In questo primo episodio, Mulder e Scully si ritrovano ad investigare sulla strana morte di Donald Gelman, uno dei co-inventori di Internet. Recuperato il computer di quest’ultimo, Mulder arriva alla conclusione che Gelman ha costruito un'intelligenza

artificiale, un software senziente che adesso naviga libero su Internet, in modo da evolversi. Sulla loro strada i due investigatori incontrano anche una ragazza che intende, insieme ad un altro uomo, fondere la sua mente con l’intelligenza artificiale. Dopo varie vicissitudini, i due agenti scoprono che Gelman stava realizzando anche un programma virus, denominato “Kill Switch”, capace di distruggere l’IA. Il virus è nascosto su un computer da qualche parte - ed il solo modo per uccidere l'IA è trovare e distruggere il suo rifugio fisico.Finalmente Mulder riesce a trovare il rifugio, ma è anche minacciato da droidi a forma di granchio, inviati dalla IA per avere il programma virus. Scully riesce a salvare il compagno, consegnano alla IA il programma Kill Switch, mentre la donna che è con lei riesce nel suo obiettivo: trasferire la propria mente nell’Intelligenza Artificiale. La trama dell’episodio affonda le sue radici nelle tematiche del cyberpunk. Basta pensare a l’opera, che in qualche modo ha segnato lo spartiacque tra la fantascienza pre e post cyberpunk: Neuromante (Neuromancer, 1984) proprio di Gibson. Il protagonista è, infatti, uno dei migliori cow boy d'interfaccia, un uomo che con la mente riesce ad entrare e muoversi nell'incredibile mondo delle matrici dei computer, nel cosiddetto cyberspazio. Il suo “lavoro” consiste nel frugare le banche-dati delle ricchissime corporazioni che dominano la Terra, per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Case – questo il nome dell’eroe gibsoniano – commette però un errore fatale: tiene per sé una parte del bottino, suscitando l’ira di chi lo aveva ingaggiato. Il suo sistema nervoso viene così danneggiato in maniera apparentemente devastante e tale, comunque, da impedirgli l’ingresso nel misterioso e bellissimo mondo del cyberspace, fino a quando una nuova occasione lo rimette in gioco.Lo stile di Gibson è intenso ed estremamente visuale, e non può essere altrimenti. In poche frasi, a volte anche molto brevi, lo scrittore americano riesce a catapultare l’immaginazione del lettore nelle visioni virtuali prodotte dalla sua narrativa e dalle storie partorite dalla sua fervida fantasia. Oggi, la cronaca spicciola, spesso, ci racconta di hacker che si intrufolano negli archivi delle banche o di enti governativi, ma ipotizzare ciò nel 1984 significava davvero precorrere i tempi. L’hacker è proprio l’eroe-simbolo di questo nuovo tipo di narrativa, ma il concetto più interessante che Gibson introduce nell’Immaginario collettivo e dilata all’ennesima potenza è quello di Matrice, in altre parole lo spazio reale e virtuale - allo stesso tempo - che si crea quando si è collegati con altri computer. Gibson dischiudeva così la strada a un nutrito gruppo di scrittori, che il critico americano Gardner Dozois battezzò cyberpunk. Bruce Sterling, Rudy Rucker, Lewis Shiner, John Shirley, Pat Cardigan, Marc Laidlaw, James Patrick Kelly, Greg Bear, Paul Di Filippo e lo stesso Tom Maddox, per la verità preferivano definirsi Mirrorshades Movement, e proprio Mirrorshades,
ossia Occhiali a specchio, era il titolo dell’antologia del 1986 che in qualche modo gettava le fondamenta del movimento e di fatto ne diventava anche il manifesto. L’insieme di racconti, curati da Bruce Sterling, considerato a sua volta l’ideologo del movimento letterario, costituiscono una vera e propria enciclopedia del cyberpunk. Tutti questi autori condividono gli incubi metropolitani di un futuro non troppo lontano amalgamati con le nuove tecnologie informatiche e la cultura pop. Kill switch sembra fare il verso anche al romanzo Halo (1991) di Tom Maddox, in cui un’intelligenza artificiale, di nome Aleph, è diventato qualcosa di più di un freddo software: ha acquisito una propria coscienza. Questa evoluzione lo porta ad interrogarsi su se stesso e sul posto che occupa nell’universo. Un romanzo filosofico, ma che non tradisce le tematiche cyberpunk. Maddox, del resto, oltre ad essere uno scrittore è anche un esperto di informatica. Nato in West Virginia, il suo esordio letterario risale alla metà degli anni Ottanta, quando pubblica il racconto The Mind Like a Strange Balloon sulla rivista Omni. Professore di letteratura all’università statale della Virginia, ha tenuto per anni una rubrica sulla rivista Locus sulle nuove frontiere della comunicazione e dell’elettronica, rubrica ripresa anche dall’edizione italiana di Isaac Asimov Science Fiction Magazine della Phoenix.

Il secondo episodio, High-tech, ha un plot da thriller mozzafiato. Tre ragazzi, vestiti come soldati, sono impegnati in una battaglia con personaggi virtuali. Si tratta di uno svago, ma uno dei giocatori muore colpito, dopo aver incontrato un personaggio femminile e apparentemente virtuale di nome Maitreya.