Potete raffigurarvi un anatema più spietato di quello che affligge il povero Michael? Il nostro infelice amico vive braccato giorno e notte da produttori cinematografici che, seguendo il perverso sogno di replicare i successi di Sol Levante, Sfera, Rivelazioni, Congo e Jurassic Park, lo assediano con la bava alla bocca, lo pedinano finanche al cesso, non lo lasciano neppure respirare. Basta che appoggi la penna sul foglio (o il dito alla tastiera), e Zac! Il produttore nascosto sotto il tappeto del salotto o nella lettiera del gatto balza allo scoperto, arraffa il prezioso manoscritto e corre a perdifiato verso Hollywood, schivando al contempo i grandinanti proiettili d'alto calibro scagliati dai produttori concorrenti. D'altra parte, è un tributo al mondo della celluloide che il nostro Michael non può esimersi dal pagare, essendosi trovato lui stesso, in prima persona, spesso e volentieri dall'altro lato della cinepresa, o comunque coinvolto in produzioni per il grande e il piccolo schermo. Citiamo ad esempio Runaway, le infinite serie degli schizzati dottori di ER (come dite? Non è SF? Avete mai provato a cercare aiuto in un Pronto Soccorso reale?), e soprattutto il film Il mondo dei robot, da cui trae il nome la vostra rivista preferita.
Ma non siamo qui oggi per parlare del Crichton regista, e neppure del Crichton sceneggiatore. Il nostro vasetto Sotto Spirito si è aperto per ospitare il Crichton narratore.
Sulla produzione letteraria del bravo Michael c'è poco da scherzare, viste le cifre del suo fatturato, che da sole risolleverebbero le deprimenti sorti del Mibtel. Le legittime domande (figlie della legittima invidia) che in questi casi sorgono sono le classiche "A cosa è dovuto questo straordinario successo?", "Esiste una formula Crichton?", "E' possibile replicarla?".
Non c'è dubbio che lo stile crichtoniano sia una risposta. Asciutta, tambureggiante, mozzafiato, la sua scrittura incolla alla pagina come Bostik, e al contempo riesce ad essere accurata, tagliente, fredda, quasi indifferente alla storia e alle traversie dei personaggi. Crichton (come il migliore Clarke) ha una prosa da scienziato, da studioso dell'umana vicenda. La formazione da medico e l'esperienza nel mondo della Ricerca è qualcosa che in Crichton si vedono in controluce come una filigrana.
Leggendo Crichton si può scrutare all'interno di un mondo (quello della Ricerca, appunto) di cui dall'esterno non sempre si ha una corretta percezione. Crichton descrive questo mondo perfettamente e impietosamente, come solo in alcuni sprazzi del miglior Asimov (ad esempio in Neanche gli Dei) si era visto prima. Ed ecco quindi l'invidia quasi pavloviana tra ricercatori, i dispetti reciproci, il gioco dei segreti e delle false rivelazioni incrociate, degli imperativi categorici (non dire niente a nessuno, nemmeno a tua moglie, finché non ti hanno pubblicato l'articolo!), il cammino verso la scoperta visto come gara in cui gli sgambetti agli avversari (quando non addirittura la coltellata alla schiena) sono la norma. Crichton non ci spiega semplicemente che la massima aspirazione per lo scienziato odierno è convincere lo sponsor a concedere l'agognato finanziamento (questo ce l'avevano già detto in tanti), ma ci fa vedere anche quanto lo scienziato stesso disprezzi a livello viscerale lo sponsor, essere gretto incapace di capire che i suoi miliardi sarebbero assai meglio investiti negli studi sui lombrichi rugosi della Patagonia o sui tetraoni norvegesi dalla testa azzurra che in BOT.
L'effetto di queste "rivelazioni" (sic!) è straordinario e coinvolgente. Ecco, forse il distintivo più notevole della narrativa di Crichton è che, contrariamente a molti scrittori di SF che parlano di Scienza, lui parla di scienziati. E nonostante egli ambienti le sue storie in luoghi esotici (vedi Congo o Jurassic Park), i conflitti su cui punta i riflettori sono assolutamente quotidiani e familiari. Ben sapendo che non esiste nulla di più incredibile e seducente della realtà, Crichton puntualmente vira in romanzo la sua personale esperienza di vita, con una fedeltà quasi da notaio. Senza scrupoli né reticenze di casta. Anzi, con grande e sapiente ironia.
La stessa ironia a cui ci appelliamo affinché non si senta offeso dalla caricatura/ritocco fotografico che vedete qui a fianco, e dal turpe apocrifo che vi presentiamo. Speriamo che leggerlo vi diverta almeno quanto ha divertito noi scriverlo. Alla prossima.
Bongo
di Michael Crichton?
La squadra di ricerca guidata dal chiarissimo professor Kurt Johannson, ordinario di Palpoarcheologia all'Università del Minnesode, giunse in vista dell'obiettivo alle ore 17:12:23 del 21/03. I portatori Kykulu (Carnemortauno, Carnemortadue, e altri tre che non hanno neppure nome perché tanto tirano le cuoia prima di pagina due) scaricarono l'attrezzatura e cominciarono, da bravi negri disciplinati quali erano, a montare le tende, le zanzariere e i tavolini da safari progettati al JPL di Pasadena. - Secondo te cosa c'è nella Sfera? - chiese il professor Johannson alla sua assistente, la dottoressa Wilma Brown, PhD in Pelvoantropologia Kamasutroculturale al prestigioso MIT di Bonton. La donna si asciugò il sudore con un asciugamano in tessuto polipropinilic-bombastico sviluppato in collaborazione tra la NASA, la HP e la Bassetti.
- Mi sento disidratata, professore. - si lamentò.
- Non mi ha risposto. - protestò lui - Cosa c'è dentro la Sfera?
In quell'istante un urlo disumano ruppe il silenzio primevo della giungla. Un'orda di scimmioni armati di clava emerse dall'oceano verde e dilagò nell'accampamento con furia distruttrice. I tre portatori Kykulu che avevano appena ultimato la disposizione delle attrezzature scientifiche, dal radar pico-nucleo-particellare al Pinguino DeLonghi, furono ghermiti da una moltitudine di zampe adunche e trascinati via nel folto degli alberi. L'eco delle loro grida si spense poco a poco, i cespugli cessarono di muoversi, e nel campo violato tornò il silenzio.
- Ha visto?! - balbettò Wilma Brown, sospesa tra spavento ed eccitazione - Li abbiamo trovati!
- Umpft! - commentò altezzosamente il professor Johannson - Può essere. Anche se, naturalmente, occorrerà adeguatamente dimostrarlo in prove di laboratorio... E comunque, vorrei sapere che c'entrano con la Sfera.
- Ho bisogno di bere. - sussurrò Wilma, ancora tremando.
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