Il congresso annuale dell’Associazione Americana per il Progresso delle Scienze (AAAS), tenutosi nei giorni scorsi a St. Louis, è stata l’occasione per l’astronoma Margaret Turnbull di esporre alla platea scientifica un suo sogno personale, che potrebbe presto trasformarsi in un progetto ambizioso. Di cosa si tratta è presto detto: “Ascoltare i segnali radio provenienti da altri sistemi solari con la speranza di individuare altre forme di vita”. Magari, civiltà extraterrestri simili a quella umana. In realtà, la strategia è la stessa già seguita dal celebre Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence, il programma che ormai da tempo indaga le emissioni radio dallo spazio profondo alla ricerca di messaggi strutturati), ma questo studio restringe di parecchio la rosa dei candidati da sorvegliare. La dottoressa Turnbull, docente del Carnegie Institute di Washington, è partita dalla premessa che sia molto difficile stabilire le caratteristiche ambientali e fisiche dei pianeti esistenti al di fuori del Sistema Solare (i cosiddetti esopianeti). L’osservazione è per ora limitata alla determinazione delle loro caratteristiche gravitazionali, dedotte dall’analisi delle anomalie provocate dalla loro presenza nel comportamento dei loro soli.
Prendendo le mosse dalla constatazione di questo limite tecnologico, Margaret Turnbull propone di concentrare l’attenzione su quelle stelle che maggiori affinità presentano con il nostro Sole. Comparandone età (stelle troppo giovani, con meno di tre miliardi di anni d'età, non avrebbero avuto abbastanza tempo per costituire sistemi planetari stabili, atti ad ospitare la vita) e caratteristiche fisiche (il Sole, per esempio, è una stella ricca di metalli), ha quindi selezionato 10 stelle da un catalogo che ne comprendeva circa 17.000. Affidandosi a un calcolo puramente statistico, se la scienza rivolgerà nei prossimi anni la sua attenzione a questi sistemi stellari, potremmo presto trovarci a fare i conti con delle incredibili sorprese. La strategia suggerita dalla scienziata americana è quella di ascoltare i segnali radio provenienti da queste stelle lontanissime: sembra plausibile, infatti, che come la civiltà umana eventuali civiltà aliene possano aver sviluppato la tecnologia elettronica necessaria per imbrigliare le onde elettromagnetiche e usarle come veicolo d’informazione, proprio come accade per i nostri sistemi di ricetrasmissione e comunicazione.
“Ci sono miliardi di stelle nel cielo” ha dichiarato l’astronoma, “ma non possiamo studiarle tutte alla ricerca di vita extraterrestre. Occorre dare la priorità a quelle più simili al sole attorno a cui viviamo. Dobbiamo concentrare la nostra attenzione sui segnali radio provenienti da questi mondi lontani”. Secondo il suo studio, la stella più simile al nostro Sole si chiama Beta CVn, è situata nella costellazione dei Cani da caccia e dista da noi ben 26 anni luce. Per quanto sia stata già esplorata da diversi team di ricerca, nessuno ha ancora rilevato i segni di un sistema planetario in orbita attorno alla stella. A seguire vengono HD 10307, affine al Sole per massa e concentrazione di ferro, e quindi HD 211 415 e 18 Scorpii. Quest’ultima, in particolare, pur essendo leggermente più giovane e più calda, mostra molti tratti comune con il Sole, a punto da sembrare quasi una sua gemella. E poi ci sono 51 Pegasi, una stella situata a 42 anni luce dalla Terra, e Alpha Centauri B, la più vicina a noi, distante solo 4,5 anni luce. 51 Pegasi ricopre già un ruolo importante nella storia dell'astronomia, essendo stato il primo sistema planetario scoperto al di fuori del Sistema Solare: era il 1995 quando un team di astronomi svizzeri comunicò la scoperta di un gigante gassoso in orbita attorno a questa stella. Dopo la conferma di uno studio americano, ebbe quindi inizio la caccia agli esopianeti, che avrebbe portato nel giro di pochi anni a individuare un intero sistema planetario intorno a questa stella, e poi qualche centinaio di altri pianeti esterni al Sistema Solare. La Turnbull confida che il sistema di 51 Pegasi possa serbarci ancora molte sorprese... Tra le altre candidate, spiccano per vicinanza alla Terra Epsilon Indi (11,8 anni luce), Epsilon Eridani (10,5 anni luce, appena più piccola e più fredda del Sole) e Omicron-2 Eridani (una stella giallo-arancione a 16 anni luce da noi). Per finire, una stella che Dan Simmons ha imposto all'attenzione degli appassionati di fantascienza con il suo ciclo di Hyperion, ovvero Tau Ceti: una stella situata a 11,8 anni luce da noi nella costellazione della Balena, povera di metalli ma per il resto quasi identica al nostro Sole.
Attualmente non sono ancora disponibili strumenti così potenti da vedere pianeti di dimensioni terrestri esterni al Sistema Solare, ma secondo Margaret Turnbull questa lista di dieci sistemi solari potrebbe servire a dosare meglio gli sforzi coinvolti nella ricerca, in particolare i due pi+ importanti programmi scientifici rivolta alla ricerca di altre forme di vita: oltre al Seti, anche il TPF (Terrestrial Placet Finder). La ricerca di segnali radiostrutturati potrà avvalersi di un nuovo allineamento di radiotelescopi (diversi dispositivi per implementare le funzionalità e le prestazioni di un'unica mega-antenna) in corso di realizzazione: l'Allen Telescope Array. 42 dei 350 radiotelescopi previsti dovrebbero essere attivi a partire da quest'anno. Capteranno per primi la voce degli extraterrestri?
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