- D'accordo. - fece Milton - Aggancio quel tipo laggiù. Si avvicinò a un pellegrino isolato compiendo movimenti lenti e intensi come quelli di un giaguaro che punti la preda... E sbatté violentemente la fronte contro un cartello stradale. Cadde di schiena e giacque sull'asfalto, rimbambito dal colpo.

- Che è successo?

Milton si mise faticosamente a sedere. - Non so. Forse un fenomeno di inversione temporale. O una marea antientropica. O l'influsso dei campi tra i portali...

- Rincoglionimento precoce. - sintetizzò Siri - Lascia stare, faccio io.

Fece cenno a un giovane magro e dinoccolato con un paio di occhiali a fondo di bottiglia e una chitarra legata approssimativamente alla schiena. - Ehi! Vieni ad aiutarmi?

Il ragazzo corse a darle una mano. Insieme sollevarono Milton in piedi. I due agenti fissarono il giovane: aveva il viso devastato da un terrificante sfogo di acne giovanile, un sorriso ebete, labbra leporine e ciuffi di capelli ispidi ai lati della testa.

- Come ti chiami? - chiese Siri.

- Pierferdinando. - cantilenò il giovane.

- Perché sei qui?

- Be', è una storia lunga. - balbettò il giovane.

- Raccontala. - ribatterono i due, all'unisono.

- Va bene, pur se un po' mi vergogno.

Il racconto del ciellino

Quando aveva sedici anni, Pierferdinando era alla ricerca del Senso della Vita. Profonde domande risuonavano notte e giorno nella sua giovane mente. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Perché i miei amici trombano tutti come ricci e invece a me non la dà mai nessuna? Il risveglio fisico che accompagna la pubertà lo scuoteva nel profondo, soprattutto perché le frasi più gentili che normalmente le ragazze gli rivolgevano erano del tipo: "Ma lo sai che senza la catena e la tavoletta quasi non ti avevo riconosciuto?". Passarono gli anni. Una notte, mentre era solo nel suo letto di dolore, una visione venne a lui nel sogno. Era una figura vestita di bianco, con in testa un cappellino rotondo ugualmente bianco, che avanzava nella nebbia brandendo un bastone. E, all'improvviso, il bastone si mutava in una grandissima spada di fuoco.

"Vieni a me, Pierferdy, vieni a me" diceva la figura.

"Posso portare la chitarra?" chiedeva d'impulso il giovane.

"Certamente" rispondeva l'essere in bianco "Con essa canterai le mie lodi".

Al risveglio Pierferdinando era corso a iscriversi a Comunione e Liberazione. Da allora era vissuto in attesa del Giubileo e delle Giornate Mondiali della Gioventù Cattolica. Nel frattempo si era allenato al sublime compito cui la figura in bianco lo aveva chiamato.

- Volete sentire? - chiese ai due agenti.

- Siamo qui per questo. - annuì Siri, che registrava tutto per il rapporto di missione.

Il giovane imbracciò la chitarra e cominciò a strimpellare.

- Il signore punisce/ i nostri peccati/ bastona con la verga/ la nostra cupidigia/ grazie Signore/ bastonaci Signoreeh/ grazie Signoreeeeehhhhhh!!!

Milton sentì che i suoi organi vitali stavano per esplodere, e che in pochi secondi la sua cassa toracica avrebbe fluttuato all'interno del proprio sistema solare di sangue e brandelli di carne.

- Voglio essere casto e puro/ come un semplice canguroooohhh!!!

Basta così: ho scritto pagine atroci di orrore puro, ma questo è troppo anche per me. Diciamo che Milton svenne. Nel suo delirio sognò di essere stato squartato e fissato a una lastra d'acciaio, con gli organi a bagno in liquidi nutritivi, braccia e gambe efficientemente amputate, gli occhi rimossi, il cervello connesso a un amplificatore di dolore grazie a spinotti di derivazione conficcati in fori di 3 centimetri praticati nel cranio... Ahhh, mi sento molto meglio.

Milton si risvegliò al suono degli schiaffi con cui Siri lo percuoteva.

- Dov'è andato quel... quell'essere? - azzardò.

- Ha proseguito per la basilica. Dobbiamo farlo anche noi.

- Non abbiamo già saputo abbastanza?

- Devi resistere, John. - lo spronò la donna - Sapevi che non sarebbe stato facile.

Lui si morse le labbra. - Va bene, andiamo.

Il centro cittadino era, se possibile, ancora più affollato dell'infernale pullman da cui erano discesi. Spintonato, strattonato, Milton finì addosso a una passante in calze a rete e tacchi a spillo, mandandola gambe all'aria. Stava per scusarsi, quando si accorse che, seminascoste dalle sottane sollevate e da una mutanda leopardata, la donna con cui si era scontrato presentava appendici indiscutibilmente mascoline.

- Come sei focoso, caro. - provocò il travestito, sorridendogli oscenamente - Sei così irruento anche a letto?

Milton cercò il grilletto dello sventratore automatico, lo sfiorò con l'indice.

- Questo pellegrino è molto interessante. - lo bloccò Siri - E' un caso non riportato da nessuna relazione scientifica: credo che siamo vicini a una rivelazione importante.

Milton fece una smorfia. Poi mise giù l'arma.

- Come ti chiami? - chiese Siri al travestito.

- Deborah, carina. Con l'acca.

- Sei qui per il Giubileo?

L'altro/a fece un risolino allusivo. - Non esattamente.

- Vuoi raccontarci? - intervenne Milton.

- Come potrei rifiutarti qualcosa, bell'omaccione? - replicò Deborah in falsetto.

Il racconto del travestito.

Insomma, ero qui per il World Gay Pride. Mi ero messa in tiro, guepiere nera, strass di piume di struzzo, body piercing, smalto "straziami ma di baci saziami", e mi ero scatenata nelle danze giù per il Circo Massimo e intorno al Colosseo. C'eravamo veramente tutti: trans, bisex, gay, lesbo, tri-gender, omo, sado-maso, andro, gyno, persino commercialisti di Voghera, ognuno a ostentare con orgoglio la propria identità, a cantare e ballare felici di essere insieme... Ed ecco che tutto d'un tratto ho avuto la visione. - Visione? - ripeté Siri, attenta - Descrivicela. Deborah portò all'indietro i boccoli della parrucca e sospirò. - Insomma, c'era quest'omone, vecchio, un camicione bianco lungo fino ai piedi e un cerchietto di stoffa sulla testa, occhi piccoli piccoli, viso severo e minaccioso. Parlava. La sua voce suonava orientale, ed era piena di echi.

- Cosa diceva? - l'esortò Siri.

- Diceva: "bruti culatoni, io ve spiezo in due".

- Ma era... era lui, vero? - azzardò Milton, eccitato - il Woyt...

- Non dire quel nome! - lo riprese Siri - Sono solo leggende.

Deborah scosse la testa. - Lui non è una leggenda. E' reale. Ed è potente. Ubiquo, almeno in televisione. Lui parla, e i governi cadono. E' al suo posto da tantissimi anni. Si dice persino che sia immortale.