Il Commonwealth dei pianeti è in crisi ed il capitano Dylan Hunt (Kevin Sorbo) dell’astronave Andromeda Ascendant, vittima di una trappola, finisce con la propria nave sull’orlo di un buco nero, sospeso in quella demarcazione intangibile definita come l’Orizzonte degli Eventi dove rimane in uno stato di sospensione temporale per oltre 300 anni. Ne esce grazie all’intervento della nave Eureka Maru e scopre che durante il suo periodo di non-tempo il suo amato Commonwealth siderale si è frantumato e tra i pianeti regna il caos. Ma il capitano Hunt non si lascia certo scoraggiare e decide di imbarcarsi in una missione improba: cercare di rimettere in piedi il vecchio ordine. La nave ce l’ha ed è una nave affidabile, sebbene abbia una forma che sembra un ferro da stiro rielaborato da qualche ingegnere spaziale a corto d’ispirazione per il design. Il veicolo è fornito anche di un avatar bipede dalle sembianze di graziosa morettina, Andromeda appunto (Lexa Doig). Bisognoso di equipaggio Hunt riesce a convincere quello della nave che lo ha soccorso, un gruppetto a dire il vero piuttosto eterogeneo: c’è il grande e grosso mercenario Tyr Anasazi (Keith Hamilton Cobb), tanti muscoli e poco cervello compensato da una sovrabbondanza di capelli in stile rasta. C’è la bionda capitana gambalunga Beka Valentine (Lisa Ryder), incrocio assai improbabile tra una velina ed una guerriera aspirante Ripley. C’è Harper (Gordon Michael Voolvett), il cinico e logorroico ingegnere addetto alla manutenzione. C’è Rev Bem (Brent Stait), monaco dal volto quasi pipistrellesco appartenente ad una razza carnivora ben poco benvoluta in quella regione di spazio. Infine c’è Trance Gemini (Laura Bertram), ufficiale medico scientifico fornita di coda e dall’aria da collegiale sbarazzina (!). Nel corso della serie (5 stagioni, realizzate tra il 2000 e il 2005, per un totale di 110 episodi) vivranno insieme tante avventure...
Nata dalla mente di Gene Roddenberry (il creatore di Star Trek) Andromeda ha raggiunto i teleschermi circa tre decadi dopo essere stata concepita e quasi dieci anni dopo la scomparsa del creatore. Roddenberry stesso, dopo la fine di Star Trek nel 1969, l’aveva pensata come una nuova saga di esplorazione spaziale alla ricerca di nuovi pianeti. Nel 1973 ne era stato realizzato un film pilota intitolato Genesis II (2133 L’anno dell’olocausto nucleare) nel quale il ruolo di Dylan Hunt era ricoperto da Alex Cord. Fu trasmesso ma non germinò mai in una serie vera e propria. Roddenberry pero’ non si arrese e nel 1974 riuscì a produrre una seconda versione del concept, intitolata stavolta Planet Earth (Pianeta Terra) che ancora una volta non costituì l’inizio di una serie. Un’ultima versione si provò a farla nel 1975, intitolata Strange New Worlds, nella quale Roddenberry non fu coinvolto in prima persona. Entrambe queste due ultime versioni avevano per protagonista l’attore John Saxon (Nightmare). Roddenberry è mancato nel 1991 e da allora il destino di questa sua idea per una serie TV è passato nelle mani della moglie Majel Barret, accreditata in Andromeda come produttore esecutivo. Il compito di riprendere e riadattare il concetto originale e di svilupparlo è stato affidato a Robert Hewitt Wolfe, già coinvolto in prima linea in quella che è la più innovativa e matura serie Trek, Deep Space Nine. Peccato che in questo caso il risultato sia alquanto distante. Andromeda infatti ha uno impianto dalle grandi potenzialità ma che annaspa in un acquitrino di storie assai poco originali.
Dal canto suo il front man Kevin Sorbo, già Hercules, ci mette un po’ di presenza scenica ma a causa delle sceneggiature il suo capitano Hunt patroneggia un po’ troppo e il suo progetto di ricreare il Commonwealth dei pianeti finisce spesso per diventare semplicemente irritante. Il resto dei personaggi fissi ottiene risultati misti. Tra i meno riusciti Beka, versione assai poco credibile di leading woman che riesce a mettere in riga il suo equipaggio composto in gran parte da maschi. Se i rimandi sono alla Ripley di Alien non giova certo che Lisa Ryder sia attrice dalle capacità ben lontane da quelle di Sigourney Weaver. Altro personaggio che non va oltre la macchietta è Tyr, irruente macho di bordo guidato più dal testosterone che non dal ragionamento su quello che sta facendo, o dicendo. Le cose migliorano con Harper, il tecnico della nave, logorroico ma tutto sommato simpatico, merito da attribuirsi all’attore che lo interpreta, Gordon Michael Voolvett. È un peccato che i due personaggi più interessanti e ben scritti, Trance Gemini e Rev Bem, siano entrambi minati alla base da un look francamente ridicolo: lei sembra una liceale di ritorno da una festa di carnevale e lui è insaccato in ben poco credibile costumone peloso che lo fa sembrare un Bigfoot con la faccia rovinata da un incendio. I due attori che li interpretano, Bertram e Stait, sono bravi, certamente i migliori del mazzo. Nel corso del tempo il look di Trance è stato modificato e almeno parzialmente migliorato mentre Rev è uscito dal gruppo perché il pesante make up creava problemi sempre più seri alla pelle dell’attore. Anche Hewitt Wolfe alla fine del secondo anno ha abbandonato la serie, piuttosto scontento della direzione (Disimpegno! disimpegno!) verso la quale i produttori la stavano spingendo.
Per quanto riguarda l’aspetto narrativo le trame sono spesso rimasticamenti di vecchie storie e se è vero che in fondo tutto è già stato fatto è altrettanto vero che l’approccio e il modo di raccontare quelle stesse storie conta, anzi diventa ciò che fa la differenza. O si cerca di essere innovativi ed originali, oppure se si vuole andare "sul sicuro" riciclando plot collaudati allora bisogna puntare tutto sulla qualità dei dialoghi, e qui non siamo esattamente di fronte a capolavori di scrittura, tutt’altro. Possono anche andare benissimo il disimpegno e l’intrattenimento senza pretese, ma se questa è l’ottica e il metro di giudizio allora molto meglio guardarsi Stargate SG-1, che non scende mai al livello di palese stupidità alla quale arriva Andromeda. Quello che salva la serie dal disastro assoluto è il ritmo degli episodi, funzionale alla loro leggerezza (ma si potrebbe anche dire inconsistenza), regie solitamente professionali ed effetti speciali di buon livello. In definitiva arriva alla sufficienza ma certo non si candida a diventare un classico, rivolgendosi ad un pubblico di poche pretese a cui far passare un po’ di tempo con episodi scorrevoli, colorati, banali, con dialoghi infarciti di battutine assai poco memorabili, il tutto compensato da una buona dose di azione. Alla fin fine si può dire che le avventure della Andromeda Ascendant si lasciano anche vedere, ma raramente ricordare.
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