Il calciatore sembrò consultarsi brevemente col fisioterapista. Quest'ultimo annuì con aria comprensiva. Del Piero fece cenno ai procuratori. Lentamente, con la massima attenzione, le bende che avvolgevano il piede destro dell'atleta vennero sciolte. Quando l'ultima garza cadde, il fronte dei giornalisti ammutolì all'unisono. Qualcuno gridò. L'inviata di "Donna Moderna" svenne.
Nel silenzio generale, una sola voce echeggiò per tutta la sala. Veniva da Del Piero, ma non dalla sua bocca, bensì dalla pianta del piede nudo rivolto ai giornalisti.
- Qualcuno ha una Marlboro? - disse.
E fu il fuggi-fuggi generale.
5 - Il principe e il povero
- Non avete una buona cera, magister. - osservò Farmimal. - Non l'avreste neanche voi, padre, se aveste dovuto combattere il demonio tutta la notte. - replicò torvo Eymerich. - Che volete dire? - chiese l'altro, allarmato.
- Lasciate perdere. - tagliò corto l'inquisitore - Siete pronto a obbedire ai miei ordini?
Padre Farmimal annuì vigorosamente. Erano seduti al tavolo della locanda per una frugale colazione. O, almeno, Eymerich era seduto. Farmimal era in ginocchio, con la tonaca sollevata sulle cosce e le rotule poggiate su uno strato uniforme di ceci secchi. Ogni movimento strappava all'anziano frate un gemito di sofferenza mista a piacere.
- Dite pure, magister. - disse docilmente - Cosa volete che faccia?
- Anzitutto mantenete le distanze. Non vedete che siete a metà della pertica?
- Perdonatemi, magister. - sobbalzò Farmimal, arrossendo.
- Lasciate perdere.
- Nient'affatto! - ribattè Farmimal, reprimendo piccoli brividi di goduria - Ho sbagliato, magister, e devo assolutamente essere punito. E la punizione dev'essere adeguata...
- Zitto e spostatevi! - gli intim˜ Eymerich. Il frate ubbidì portandosi, balzellando ginocchioni, ai due metri regolamentari.
Eymerich lo squadrò gelidamente. - Ora ascoltatemi. Dobbiamo recarci a colloquio con il signore di MontPopon.
- Il principe? - balbettò l'altro - E perché? Credevo dovessimo impiantare il tribunale.
Eymerich, che disprezzava la debolezza di mente ancor più di quella fisica, storse la bocca. Ma si ingiunse di pazientare.
- Vedete, padre Farmimal, il nostro pontefice Clemente ci ha inviati qui per qualcosa di più delicato che un processo a una setta eretica. - Eymerich congiunse le dita - Il casato dei De Curtis, che governa MontPopon dalla morte del balivo di Biscardonnes, riveste una posizione altamente strategica per gli interessi di Avignone, specie ora che la Guerra dei Cento Anni è ai tempi supplementari... L'attuale principe è il cugino del cognato della zia morganatica del nipote di terzo letto della baronessa di Rocher, che come sapete ha un'influenza non disprezzabile sul casato dei Plantageneti. Dopo la nefasta firma del trattato di Montchretien, Edoardo III dispone ormai solo dell'alleanza del ducaconte Barembani, di un accordo segreto con il casato dei Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, e della neutrale benevolenza di Clemente, che però al contempo vede di buon occhio una successione trasversale di stampo matrilineare-epistemiologica al ducato di Borgogna. Quindi, se noi accusiamo il principe De Curtis, muoveremo la baronessa in suo soccorso, faremo sospettare a Edoardo III che lei lo tradisca, costringeremo il Delfino a ritrattare la fiducia verso il ducaconte, e con il barone Mazzanti andremo a dama. Capite ora?
- Mi viene da vomitare. - confessò Farmimal.
- Molto bene. - approvò Eymerich - In piedi, dunque! Andiamo a presentarci al principe!
Il consueto traffico di claudicanti affollava le viuzze della cittadina. Eymerich, che odiava la calca e che se solo fosse andato al lido INPS di Ostia a Ferragosto avrebbe abbandonato i roghi per darsi alle armi termonucleari, aspettò che nel viavai si aprisse un varco sufficiente per lui e il suo compagno.
- Avete notato, magister, come gli abitanti di questo villaggio camminino stentatamente? - osservò Farmimal.
- Exurge Domine et iudica causam tuam. - replicò Eymerich.
- Molti hanno i piedi avvolti in bende. - mormorò ancora Farmimal - Alcuni avanzano addirittura con le stampelle...
- Cuncta stricte discussurus. - fece Eymerich.
- Si lamentano in maniera davvero straziante... - aggiunse l'altro.
- Solvet saeclum in favilla. - ribatté l'inquisitore.
- E sembra che tutti invochino l'aiuto di un certo Zantys. - proseguì Farmimal - Due paesani ne stavano parlando, quando sono arrivato... Sembra che sia un grande sapiente, un filosofo guaritore. La gente di qui lo ammira incondizionatamente...
- Come al solito non avete capito nulla, padre. - tagliò corto Eymerich, sprezzante. - Tacete, ora. Quello è il palazzo del principe.
Il portone era presidiato da una guardia anziana con espressione non troppo sveglia, che portava un'alabarda arrugginita sotto il braccio.
- Chi siete? - cantilenò meccanicamente, senza alzare gli occhi sui due frati.
- Membri della Sacra Inquisizione. - disse altero Eymerich.
- Dove andate?
- Dobbiamo parlare urgentemente con il principe.
- Cosa portate?
- L'ira del Signore nelle nostre mani. - sibilò l'inquisitore, spazientito.
- Due fiorini.
- Cosa!?
- Sono due fiorini. - ripeté la guardia. Allungò una mano con il palmo aperto verso l'altro e tacque, come se avesse esaurito il suo repertorio.
Eymerich perse decisamente la pazienza. - Ascoltami bene, vecchio idiota. - ringhiò - Se non ci annunci immediatamente al tuo padrone, sarai accusato di aver ostacolato un inquisitore nell'esercizio delle sue funzioni. Ciò equivale a sacrilegio ed eresia. Sarai scomunicato, imprigionato e condannato. La tua carne brucerà finché non sarà carbone, le tue urla risuoneranno finché la tua lingua essiccata non ti cadrà dalla bocca.
- Me' cojoni... - commentò placidamente il guardiano, non accennando nemmeno a cedere il passo.
Eymerich strinse i denti, furioso. - Tu non ti rendi neppure conto del potere che stai sfidando, vecchio stupido. Il mio nome è rispettato e temuto in ogni regno cristiano. Io ho sconfitto i catari, ho bruciato i naasseni, ho annientato gli albigesi, ho massacrato i carpocraziani, ho disperso i perati, ho sgominato gli ofiti, ho squarciato le carni dei barbelognostici, ho spezzato le ossa dei pagani...
- Tutto qui? - chiese il guardiano, controllandosi distrattamente le unghie.
L'inquisitore abbassò la voce. - E va bene, l'hai voluto... - il suo tono si ridusse a un sussurro - Io ho resuscitato la fantascienza in Italia!
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