Il rumore di zoccoli lo informò che i restanti membri del gruppo li avevano raggiunti. Eymerich passò criticamente in rassegna la propria scorta. Avanti a tutti era mastro Lindt, il boia. Era un uomo completamente calvo, con un cerchio d'argento all'orecchio sinistro e braccia delle dimensioni di tronchi d'albero. Il suo cavallo era bardato con due voluminose ceste di vimini da cui faceva capolino una collezione di ferri di inequivocabile utilizzo. Alla sua destra e alla sua sinistra cavalcavano i suoi aiutanti, due nerboruti giovanotti che erano stati presentati a Eymerich come Bibì e Bibò. Indossavano entrambi due tuniche aderenti che mettevano bene in mostra i pettorali. Sulla schiena del primo era ricamata la scritta "Mastro Lindt Gymnasium, Aerobicas et Shiatsus". Il secondo sfoggiava invece un "No pain no gain" che Eymerich ipotizzava espressione di qualche antico dialetto occitanico.
Un po' discosto, un'espressione impenetrabile sul viso rubizzo, veniva il signor De Cocacol, notaio del tribunale di Biscardonnes, detto "del lunedì" perché si riuniva per celebrare processi ecclesiastici, appunto, il primo giorno della settimana.
Fu quest'ultimo ad afferrare per primo la situazione. - Vuole proseguire da solo, padre Nicolas?
Eymerich annuì gravemente. - Mi raggiungerete al castello di MontPopon quando potrete. Nel frattempo, senza rivelarmi ai castellani, comincerò a raccogliere indizi su questa nuova cospirazione eretica.
- Perdonatemi, padre... - azzardò Cocacol - Non vi consiglio di addentrarvi da solo per questi sentieri.
Eymerich si erse con fierezza sulla sella. La sua voce suonò carica di enfasi. - Pensate forse che io abbia da temere i malefizi, le stregonerie e gli strali satanici degli eretici? Il Maligno può avere ancora qualche potere, è vero, ma la forza di Santa Madre Chiesa, che io rappresento, mi rende sicuro. E se Madre Chiesa, come talvolta occorre, deve snudare la spada e affondarla nel cuore dei nemici di Cristo, ebbene, io non ho remore a impugnare tale spada anche da solo.
- No, magister. - scosse la testa Cocacol, imbarazzato - Non mi riferivo ai pericoli. Piuttosto... Ricordate Clareville?
- Clareville? - ripeté Eymerich, dubbioso.
- L'ultima volta che vi siete lanciato a cavallo in una regione che non conoscevate, diretto a Fresconnes... Avete imboccato il bivio sbagliato e non ritrovavate la strada. Vi siete infuriato con i contadini che insistevano di trovarsi a Clareville, mentre voi pensavate fosse Fresconnes... e avete fatto bruciare l'intero paese.
L'inquisitore strinse gli occhi, gelido. - Voi dimenticate le prerogative di un inquisitore generale, signor notaio. Secondo la bolla papale num. 362 del 10/2, l'inquisitore è sempre sulla retta via. Solo il Papa può dirgli che ha sbagliato strada. - Eymerich scandì le sillabe con alterigia - Ma, finora, nessun Papa lo ha mai fatto...
- Sì, ma i contadini di Clareville?
- Di certo la loro debole mente era confusa da false dottrine eretiche e dall'influsso del maligno. - tagliò corto Eymerich - Nulla che un bel rogo non potesse sanare... Ma ora basta chiacchiere. Vi aspetto a MontPopon.
Detto questo, l'inquisitore avvolse il mantello intorno al corpo spigoloso, spronò la giumenta e scomparve lungo il sentiero. Cocacol rivolse uno sguardo complice a Mastro Lindt, sollevò l'indice e lo picchiettò contro la tempia. Poi, vedendo che padre Farmimal lo spiava, sorrise imbarazzato e si segnò, scrollando le spalle.
L'inverno del 1359 si preannunciava molto freddo.
2 - Salve Reggina
Carmelino detto 'u fetusu afferrò con un sogghigno il rotolo di banconote e cominciò voluttuosamente a contare la sua vincita. La radiolina Casio posata sul tavolino a tre gambe gracchiava i risultati delle partite dagli altri campi, ma nessuno degli uomini presenti nella stanza sembrava badarvi. Il bookmaker del totonero guardò con contrarietà il misero gruzzolo rimasto in cassa. Scoccò un'occhiata astiosa a Carmelino. - Chi cazzo sei, tu? - ringhiò.
L'altro sembrò sorpreso. - Uno scommettitore. - replicò con serenità.
- Lascia stare le stronzate. - ribatté il compare del bookmaker, un gorilla in completo a righe e occhiali neri. - Credi che non parliamo coi fratelli del totonero? Nelle ultime tre giornate hai fottuto all'organizzazione quasi cinquanta milioni.
- Sono fortunato. - sorrise Carmelino, strizzando gli occhi chiari.
- Fortunato un cazzo! - esplose il bookmaker - Tu imbrocchi dei risultati assurdi. Punti su squadrette rimaneggiate, su formazioni di serie B, su partite senza speranza... E vinci! Guarda oggi! Una neopromossa, sei a zero all'Inter! - l'uomo si torse le mani - Chi hai dietro? La Mafia? Gli albanesi? La CIA? Maurizio Mosca?
Senza smettere di sorridere, Carmelino fece scomparire il rotolo di banconote nella tasca interna della giacca e aprì la porta della stanza.
- Vi andrà meglio la prossima volta. - concluse, chiudendo l'uscio alle proprie spalle prima che il bookmaker e il gorilla potessero ripensarci.
Una volta al sicuro, Carmelino respirò a fondo, soddisfatto di sé: il suo viaggio nella cittadina calabrese era stato proficuo...
Si guardò intorno. Dagli spalti dello stadio, ancora tutt'altro che deserto, si godeva della vista della striscia turchese dello Stretto, della Sicilia oltre il braccio di mare, e del triangolo imbiancato dell'Etna contro il fondale vaporoso delle nubi. I tifosi locali, in delirio, intonavano all'ombra di un'immensa bandiera amaranto uno sgrammaticato ma tonante "Salve Reggina" in onore della propria squadra, intenta a percorrere un ultimo giro di campo.
La formazione degli sconfitti, al contrario, era quasi completamente rientrata negli spogliatoi. I giocatori in casacca neroazzurra avevano il viso scuro, e camminavano in modo singolare, denotando una condizione che solo Carmelino poteva capire, e che lo faceva sorridere. Ronaldo, il penultimo della fila, zoppicava vistosamente. Vieri, che chiudeva la formazione, saltellava su un piede solo.
Carmelinò sogghignò. Avrebbe dato metà della propria vincita per vedere la loro espressione quando si fossero tolte le scarpette.
3 - MontPopon
La meridiana Rolex della torre segnava le compieta e venti quando Eymerich varcò le mura di MontPopon. L'inquisitore indossava un cappello che gli celava la tonsura, e il mantello in cui era strettamente avvolto nascondeva la sua tonaca da domenicano. Aveva deciso di mantenere l'anonimato, per il momento.
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