La notizia di un po' di tempo fa (http://punto-informatico.it/p.asp?i=52173) di un primitivo occhio bionico - con tanto di microchip installabile nel cranio - approntato da una società privata americana fa il paio con quella recentissima (reperibile cliccando su http://www.engadget.com/entry/1234000130066093) di pochi giorni fa che illustra un impianto di lenti nel bulbo oculare, così da curare una malattia che tende a rendere la visione delle cose maculata (AMD). Indubbiamente, i progressi raggiunti dalla branca “bionica” della medicina sono notevoli e provocano una sensazione di meraviglia, degna di un romanzo, mentre invece è realtà, quotidianità che lascia spazio in abbondanza ad ardite elucubrazioni. Molti ricorderanno, immagino, le gesta dell’uomo da sei milioni di dollari, che aveva tra le tante funzioni impiantate quella di zoomare l’immagine fissata sulla sua retina, così da poter meglio apprezzare dettagli che sfuggivano agli altri umani. Per il volgo, avere l’occhio bionico significa esattamente questo: eseguire un esercizio ottico in modo da vedere meglio ciò che ad altri sfugge, e nulla di più; quindi converrete che già in questo dettaglio la realtà ha raggiunto la fantasia, la vera realizzazione dell'occhio bionico basta a rendere inattuale il tema del personaggio interpretato da Lee Majors nella fiction, più di trent'anni fa.

Lee Majors, l'uomo da sei milioni di dollari
Lee Majors, l'uomo da sei milioni di dollari
Quello che voglio proporvi, ora, è un altro esercizio, stavolta di fantasia – scoprirete poi quanta fantasia esiste in questo lavorio mentale e quanta realtà, invece, vi è contenuta. Al di là di come è realmente costituito l’apparato visivo artificiale vorrei che portaste, per un attimo, la vostra immaginazione al momento in cui sarà possibile installare un chip di materiale biologico e conduttivo – non silicio, quindi, ma proteine, ad esempio – nel bulbo oculare o direttamente sul nervo ottico, magari insieme a una videocamera minuta ma capace di integrarsi con l’organismo senza fenomeni di rigetto. Fantascienza? Non troppo, perché il vero occhio bionico è già formato da elettrodi e da un microchip – di silicio, è vero – dalle dimensioni di tre millimetri, piazzato dietro la retina; manca ancora l'installazione di una videocamera integrata, ma qualcuno ha dubbi sul fatto che sia solo un problema di tempo per realizzarla? Concedetemi, quindi, questa possibilità per niente remota: un non vedente che ha montato nella sua testa un apparato che gli permette di vedere, quindi di capire cosa vede - magari non perfettamente - ciò che lo circonda (Star Trek docet).