Come si prende la vita alla “Douglas Adams”? Può un autore di fantascienza darci nuovi orizzonti di visioni della vita? Se l'autore è il sopracitato Adams questo accade eccome!
Il primo marzo 2006 alle 18.00, al piano interrato delle Messaggerie Musicali di Milano, si svolge la proiezione di un interessante documentario sulla vita e le opere del geniale autore inglese. La saletta in questione ha il curioso nome di Web Studio. Cosa c'entri col www se lo sanno solo quelli delle messaggerie.
Presenti una una ventina di persone scarse. Il documentario si chiama appunto The life, the Universe and Douglas Adams, diretto da Rick Mueller, proiettato nell'ambito della rassegna Biografilm Festival. Prima e dopo la proiezione Laura Serra, la traduttrice della celeberrima Guida Galattica per Autostoppisti, Giuseppe Lippi, curatore della rivista Urania, raccontano il “loro” Adams. Stimolati anche dalle domande del curatore della mostra Andrea Romeo e da Roberto Grassilli, autore delle strisce NetToBe. Il personaggio in questione pare prigioniero di una tipica situazione adamsiana. Infatti era stato protagonista di una precedente presentazione e, senza soluzione di continuità si ritrova nella stessa saletta, in balia di strani tizi con asciugamano al collo (vedi foto). E senza essere riuscito a prendersi magari una bella tazzà di tè!
Prima della visione quindi Laura Serra rievoca i tempi gloriosi dell'Urania di Fruttero e Lucentini, che le affidarono la traduzione della “Guida”, nei primi anni '80, con la nota tecnica di “sentirsi libera di non interpretarlo alla lettera”. L'agile conversazione di Laura poi indugia sulle analogie, già evidenziate dagli stessi F&L con l'opera di Schekley. Ma anche con i logici paradossi di Lewis Carroll, le invenzioni linguistiche di P.G. Woodhouse e l'assoluto senso del nonsenso dei Monthy Python. Nota è poi l'ispirazione che dalla triade Bach, Python's e Beatles che Adams traeva. Il tono della dissertazione si fa triste quando ricorda, con un poco di commozione, come Adams anelasse a seguire la fase produttiva del film ispirato alla sua massima opera. Si è arrivati ad ipotizzare un nesso tra la sua morte e l'enorme dispiacere nel vedere il frutto del suo lavoro snaturato. Un lavoro sempre seguito in tutte le sue incarnazioni, dalla originale trasmissione radiofonica, ai libri, alle trasposizioni dei dialoghi fino alla serie televisiva. Ed è proprio della cura con la quale l'opera di Adams è stata portata in italia che continua a parlare Giuseppe Lippi. Evidenziando come un prodotto da edicola come Urania, comunque pubblicasse con la stessa cura ed attenzione riservata alla editoria da libreria le opere degli autori selezionati. Grazie quindi a quella cura, al fatto che la prima edizione della guida abbia venduto almeno 30.000 copie e al tam tam generazionale che Lippi si dice convinto che Douglas Adams abbia un futuro più che roseo in libreria.
Grassilli definisce l'opera di Adams “seminale” per il suo lavoro e per quello di molti artisti successivi. Il relatore a questo punto si chiede perchè, nonostante i buoni risultati, nel mondo latino l'opera di Adams non abbia ottenuto gli stessi numeri del mondo anglosassone (15 milioni di copie vendute!). Laura ipotizza che sia forse per il gusto della freddura e del paradosso, unito ad un uso della parola in contraddizioni filosofiche tutto anglosassone, decisamente contrapposto alla carnalità epicurea tutta latina.
Il documentario pare confermare molte tesi. Non nascondo un pizzico di commozione nell'udire dallo stesso Adams frasi decisamente in tono con la sua opera. Un uomo dai molteplici interessi, dalla elevata vivacità intellettuale. Pur in una veste semi amatoriale, dovuta sicuramente ad un budget limitato, riesce a radunare tantissimi personaggi che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita di Adams. Alcuni di loro non nascondono la commozione nel parlare di un amico mancato troppo presto. Il film in breve riesce ad essere veramente esauriente. Gli esordi. Le esperienze come sceneggiatore di Doctor Who. La radio. Le chitarre. I videogiochi ed il computer. Fino ad arrivare all'impegno ambientalista degli ultimi anni. Chi ha letto Il salmone del dubbio e ha letto in prima persona il resoconto della sua passeggiata in Kenya con addosso un costume da rinoceronte, non può non aver riso commosso nel vederlo sullo schermo proprio con quel costume. Per non parlare della risata di gusto suscitata dal sentire dalla sua viva voce le famose tre leggi sulla tecnologia.
Il cinema chiama il cinema. Riaccese le luci in sala si torna brevemente a parlare del film tratto dalla “Guida”. I pareri sono diversi. Chi lo condanna, chi lo assolve con la condizionale. Tutti concordano col fatto che Adams avrebbe meritato di partecipare al processo produttivo proprio per l'unicità della sua opera. Alla fine quello che rimane dell'opera di Adams è sia il piacere dell'intelligenza che quello dell'ironia. E quello nessun brutto film ce lo potrà levare.
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