a cura di

Emiliano Gokuraku Farinella

Cieli Sintetici La fantascienza degli errori scientifici


Un viaggio nella nuova fantascienza, nei suoi rapporti con la società e le sue tendenze più originali, alla ricerca degli spunti più promettenti per il futuro del genere che più di ogni altro è pronto ad accompagnarci nel nuovo millennio.

Citando letteralmente John Clute e Peter Nicholls (gli stimati autori della prestigiosa Encyclopedia of Science Fiction) vorrei sottolineare che "Gli errori scientifici nella fantascienza non devono essere confusi con SCIENZA IMMAGINARIA, nella quale gli autori inventano la scienza e provano a renderla plausibile." Gli errori scientifici di cui ci occuperemo sono proprio errori, roba che probabilmente ogni editor con un po' di buon senso avrebbe modificato se se ne fosse accorto in tempo.

Credo sia doveroso chiedersi se è giusto limitare la libertà di uno scrittore di fantascienza biasimandolo quando scrive fesserie. La mia risposta personale è che uno scrittore di fantascienza che aspiri ad avere uno spessore a tutto tondo deve riuscire ad arrivare dove vuole arrivare senza usare scorciatoie, senza entrare in conflitto con al realtà.

Dalla fantascienza mi aspetto che superi la realtà, non che ci porti qualche secolo indietro nella sua conoscenza.

Il livello degli errori scientifici è cresciuto col crescere della diffusione della scolarizzazione e quindi di cultura scientifica sia tra gli autori che tra il pubblico.

In un racconto del 1960 di Judith Merril, The Tomorrow People il livello dell'errore appare a noi che abbiamo sicuramente una frequentazione più stretta con la scienza, anche solo per averne sentito qualche cosa in televisione o su altri romanzi di SF, abbastanza ridicolo. Merril fa tranquillamente volare sulla Luna degli elicotteri, e se ciò non bastasse (o forse coerentemente con ciò), permette discussioni tranquille sulla Luna, come se il suono potesse realmente trasmettersi.

Dove sta l'errore? Qui è abbastanza semplice scovarlo per chiunque: dopo pochissime migliaia di metri dal livello del mare la densità dell'aria non sarebbe affatto sufficiente per sostenere un elicottero, tanto meno nel vuoto dello spazio o sulla Luna (l'attrazione gravitazionale del satellite non è sufficiente a trattenere un'atmosfera). Il vuoto è lo stesso fattore che impedisce il propagarsi del suono sulla Luna e rende impossibili i dialoghi della Merril. Il suono si propaga attraverso onde meccaniche che sono una successione di compressioni e depressioni dell'aria, o di un altro mezzo comprimibile, se non c'è un mezzo da comprimere ovviamente il suono non può propagarsi.

Col passare del tempo la cultura generale è cresciuta e certi errori si sono fatti più sofisticati. Ma non mancheranno mai certi tormentoni, come il frastuono delle battaglie spaziali nel vuoto, che probabilmente hanno la loro ragion d'essere nell'aumentare il coinvolgimento in certe scene cinematografiche; a questo però potrei facilmente opporre che film come 2001: Odissea nello spazio che nel loro mutismo e rispetto per la realtà sono eccezionali.

La collezione di errori può partire da lontano. Jules Verne fece partire i suoi cosmonauti alla volta della Luna dentro un grosso proiettile che sarebbe stato sparato da un cannone sulla Terra in direzione della Luna. Verne fa arrivare i suoi eroi sani e salvi a destinazione, ma in realtà quello che succederebbe a qualcuno provasse un simile esperimento sarebbe ritrovarsi spalmato sulla parete posteriore della camera interna del proiettile in una pappetta rossastra più o meno omogenea. Il problema è dovuto alle enormi accelerazioni cui sarebbe sottoposto il proiettile. L'energia necessaria a lanciare un proiettile deve essere data in modo impulsivo, una grande energia (quella necessaria a raggiungere la velocità di fuga per lasciare la Terra) in un tempo infinitesimo, fa una potenza mostruosa, invece in un razzo l'energia viene rilasciata in un lasso di tempo più lungo arrivando a generare accelerazioni che sono risultate umanamente sopportabili.

giusto limitare la libertà di Verne in nome di una maggiore aderenza alla realtà? Verne non avrebbe mai dovuto descrivere questo viaggio sulla Luna?

