- Figlia mia, tu sai che gli uomini della Terra hanno una vita più breve della nostra. Se anche egli non avesse compiuto il suo estremo viaggio lungo il fiume Iss, sarebbe ormai troppo vecchio per aiutarci...
- Ma... - proseguì - Forse ciò che tu proponi è invero una via di salvezza per la nostra gente. Vieni meco, amata figlia...
Mio padre mi condusse nella torre più alta di Helium, ove i sapienti del popolo rosso, nonostante fosse notte fonda, erano febbrilmente impegnati nella ricerca di una soluzione alla crisi che senza speme ci affliggeva.
Al nostro apparire, essi si inchinarono con rispetto. Mio padre lodò la loro osservanza e li mise a parte del suo pensiero. Insieme iniziarono a discutere in un linguaggio scientifico che io, principessa ma pur sempre femmina, non ero in grado di comprendere.
Mi distrassi contemplando le meraviglie che la torre conteneva. Vidi strane, inusitate macchine, accumulatori al radium, cesellatori dei nove raggi di luce, e una fantasmagoria di altri strumenti di cui non conoscevo il nome e lo scopo. Tavoli e sedie di legno splendidamente intagliato erano disseminati dovunque. Mantelli di piume di vivaci colori coprivano il pavimento, ornamenti metallici e gualdrappe di cuoio lavorato foderate di seta scarlatta dai riflessi cangianti pendevano dalle pareti di pietra grezza trasudanti muschio.
- Allora? - sentii chiedere mio padre - Potete farlo?
- Forse, nobile Mors Kajak.
- Provateci, dunque!
I sapienti si inchinarono ancora e si accinsero a regolare i loro strumenti.
- Che succede, padre? - domandai.
Sporgendosi dall'ampia finestra dalla balaustra di ossidiana, egli indicò la Terra alta nel cielo, brillante, superata in fulgore soltanto dalle lune di Barsoom.
- Ho chiesto loro di trovare un uomo della stirpe di John Carter. Qualcuno che abbia il suo sangue, che discenda dalla medesima razza di pionieri e di conquistatori, qualcuno che porti il suo nobile e ardimentoso nome. Egli ci salverà.
Provai un brivido di eccitazione. Un nuovo John Carter? Bramavo, agognavo di conoscerlo.
I meccanismi al radium fecero vibrare la struttura della torre. I sapienti ulularono di gioia quando il nono raggio si accese puntando il firmamento e il piccolo disco azzurro della Terra sospesa tra le stelle.
- Eccone uno! - sentii gridare i sapienti.
- Portatelo qui, ordunque!
La sovrannaturale luce del nono raggio si concentrò in una sfera. Al centro di essa cominciò a prendere forma una figura umana. Trattenendo il respiro, la vidi assumere sembianze sempre più nette, sempre più nitide. Finché la luce non si spense. Rivelando un uomo ritto in piedi in mezzo al cerchio dei sapienti.
Rimasi stupita. Il mio primo pensiero, ricordando le parole di mio padre, fu che il nono raggio avesse portato indietro proprio il mio amato John Carter, perché l'uomo che avevo di fronte era il più vecchio che avessi mai visto (anche se ciò vuol dire poco, perché su Barsoom nessuno muore di vecchiaia: abbiamo una vita lunghissima e in media riusciamo a dichiarare tre guerre già prima di colazione). Ma non somigliava affatto al mio intrepido marito e condottiero: era una mummia incartapecorita, aveva il capo canuto e quell'espressione che gli Jed verdi di Warhoon definiscono "rink ojonit".
Noi restammo in attesa di un suo gesto. Lui ci squadrò con aria assente e poi disse: - Volete una nocciolina?
Mio padre fissò perplesso l'arachide che il terrestre aveva in mano. Poi si scosse.
- Sei tu un guerriero? Un condottiero? - chiese.
- Be', una volta facevo il presidente... - replicò il terrestre in tono svanito - Almeno credo. E' passato un po' di tempo.
- Ma... sei della stirpe di John Carter o no? - insistette mio padre.
- Io veramente mi chiamo Jimmy... John? No, in famiglia non c'è nessuno con questo nome.
Mio padre si volse sdegnato verso i sapienti. Essi indietreggiarono, tale era l'abominio dipinto sul suo nobile volto.
- Avete sbagliato, miserabili!
- Possiamo provare di nuovo, augusto Mors Kajak. - obiettarono tremanti.
- E allora fatelo! - intimò mio padre - Non abbiamo molto tempo.
Il nono raggio si accese di nuovo, e ancora una volta si condensò in una sfera che sembrò riempire di fulgida luce l'interno della torre. Quando il bagliore sovrannaturale scomparve, un secondo terrestre era apparso accanto al primo.
Il nuovo venuto era basso, quasi minuscolo, aveva un corpo tozzo e un nasone tondo come l'uovo di un thoat. Una volta l'amato John Carter mi aveva parlato degli strani paludamenti con cui gli uomini del suo mondo usavano ricoprire il proprio corpo, così potei riconoscere un impermeabile lungo fino ai piedi e un berrettino a quadri calcato fin sugli occhi.
- Sei tu un guerriero? - chiese di nuovo mio padre.
Il piccoletto sembrava confuso.
- Guerriero? - ripeté - No, io sono un detective... E voi chi siete? Un circolo di nudisti? - si volse verso il primo terrestre, lo squadrò indeciso - Ten? Sei tu?
- Avete sbagliato di nuovo! - ringhiò mio padre.
- Se possiamo permetterci l'ardire, principesco Mors Kajak, credo che... - azzardò uno dei sapienti.
- Tu credi cosa, insulso escremento di thoat?
- Forse l'errore è nel cercare qualcuno della stirpe di John Carter, mio regale signore. - balbettò il sapiente - Se vogliamo un guerriero, dobbiamo cercare un guerriero.
Mio padre rifletté. Alla fine annuì. - Molto bene, sapiente. Ma non abbiamo bisogno di un guerriero qualunque. Vogliamo il più audace, virile e pugnace di tutti. Conduci ordunque al mio cospetto colui che per i terrestri è "il" guerriero.
Per la terza volta il raggio si accese. Questa volta sentii il mio cuore di tenera principessa vibrare d'emozione, perché l'uomo che apparve accanto ai primi due era nerboruto, aveva le labbra disegnate, gli occhi fascinosi, un fisico scultoreo evidenziato dalla canotta semitrasparente e dai jeans di due misure troppo piccoli.
- Maronn' mia! - lo sentii esclamare stupito - A 'ro song'?
Un po' sfinito, mio padre pose per l'ennesima volta la domanda. - Sei tu il guerriero?
- 'o guerriero? - rispose il terrestre - Cert', song'io. Ma dove maronn' stiamo?
A quella risposta un boato di entusiasmo si levò dal cerchio dei sapienti. Mio padre sospirò di sollievo e mi abbracciò con indicibile gioia.
- Siamo salvi, amata figlia.
Pur coinvolta nella felicità di mio padre, non potei fare a meno di notare che i tre terrestri confabulavano tra loro.
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