Harry Martinson nel 1974 è stato insignito del prestigioso Premio Nobel per la letteratura ed è l’autore del famoso poema Aniara – Odissea nello spazio, che è stato pubblicato a Stoccolma nel 1956 con un successo enorme e fu anche tradotto in molte lingue.

Anticipando molti romanzi anglosassoni nel poema si parla di enormi astronavi generazionali (“goldondi”) e Aniara è una di queste navi spaziali che parte dalla Terra, portando molti viaggiatori,  verso Marte per sfuggire ad un  mondo ormai invivibile per guerre e malattie. L’astronave è guidata da un computer (Mima) servito dall’operatore Mimaroben ma un guasto fa dirigere l’astronave verso la costellazione di Lyra con conseguenze imprevedibili.

Come si può vedere l’autore ha anticipato di decenni molti argomenti e situazioni sviluppate poi in futuro con altri romanzi e film.

Harry Martinson nato nel 1904 in Svezia ha avuto una infanzia veramente difficile (orfano di padre ed abbandonato dalla madre) ma questo non incise negativamente sul suo carattere grazie alla scuola ed al suo amore per la natura. La sua vita è stata piena di viaggi, di svariati lavori, avversione polemica contro il mondo moderno, dominato dai miti tecnologici e dissacratore dei fondamentali valori naturali.

Riportiamo alcune parti della interessante presentazione di Maria Cristina Lombardi: "Aniara, poema frammentario e al tempo stesso saldamente coeso dal tema unificante del viaggio, inteso nei suoi più vasti significati reali e metaforici, si situa su diversi piani dell’immaginario umano. E soprattutto un viaggio nella coscienza dell’umanità, attraverso uno spazio inquietante e oscuro, dove i ricordi delle passate civiltà si accendono, brillano un istante e muoiono, come meteore luminose in un universo opprimente e vuoto.

L’uscita di Aniara a Stoccolma, il 13 ottobre del 1956, segnò una svolta nel mondo letterario svedese: se ne registrarono vendite eccezionali e un numero altissimo di recensioni in Svezia nonché, fatto insolito e quanto mai significativo, all’estero. Il titolo, dal greco antico avtapòç «angoscioso, disperato», aveva per Martinson associazioni semantiche assolutamente personali che mai volle rivelare, tranne la sua ammessa predilezione per il fonema a. L’opera venne presto tradotta in diverse lingue: finlandese, danese, esperanto, spagnolo (anche se solo in parte), inglese (più volte), russo, arabo, giapponese, francese, ecc. Ne fu tratta anche un’opera lirica, musicata dallo svedese Karl-Birger Blomdahl nel 1959. Aniara procurò così al suo autore, già membro dell’Accademia di Svezia e popolare in patria, vasta notorietà e visibilità internazionale.

Aniara il nome di uno dei «goldondi», gigantesche navi spaziali costruite per trasportare gli abitanti della terra, inquinata dalle radiazioni, verso altri pianeti perché vi restino un certo periodo di tempo, così che la terra possa purificarsi e tornare ad essere abitata.

Ma qualcosa ne devia irrimediabilmente la rotta, condannando il goldonde, perdutosi, a vagare nel vuoto assoluto e i suoi ottomila passeggeri a dibattersi nell’agghiacciante terrore del nulla."

Aniara – Odissea nello spazio  di  Harry Martinson (Aniara, 1956), a cura di Maria Cristina Lombardi, Libri Scheiwiller, collana Playon 16,  pag. 173,  euro 13,00.