Credo che sia lecito auspicarsi che uno scrittore di SF sappia trovare uno stratagemma alternativo più credibile per sostenere le sue opere. Nel caso specifico Verne avrebbe potuto semplicemente usare un razzo, la sua opera sarebbe rimasta pressoché inalterata dal punto di vista letterario e ne avrebbe guadagnato in credibilità.

Un caso al limite è quello dei canali marziani. Dei segni regolari su Marte furono osservati da Schiapparelli nel 1877, il quale fu il primo a segnalare dei canali su Marte, seguito dall'astronomo americano Percival Lowell. Nelle osservazioni successive, compite con telescopi di gran lunga più potenti, però, non si riuscì più a vederli. Gli astronomi d'oggi concordano nel ritenere i canali interpretazioni soggettive prive di qualsiasi fondamento.

Molti scrittori di fantascienza, tra cui soprattutto Rice Burroghs [Nord ed.] interpretarono invece questi canali come tracce di opere di macroingegneria e quindi segnale di una civiltà evoluta (John Campbell invece interpretava i canali come rotte battute da enormi mandrie di animali in migrazione). Purtroppo quest'idea romantica dei piccoli marziani costruttori di grandi canali fu dura a tramontare, nonostante fosse stata smentita da osservazioni più accurate e si continuarono scrivere opere di fantascienza con quell'idea ormai assolutamente fantastica.

Enorme è la confusione che viene fatta tra il concetto di massa e peso arrivando a certi casi ridicoli di eroi che spostano astronavi di milioni di tonnellate con un dito (invece, come può sembrare intuitivo, fissata la forza l'accelerazione che riusciamo a imprimere a un corpo - quindi il fatto di farlo muovere - è inversamente proporzionale alla massa del corpo); comune è lo scambiare le unità di misura e usare per esempio il PARSEC come unità di velocità invece che come unità di lunghezza, o l'anno-luce come unità di tempo.

Il caso più frequente di tutti è l'uso assolutamente ingiustificato dei viaggi a velocità maggiore della luce. Sono molto frequenti i casi in cui ci si imbatte in frasi del tipo: "accese il motore a razzo e partì più veloce della luce".

Anche qui non si vuole limitare la libertà dello scrittore, ma è assodato e dovrebbe essere patrimonio comune che non si può raggiungere la velocità della luce in modo convenzionale. Per aggirare l'ostacolo si sarebbe potuto scrivere qualcosa come "accese il motore a ghigoni e partì più veloce della luce", ove quel motore a ghigoni è un qualsiasi prodotto di quella scienza immaginaria cui può sempre far riferimento un autore di fantascienza dimostrando più rispetto per l'intelligenza del lettore.

Francesco Chiminello, un amico fisico non si stanca mai di ripetermi che: "esistono delle soluzioni coerenti alle equazioni di Einstein, cioè degli esperimenti pensati che non contraddicono la relatività, che corrispondono a viaggi che, visti dallo spazio usuale, corrispondono a viaggi a velocità superiore a quella della luce. Solo che presuppongono, per la formazione del campo, l'uso di materia esotica che, detto fuori dal gergo, vuol dire materia di massa negativa. Purtroppo di materia esotica finora non se n'è mai vista e ci sono buoni motivi per ritenere ragionevole che sia molto improbabile che se ne veda anche in futuro. L'insuperabilità della velocità della luce che è alla base della relatività resterebbe salva perché si tratta di un postulato locale, cioè che deve valere per ogni punto e per i suoi immediati dintorni."

Antigravità e antimateria sono due temi che ingenerano spesso confusione che viene sommersa da una tale volume di tecnobabble che rende difficile distinguere bene i termini della discussione. Un caso di un ottimo uso è quello che ne fa Banks in La mente di Schar [Nord ed.]. Un congegno ad antigravità può funzionare solo se c'è un campo gravitazionale vero e proprio, non in casi in cui la gravità è simulata con una rotazione; ne La mente di Schar un evento tragico avviene perché uno dei personaggi dimentica questo principio e si getta da una notevole altezza col suo congegno antigravità in un mondo ad anello dove la gravità è data proprio dalla rotazione di questo enorme anello sul suo asse.

