Una volta che abbiamo assegnato a una macchina caratteristiche umane, dobbiamo considerare la relazione che intercorre fra questa creatura meccanica intelligente e la natura mistica dell’uomo. In La ricerca di Sant’Aquino Anthony Boucher si chiede se sia possibile fare di un robot un santo. Robert Silverberg rispose alla domanda qualche anno dopo, con Buone notizie dal Vaticano. Se può esserci un robot Papa, allora perché non un robot santo?

I robot sono parte dell’esistenza degli esseri umani, anche nel mercato finanziario. In Il tunnel sotto il mondo di Frederik Pohl (1954), ci sono piccoli insospettabili robot che gestiscono una frenetica attività economica per sopravvivere, concetto che viene ripreso nel romanzo The Midas Plague (di prossima pubblicazione su Odissea), in cui questi piccoli robot risolvono un problema di finanza robotica.

Chiaramente, tutte le creature meccaniche di cui si è parlato sono macchine con apparenza umana, anche se non c’è nessuna ragione per plasmare i robot in questo modo, a parte il fatto che così sono più carini e hanno maggiori possibilità di trovare casa.

I veri robot, quelli attualmente in uso nell’industria moderna, assomigliano in realtà a mucchi di ferraglia. I più diffusi sono solo una collezione di parti meccaniche e strumenti da lavoro. Potete guardarli mentre sono all’opera, e non accorgervi che non è un operatore umano a controllarli, bensì una scatoletta grigia di circuiti che hanno su un lato.

I robot sono qui, oggi. Ma quale impatto stanno avendo sulla società umana? Scateneranno morte e distruzione come ha fatto la creatura di Victor Frankenstein? O prenderanno il controllo del mondo come hanno fatto i loro progenitori in R.U.R.? Saranno umili servi della gleba o padroni di metallo? Oppure, più sottilmente, si prenderanno cura delle nostre necessità fisiche al punto che la razza umana sprofonderà nell’indolenza, degenererà e infine perirà?

Tutto è possibile, naturalmente; e nei racconti che seguono ho provato a esplorare alcune di queste possibilità.