I buchi neri sono conosciuti per la loro voracità, per il loro portare distruzione attirando a sé e stritolando con la loro immane forza di gravità tutto ciò che li circonda. Nell’immaginario collettivo sono paradigma di distruzione, paura, morte. La stessa letteratura di fantascienza ha molto giocato su questa immagine terribile dei “black holes”.
Questo poteva essere valido fino ad oggi.
Infatti, alcuni scienziati, utilizzando l’osservatorio Chandra a raggi X della NASA hanno fatto una scoperta completamente inaspettata e sorprendente.
Al centro della via lattea esiste un buco nero chiamato Sagittarius A* ("A-star") che “ospita”, a poco più di un anno luce dal suo occhio oscuro, un anello di giovani stelle che vi orbitano intorno, quasi fossero cullate e protette da questa imponente e terribile madre.
Il motivo per cui queste stelle, pur orbitando così pericolosamente vicino al centro del buco nero, non ne sono risucchiate è argomento di accesi dibattiti.
E’ opinione ormai accertata che le stelle abbiano origine dal gas freddo e oscuro che fluttua nello spazio; l’idea è che, ad un certo punto, una nuvola comincia a collassare sul suo centro di gravità e la competizione per lo spazio degli atomi compressi fa si che si crei calore sufficiente per iniziare una sorta di fusione. Quest’ultima produce l’energia necessaria per stabilizzare il processo e creare luce.
L’aver osservato delle stelle nascenti a così breve distanza dal nucleo gravitazionale di un buco nero costringe a riflettere ulteriormente sulle precedenti certezze; non dovrebbe, infatti, la forza di gravità enorme del buco nero allontanare gli atomi delle nubi, impedendo loro di ammassarsi intorno ad un centro di gravità senza dubbio minore?
Sergei Nayakshin, responsabile del progetto, osserva: “Il buchi neri sono solitamente conosciuti per la loro distruzione e violenza. In uno dei posti più inospitali della nostra galassia le stelle stanno prevalendo, appare proprio che la formazione delle stelle sia molto più tenace di quanto si è creduto sinora”.
Sergei Nayakshin e il suo staff tentano alcune ipotesi per spiegare questo fenomeno: in una prima teoria, detta “disk model”, si immagina che il disco di gas che ruota intorno a Sagittarius A* sia sufficientemente forte per schermare le forze distorcenti del buco nero e creare quelle condizioni di equilibrio necessarie alla formazione di una stella; la seconda ipotesi, “migration option”, suppone che le stelle si siano formate in un altro luogo della galassia e che siano state successivamente “catturate” dal buco nero.
Tra le due ipotesi, la prima è quella che appare senza dubbio più solida.
Se essa fosse confermata da ulteriori analisi, sarebbe evidente che i buchi neri, oltre a poter ospitare delle stelle nascenti, siano addirittura un luogo ideale per la loro formazione.
Per avere maggiori ragguagli rimandiamo all’articolo originale, apparso sul sito della N.A.S.A. il 13 ottobre 2005: www.nasa.gov/missions/deepspace/ chandra_blackhole_stars.html
Come sempre, gli scienziati non si lanciano in ipotesi e suggestioni future.
Gli appassionati di fantascienza, invece, possono andare un poco oltre: se delle stelle possono nascere all’interno di un buco nero perché non anche dei pianeti? E perché, ancora, non una civiltà?
Suggestioni, semplicemente suggestioni.
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