aneddoti di

Vittorio Curtoni

Memories of green Cinquanta, ma non li dimostra


Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

E' un piacere e un onore celebrare, spero in colossale compagnia, il cinquantesimo numero di Delos. Ed è anche un'emozione, indubbiamente: di vere riviste di sf arrivate al cinquantesimo numero non ne esistono. Futuro chiuse dopo otto numeri, Gamma dopo ventisette, Fantascienza Ciscato dopo soli tre; Aliens ha vissuto per nove fascicoli, e la tanto da me amata Robot ha subito un infarto fatale al quarantesimo numero. Anche aggiungendo i nove Robot Speciale, a cinquanta non si arriva. L'unica eccezione potrebbe essere Oltre il Cielo, che però era un ibrido, più "missili & razzi" che fantascienza, e ciò sia detto senza volerne assolutamente sminuire il valore: è solo la constatazione di un dato di fatto. Di tante altre cose uscite in Italia dal 1952 a oggi si può dire quel che si vuole, ma non che siano o siano state realmente riviste, al di là del fatto che siano o fossero vendute in edicola. Anche l'unica superstite della protostoria della sf in Italia, Urania, è oggi in effetti una collana di paperback con una benemerita appendice di rubriche che però non basta a qualificarla come rivista; e riviste non sono state nemmeno Galassia, o Cosmo Ponzoni, o Futuria, o tutto quel che si potrebbe citare. Insomma, diciamolo chiaro: Delos ha stablito un record, e per quel che ne so non ha la minima intenzione di fermarsi qui. Urrà!

Certo, è una rivista leggermente strana. Vive nell'eterea dimensione dell'elettronica, del Web, non esiste nella consueta forma cartacea (anche se immagino che ci sarà qualche pazzo che si stampa regolarmente tutti i numeri, e magari ogni tanto li fa rilegare, ma io personalmente non ci ho mai provato); non potete trovarla in edicola, e per leggerla dovete avere accesso a Internet; non costa una lira, al di là del guiderdone da versare alla Telecom per il tempo di telefonia necessario per scaricare un numero, pochissima cosa comunque rispetto a un prezzo di copertina. E' allestita mese per mese da un branco di aficionados, volontari dediti per passione alla causa della fantascienza, nessuno dei quali percepisce il benché minimo compenso; però guardate com'è cresciuta negli anni, quale cast fisso può sfoggiare oggi, oltre ai cani sciolti che mordono e fuggono di numero in numero... C'è poco da scherzare: è una cosa seria, serissima.

In privato, l'ho detto tante volte a Silvio Sosio, uno dei prodi promotori di questa grande cosa (con Luigi Pachì, Franco Forte e Franco Clun, e spero di non avere dimenticato qualcuno), e oggi lo voglio ribadire in pubblico: Delos è, senza il minimo dubbio, l'erede ideale di Robot, che, se mi permettete, è stata l'espressione massima del concetto di rivista di fantascienza. Al di là delle somiglianze epidermiche, che hanno il loro peso (la commistione tra narrativa e saggistica, l'importanza data all'apparato iconografico, l'attenzione all'attualità), l'elemento che più accomuna queste due riviste è la loro capacità di diventare un fulcro, un centro d'attrazione per chi in Italia si occupa/si interessa di fantascienza ai più svariati livelli. Insomma, quando facevo Robot vedevo, di mese in mese, crescere la quantità di materiale interessante che arrivava in redazione; di giorno in giorno si presentava gente nuova con idee stimolanti, e le proposte si traducevano concretamente in articoli, rubriche, racconti; Robot era una specie di calamita, nella stessa identica maniera in cui lo è oggi Delos. Questo significa essere vivi, importanti. E io sono fiero di fare parte dell'equipaggio.

