di 1992 QB1, il primo cosiddetto KBO (Kuiper Belt Object), confermò l'ipotesi avanzata oltre quarant'anni prima e aprì involontariamente un nuovo capitolo nella questione di che cosa è, o non è, un pianeta. Sulle prime la questione sembrò non porsi perché 1992 QB1, battezzato poi ufficialmente "Smiley", aveva un diametro di soli 200 km e, se le dimensioni continuavano a essere la qualità specificante, e se Plutone, con i suoi 2200 km, doveva essere ancora ragionevolmente considerato il confine rispetto all'attribuzione della qualifica di "pianeta", allora per Smiley non c'erano dubbi. Non si trattava di un pianeta. Poteva essere chiamato, appunto, KBO, oppure plutino, nel senso di piccolo Plutone, oppure ancora oggetto trans-nettuniano, ovvero piccolo corpo celeste orbita oltre Nettuno. Ma non pianeta.

E così le cose filarono lisce ancora per qualche tempo poiché, sebbene gli strumenti osservativi sempre più perfezionati consentivano la rapida scoperta di altri oggetti appartenenti a questa fascia, tutti risultavano di dimensioni considerevolmente minori di Plutone e questo bastava a non destare dubbi sulla loro qualifica. Il discorso cominciò a preoccupare gli scienziati quando il 4 giugno 2002 Mike Brown (del Caltech), Chad Trujillo (del Gemini Observatory) e David Rainbowitz (della Yale University) scoprirono Quaoar, il cui diametro di circa 1250 km, lo collocava subito dietro Plutone nella graduatoria delle dimensioni degli oggetti in orbita intorno al Sole. A questo punto come si sarebbe dovuto qualificare questo nuovo oggetto?

Sedna, UB313 e la necessità di una nuova definizione

Se la scoperta di Smiley ha aperto un nuovo capitolo nell'ambito del libro dedicato al nostro Sistema Solare, la scoperta di Quaoar è stato l'incipit di un volume del tutto nuovo. Inutile dire che da quel momento la comunità scientifica non ha potuto evitare di mettere fortemente in discussione il ruolo di Plutone-pianeta, nonostante la tradizione, il legame emotivo, e una dizione consolidata da migliaia di libri e articoli sul Sistema Solare scritti negli ultimi settant'anni. A dire il vero bisogna ammettere che Plutone ha più l'aspetto (dimensioni) e le caratteristiche (orbitali di eccentricità e di non complanarità con l'eclittica) di un oggetto appartenente alla Fascia di Kuiper, che di uno degli altri pianeti, e per questo, pur mantenendogli la qualifica di pianeta, si cominciò a chiamarlo pianeta trans-nettuniano, accostandolo così agli oggetti della famiglia di Smiley e Quaoar. Ma restava comunque un pianeta. Del resto le sue dimensioni giustificavano ancora il suo rango. A fare suonare un ulteriore campanello d'allarme fu, l'anno successivo, la scoperta di 2003 VB12.

Le tre immagini riprese il 14/11/2003 che hanno permesso la scoperta di Sedna, visibile nel cerchietto verde.
Le tre immagini riprese il 14/11/2003 che hanno permesso la scoperta di Sedna, visibile nel cerchietto verde.
Battezzato poi ufficialmente Sedna, questo nuovo corpo celeste risultò fin da subito avere un diametro maggiore di Quaoar, ma ancora più piccolo di Plutone, compreso tra i 1300 e i 1800 km. Come Plutone però presentava un'orbita fortemente ellittica, con una distanza minima dal Sole di 90 UA (1 Unità Astronomica [UA]=distanza Terra-Sole=149.000.000 km), dove è stato trovato, e una distanza massima di ben 800 UA. Sedna dunque era un corpo simile a Plutone, ma molto più distante, troppo distante per fare parte della famiglia degli oggetti trans-nettuniani della Fascia di Kuiper, che invece si trovano concentrati in un intervallo tra le 35 e le 50 UA. L'opinione più accreditata degli scienziati è che si tratti un corpo celeste appartenente al margine più interno della cosiddetta Nube di Oort, la sfera di spazio distante tre anni luce di raggio, che si ritiene contenga quei milioni e milioni di corpi ghiacciati che originano le nostre comete di lungo periodo, e che può essere considerata il confine estremo dell'influenza del Sole.

Ma si trattava di un pianeta? La risposta è ancora no. Ancora una volta le sue dimensioni, minori rispetto a Plutone, hanno nel contempo permesso di affermarlo, e consentito agli scienziati di tergiversare ancora un po' sulla questione. Ma la situazione non poteva durare a lungo ed era ormai chiaro a tutti che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che qualcuno non scoprisse, laggiù, un corpo celeste più grande di Plutone. E così, infatti, è stato. Nella notte tra il 20 e il 21 ottobre 2003, gli stessi scopritori di Quaoar e Sedna hanno trovato 2003 UB313. Il nuovo corpo celeste si muove intorno al Sole in 560 anni (contro i 250 di Plutone) e la sua distanza dalla nostra stella oscilla tra le 38 UA e le 97 UA. E fin qui niente di più strano rispetto agli altri oggetti scoperti di recente. La sorpresa è venuta da uno studio recente svolto da un gruppo di ricerca dell'Università di Bonn che, valutando le emissioni all'infrarosso di 2003 UB313 attraverso il telescopio IRAM, ha dimostrato senz'ombra di dubbio che il diametro del nuovo corpo celeste deve stare tra i 2600 e i 3400 km. Quindi 2003 UB313 è senza dubbio più grande di Plutone. E' dunque ragionevole mantenere la definizione secondo le dimensioni, in base alla quale 2003 UB313 dovrebbe essere il tanto atteso Pianeta X? Oppure la moltitudine di corpi celesti di medio-piccole dimensioni che le tecnologie di osservazione sempre più avanzate ci permettono di scoprire a distanze sempre più elevate, ci costringe a rivedere un'altra volta la definizione di pianeta?

Tra scienza e vocabolario

Il nocciolo della questione in fin dei conti è la seguente: è possibile formulare una definizione precisa, che permetta di decidere se un corpo celeste appartiene o no alla categoria di "pianeta"? A tale riguardo circolano almeno quattro formulazioni principali che sorpassano la definizione arbitraria basata semplicemente sulle dimensioni. Vediamole.

La prima è quella cosiddetta "storica", in base alla quale Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone sono pianeti, e nient'altro lo è. Quest'approccio, pur legittimo, non ha alcun contenuto scientifico perché prescinde anche dalle dimensioni. Secondo questa definizione, 2003 UB313, sebbene più grande di Plutone, non dovrebbe essere considerato un pianeta, ma non lo dovrebbe essere nemmeno un nuovo ipotetico pianeta grande quanto Giove o Saturno.