Futuro, nacque a maggio 1963, a Roma, con una grande ambizione: dimostrare come si potesse scrivere buona fantascienza senza necessariamente imitare pedissequamente gli americani. La rivista era dedicata principalmente agli autori italiani, ma in ogni numero erano presenti autori europei. Urania era da un anno nelle mani di Fruttero e Lucentini che avrebbero bandito per lungo tempo la fantascienza non di lingua inglese dalla principale rivista italiana (con le notevoli eccezioni di Fruttero e Lucentini, rigorosamente comunque sotto pseudonimo anglosassone; certamente è possibile che questi testi siano stati scritti direttamente in inglese e successivamente tradotti, magari dagli stessi autori) e la nuova rivista cercava di recuperare degli spazi per gli autori italiani.
Nata dagli sforzi (anche economici) di tre personaggi dal carattere forte, Lino Aldani, Massimo Lojacono e Giulio Raiola (che lasciò quasi subito, dopo il secondo numero), si ridusse ad essere curata dal solo Lojacono a partire dal sesto numero.
Le storie erano di notevole livello e la chiusura dopo 8 numeri deve imputarsi quasi esclusivamente alle difficoltà di distribuire la rivista.
La grafica di copertina scarna non aiutava certamente a farla vedere in edicola, nonostante le generose dimensioni (239x160 mm) ed alcuni numeri non giunsero mai nelle edicole del Nord, tant'è che molti ritenevano che la rivista si fosse fermata con il numero 7 (Tant'è che Cremaschi, curando l'antologia Futuro per la Nord nel 1978, ignora completamente il n. 8; nonostante questa esclusione, l'antologia rappresenta bene lo spirito della rivista).
Nonostante le difficoltà incontrate, alcuni numeri ebbero una seconda edizione.
Come ogni rivista che si rispetti, completavano la parte narrativa una serie di articoli e di rubriche molto interessanti. Il modello di Futuro è stato tenuto presente certamente quando si sono pensate riviste quali Nova SF* e Robot.
L'elenco degli ottimi racconti è impressionante (e quelli che qui non cito è perché sono solo buoni):
Il quinto punto cardinale di Inìsero Cremaschi, Buonanotte Sofia di N. L. Janda (Lino Aldani), Ministro notturno di Anna Rinonapoli, La seminatrice di Maurizio Viano, Memoria totale di Gilda Musa, Trentasette centigradi di Lino Aldani, Una Cadillac per Natale di Piero Prosperi, Tempo di elezioni di Riccardo Leveghi, Primavera su Callipigia di Giuseppe Pederiali, Quando i lillà di Piero Prosperi.
I racconti citati hanno avuto l'onore di essere più volte pubblicati e sono stati tradotti all'estero e, cosa importantissima, ad oltre un quarto di secolo dalla loro prima apparizione, sono ancora oggi attuali e leggibili.
Con un po' di pazienza alcuni numeri di Futuro si possono reperire sul mercato dell'usato a prezzi ragionevoli ed è relativamente facile rintracciare i pezzi citati su altre pubblicazioni. Purtroppo l'antologia celebrativa di Futuro curata da Cremaschi, che come già detto, contiene il meglio della rivista, è un po' che non si vede in giro, peccato!
La chiusura della rivista non fermò uno dei curatori, Aldani, dall'idea di far rinascere la rivista e dopo anni l'impresa gli riuscì: nel 1988 nasceva così Futuro Europa, che riprendeva ed ampliava il discorso iniziato ed interrotto 25 anni prima.
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