Autore eccentrico, Paul Di Filippo è conosciuto in Italia per la sua trilogia di racconti Steampunk (pubblicata dall’Editrice Nord nel 1996), da cui è derivato un vero e proprio filone di storie in cui i congegni elettronici presenti nel cyberpunk si fondono con un ambientazione ottocentesca. Il prototipo di questo genere di storie è il romanzo La macchina della realtà (The Difference Engine) di William Gibson e Bruce Sterling, in cui in cui si immaginava che nell’Ottocento, in Inghilterra, si fosse diffuso non solo l’uso dei computer, ma anche qualcosa di simile all’Internet, in base al lavoro di Charles Babbage e Lady Lovelace.
Di Filippo, però, di cui in Italia sono apparsi dei racconti in varie antologie, è in realtà poco conosciuto nel nostro paese. Un vero peccato per un autore visionario e bravo soprattutto nella forma narrativa breve. Ne è un esempio lampante Shuteye for the Timebroker: Stories, un’antologia appena uscita in Inghilterra e di prossima pubblicazione negli Stati Uniti, che raccoglie storie che rappresentato al meglio la varietà di temi e di stili di cui è capace Di Filippo. Si va dalla fantascienza pura di Galaxy alla satira di The Secret Sutras of Sally Strumpet (presente a sua volta nell’antologia The Year's Best Science Fiction Twenty-Second Annual Collection curata da Gardner Dozois), fino all’umorismo in chiave fantastica di Captain Jill e di Billy Budd. L’horror è presente invece in storie come Walking the Great Road, Underground e We're All In This Alone, quest’ultimo scritto insieme a Michael Bishop.
Shadowboxer è invece un racconto politico, ma sempre in chiave fantastica, che delinea in modo brillante l'ambiguità morale della cosiddetta strategia della “guerra del terrore” dell’America post 9/11.
In tutto, sono 15 le storie di questa raccolta che contiene anche degli omaggi espliciti a scrittori come Edgar Allan Poe, Lord Dunsany e Jules Verne.
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