Gli anni del bunker
Di ritorno a Tangeri, nel 1961, Burroughs dovette confrontarsi con le difficoltà emerse nel gruppo dei beat. Le tensioni erano all’ordine del giorno, e lui stesso vi contribuì ingelosito nei confronti di Ginsberg dalla presenza di Orlovsky. Poi entrò in contatto con Timothy Leary, e si offrì come sperimentatore per i suoi strumenti di espansione della percezione. Gli effetti della psilocybina e dell’LSD su Burroughs furono a dir poco devastanti: esangue e scoordinato, ridotto a uno spettro, attraversò stati di allucinazione assoluti e prolungati, durante i quali si esprimeva con frasi sconnesse e disarticolate quasi fosse un personaggio dei suoi stessi libri. Tuttavia non demorse. Seguì Leary di nuovo in America, per continuare le sperimentazione in seno a un programma di ricerca ad Harvard. Le origini sospette dei fondi furono però la causa di una divergenza di vedute e i due si separarono malamente.Era solo l’inizio. Burroughs ruppe più tardi anche con Gysin, non risparmiò sferzate a Truman Capote che si era azzardato a esprimere giudizi severi (e piuttosto superficiali, a dire il vero) sulla sua tecnica letteraria, e finì addirittura invischiato nelle beghe interne di Scientology. Affascinato inizialmente dalle tesi di L. Ron Hubbard (proprio come un altro grande maestro della fantascienza, Alfred Elton van Vogt, che aveva addirittura abbandonato la sua attività di scrittore per dedicarsi alla gestione della sezione californiana della discussa chiesa di Hubbard), gli bastò un assaggio di militanza per rivedere le sue posizioni iniziali. Lo scontro si consumò in un acceso dibattito epistolare pubblicato sulle pagine di Rolling Stone.
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