Geum-ja (Lee Young-ae), è una bellissima ragazza che attira gli sguardi di tutti gli uomini che la circondano, diventa all’improvviso famosa per aver rapito e ucciso un bambino di cinque anni. Il suo arresto crea scalpore e il caso diventa una sorta di ossessione per i media.

Dopo tredici anni di galera, durante i quali Geum-ja è una prigioniera modello e una grande lavoratrice (tanto da ottenere il soprannome di “ Geum-ja la dolce”), la ragazza viene liberata.

“Geum-ja la dolce”, ad ogni modo, non è rimasta inattiva nei suoi anni di prigionia. Per tredici anni ha tramato vendetta contro il suo insegnante, Mr. Baek (Choi Min-sik), il principale responsabile del suo arresto. La sua dolcezza tra “le sbarre” le ha procurato molti amici e alleati, e quando Geum-ja esce di prigione, è pronta a mettere in azione il piano concepito con tanta meticolosità. Cosa è accaduto tra Geum-ja ed il suo insegnante tredici anni prima? Perché vuole vendicarsi? E come andrà a finire la sua sete di vendetta?

Questa la trama di Sympathy for Lady Vengeance, terzo ed ultimo capitolo della cosiddetta 'Trilogia della vendetta' del regista coreano Park Chan Wook che esce in Italia a pochi mesi dalla pubblicazione in Dvd di Old Boy.

Visivamente emozionante e stilisticamente strepitoso, questo film è, però, inferiore al suo immediato predecessore. Da un lato, perché troppo lungo, dall'altro perché fallisce - in qualche maniera - nel costruire con lo stesso senso di equilibrio l'impasto tra violenza forsennata e black humour.

Più semplicemente, però, il vero problema è che Sympathy for Lady Vengeance sembrerebbe non essere all'altezza del suo predecessore, dando l'impressione che le idee interessanti e innovative del film presentato a Cannes, siano state in qualche maniera trasformate in dei cliches tanto interessanti quanto mancanti di vera sostanza.

Divertente e ironico, il film di Park Chan Wook affronta un altro tabù: quello della violenza sui bambini. Per quanto Sympathy for Lady Vengeance  non accenni che modestamente alla pedofilia, pone un interrogativo serio su chi sono gli educatori. Un po' come nel mitico finale di M, il mostro di Dusseldorf, l'idea che sia necessario 'vigilare sui nostri figli' riappare in maniera prepotente in questa pellicola dura e intensa, visivamente straordinaria, ma con contenuti sinceramente inferiori al precedente.

Sebbene come Old Boy, anche Sympathy for Lady Vengeance sia una tragedia greca rivisitata in una chiave glamour e postmoderna, questo film soffre di una serie di inutili reiterazioni fino ad arrivare ad un finale violentemente didascalico e orrorifico.

Senza dubbio un buon film che, però, ha la sventura di arrivare a breve tempo da un grande capolavoro e di non essere all'altezza non sotto il profilo visivo, bensì narrativo con una storia che se non sa proprio di deja vu, lascia sospettare che si tratti - in qualche maniera - di una clonazione di qualcosa di già sperimentato con risultati sensibilmente superiori e più coinvolgenti sotto il profilo umano e - addirittura - filosofico.

Resta, però, che anche la crudezza del coinvolgimento di alcuni bambini nel film (violenza psicologica...) diventi un ostacolo per il pieno abbandono alla narrazione...