Cosa manca a Delos per potersi equiparare al mille per mille ai suoi predecessori cartacei? Mancano giusto i soldi, i vili sghei che permetterebbero di acquistare i diritti di racconti e articoli vergati in altre lingue da nomi più o meno illustri, e di pagare i traduttori per la versione in italiano. Tutto qui, a mio giudizio. Né più, né meno. In compenso, Delos non soffre degli insopprimibili problemi che affliggono l'editoria da edicola o da libreria: se ne infischia della distribuzione; può permettersi il lusso di lasciare a disposizione del nuovo lettore TUTTI gli arretrati, sicché nessuno dovrà mai affannarsi tra le bancarelle o sborsare cifre catastrofiche per il numero mancante; grazie a Internet, può usufruire di una comunicazione istantanea tra i collaboratori, e credetemi, chiunque abbia lavorato in una redazione fisica, non virtuale, sa cosa significhi dovere rincorrere tizio e caio che sono in ritardo con la consegna del pezzo; non essendo un'iniziativa a fini di lucro, può ospitare contributi eccentrici ma magari interessantissimi sui quali un editore commerciale potrebbe avere parecchio da ridire. In parole povere, gode di una libertà d'azione che una rivista da edicola può, almeno per certi versi, soltanto sognare. E l'onnipresenza, la globalità di Internet le consentono un raggio d'azione che in passato era semplicemente impensabile.

Okay, non voglio arrivare agli estremi del panegirico fraudolento. Anche se forse li ho già superati. Così, come tante altre volte, salterà fuori qualche bello spirito a farmi notare quanto io sia fazioso. E sì che sono fazioso. Lo sono col cuore, con le budella, e col cervello: è di questo che si nutre un amore. Ma è ovvio, è lampante, è sottinteso che mi piacerebbe infinitamente potere comperare ogni mese in edicola la mia brava rivista di fantascienza.

Mica lo voglio negare. E' altrettanto ovvio che non posso farlo, perché nulla del genere esiste in Italia. Gli anni Ottanta hanno cominciato ad abbattere il poco che restava, e i Novanta hanno completato l'opera. Siamo alla terra bruciata. Sicché, se mi permettete, quando vengo informato dell'uscita del nuovo numero di Delos, io godo, e corro subito a compulsare il sommario, e leggo le cose che mi attizzano. E non devo nemmeno scendere i novantadue (mi pare) scalini che dal mio quarto piano portano a pianterreno: i fantastici vantaggi della telematica!

Rispetto alla quale, lo devo ammettere, io sono una specie di pentito. Diversi anni fa, otto o nove, dopo avere ricevuto in regalo un modem che sino a quel momento avevo rifiutato con tutte le mie forze, sono entrato in contatto col mondo delle BBS, e ho avuto il primo shock, anche se le comunicazioni interpersonali per il tramite delle BBS lasciavano molto a desiderare. Di certo non ero convinto di quei timidi tentativi di riviste telematiche, limitate per forza di cosa all'Italia e, a mio giudizio, del tutto inani: la carta, la carta! Mancava la carta! Non riuscivo a prescindere da questo parametro. Che volete, c'era tutta una vita professionale alle spalle.

Poi, qualche anno più tardi, sono entrato in Internet. E Silvio e Luigi hanno cominciato a parlarmi di Delos. Mi hanno portato i primi numeri su dischetto della rivista. Li ho guardati, ho commentato "Ba bi bo dum." Non ci credevo. Poi ho cominciato a usare Internet, e la posta elettronica, sul serio. E ho visto crescere Delos di numero in numero. E ho intuito, il mio cervello ha intuito l'effettiva prospettiva di espansione delle frontiere dell'ignoto, se mi è permesso autocitarmi. E dopo un po' ero pronto a cascare come la classica pera matura. E il Silvio mi ha chiesto: "Senti, ma per caso non ti andrebbe di fare una rubrichina coi tuoi ricordi di fantascientista?"

Ed eccoci qui! Dai cinquanta in giù, si va solo in discesa...



Foto di Elena Pittofrati. I diritti su testi e immagini sono riservati. E' vietata la riproduzione senza l'autorizzazione degli autori.