ora che ne mancano solo duemila ancora allo Specchio ora che

Liza! la testa mi sta scoppiando! NO! non proprio ora non così vicino non

scivolando in avanti sorreggendosi a inesistenti appigli strisciando rigidamente dimenandosi come una lucertola agonizzante che procede a scatti famelici di vita e infine soltanto il cielo sopra la testa

non è possibile! Liza sono arrivato Liza!!!

quell’incredibile sensazione di vuoto e cadere cadere cadere

5.

— Alzati, Brainhope — dice la voce.Con uno sforzo, socchiudo dolorosamente le palpebre, metto a fuoco l’ambiente che mi circonda.Sono sdraiato prono su una superficie liscia, in una stanza squadrata e scura, apparentemente piccola. Ma le pareti nere sono elusive. Un attimo dopo mi sembrano lontanissime, il soffitto distante chilometri.Sento il freddo del pavimento sulla pelle, sulle labbra. Puntandomi sulle braccia mi sollevo in piedi.— Come sai il mio nome? — chiedo.

La voce riempie la stanza, risponde da tutti i lati. È profonda, sottilmente ironica, quasi irridente.

— Io conosco tutto — mi dice.

— Chi sei?

— Io sono la Piramide.

Non riesco a dire nient’altro. Le parole si rifiutano di formarsi nel mio cervello. Dopo cinque anni trascorsi solo a dar la caccia a quest’illusione.

— Non occorre che tu parli — dice ancora la Piramide, come leggendomi nel pensiero. D’un tratto sento che la mia stanchezza scompare. La dimentico, semplicemente.

— Voltati, Brainhope. Lo Specchio è dietro di te.

Mi giro lentamente.— Non so cosa mi fossi aspettato di trovare, ma lo Specchio è proprio uno specchio, un cristallo rettangolare alto un paio di metri, senza alcuna cornice, che sembra sospeso nel vuoto. Mi avvicino. Scruto l’immagine che esso riflette.

— Cosa vedi? — chiede la Piramide.

— Me stesso — rispondo. — Solo me stesso.

— Guarda meglio, Brainhope — dice la Piramide.

Guardo di nuovo, ed è allora, mentre le parole della Stele mi tornano in mente, che sotto le pieghe dell’uomo che ormai sono e non sono più intravvedo il mutamento che è subentrato in me.

Più tardi Brainhope venne a sapere che aveva impiegato quattordici giorni per compiere il percorso sulla Spirale. Gli spiegarono che a partire dal secondo giorno aveva continuato a camminare senza mai interrompersi. Nessuno si spiegava come avesse potuto farlo.

Sbucò inaspettato alla base di uno dei quattro lati della Piramide. Sollevò lo sguardo, abbacinato dal sole, ma non riuscì a scorgere alcuno Scalatore sulle rampe della Spirale.

Seppe poi che mezzi aerei, volando al di sopra del campo di forze, avevano informato tutti della sua impresa con microfoni direzionali.

Seppe anche che molti Scalatori si erano fatti sfracellare, lasciandosi scivolare dai fianchi della Piramide.

A un centinaio di metri dal limite della cupola invisibile fu attorniato da un folto gruppo di curiosi e di giornalisti, che si erano spogliati pur di poterlo avvicinare, uscendo dal riparo della tettoia nonostante il caldo intenso.

Non gli cavarono una parola.

D’altronde, poteva dire che in realtà la Stele era incomparabilmente più vecchia di quanto si fosse stimato, quattro miliardi di anni anziché quattro milioni?

Poteva dire che su ogni mondo abitato esisteva una Piramide, molto più piccola, sepolta, nascosta oppure in orbita, ma alla quale semplicemente nessuno faceva caso, non riusciva a vederla?