Banks ha invece qualche problema nel dimensionare la potenza delle sue navi, a volte attribuisce loro una velocità che non è sufficiente a far percorrere le distanze astronomiche da lui indicate nel tempo di cui narra.

Lo spettro elettromagnetico ne ha viste di tutti i colori, anche al di là del visibile. stato scorso in lungo e in largo alla ricerca di raggi nascosti che avrebbero effetti praticamente magici, come se invece le proprietà non fossero invece una funzione della frequenza e variassero con continuità con essa.

Nelle onde elettromagnetiche si è fatta a volte confusione tra frequenza e lunghezza d'onda. In realtà è sempre la frequenza che determina le proprietà fisiche; anche quando l'onda attraversa un mezzo materiale e la sua velocità varia, è la lunghezza d'onda che cambia, ma il numero di oscillazioni al secondo rimane invariato.

Nelle storie di mondi miscroscopici, per molto tempo gli scrittori di SF hanno continuato ad usare un modello dell'atomo che era stato superato già dagli anni '20.

In Battaglia per la Terra di Hubbard c'è uno scontro con una razza aliena che sostiene di provenire da una remota zona dell'Universo in cui la tavola periodica è diversa. L'idea è profondamente errata. Le fucine di materia sono le stelle, che funzionano alla stessa maniera in ogni parte dell'universo.

Per un non breve periodo sono andati molto di moda mostri dalla conformazione tipica di un insetto, ragni o formiche, ma di dimensioni enormi.

Esseri come ragni e formiche sono dei progetti ingegneristici veramente ben fatti, basti pensare che una formica è in grado di trasportare tranquillamente un peso cinquanta volte superiore al suo peso corporeo. Ma manterrebbe inalterate queste straordinarie capacità se aumentassimo le proporzioni?

Non solo la risposta è no, ma una formica di enormi dimensioni non potrebbe esistere perché crollerebbe sotto il proprio peso. Il problema è dovuto al fatto che il volume del corpo di una ragno o una formica cresce col cubo della lunghezza, lasciandosi indietro le altre dimensioni che non sarebbero più adeguate a far fronte all'aumento di massa.

Almeno sotto questo punto possiamo stare tranquilli: il mondo non verrà conquistato da formiche giganti!

E. Smith e dopo di lui molta fantascienza cinematografica si ostinano a far brillare fasci laser nello spazio. Per rendere più coinvolgente un inseguimento spaziale con spara-spara si vedono raggi laser fioccare a destra e sinistra.

Pochi sembrano ricordarsi che nello spazio non c'è aria, c'è il vuoto, cioè non c'è niente o quasi. Il che significa che non ci sono molecole che possano essere "illuminate" dal laser e quindi brillare rendendo il fascio laser visibile. Pensate ai raggi di sole che entrano dalle fessure di una finestra, li vedete bene perché ci sono molecole di polvere in sospensione nella stanza, se non ci fossero queste ovviamente non vedreste i raggi.

Di questo stesso ordine sono probabilmente i fragori nello spazio, o le fiamme nel vuoto. Forse certe scene perderebbero qualche cosa senza esplosioni colorate e rumorose, di certo però si deve riconoscere a Kubrick di aver dato fascino alle sue astronavi silenziose

Sono molto interessanti le storie di anelli o sfere chiuse intorno a una stella.

Ringworld [Nord ed.], di Niven, è un mondo artificiale ad anello di 150 milioni di kilometri di raggio con in mezzo il suo sole. Mondi di questo tipo hanno un assetto gravitazionale abbastanza instabile che necessiterebbe di riassetti frequenti.

Un altro caso interessante ci è offerto da Bob Shaw in Orbilsville [Nord ed.], qui si tratta di una sfera con raggio dell'ordine di unità astronomiche con all'interno il suo sole, anche in questo caso ci si imbatte in notevoli problemi gravitazionali.

L'invisibilità è un osso duro con cui avere a che fare, e darne una spiegazione sensata non è facile e si può finire facilmente per dire cose poco sensate.

Il caso più famoso è L'uomo invisibile [Newton Compton ed.]di Wells.

Innanzitutto c'è da dire che se un uomo fosse perfettamente invisibile la sua retina non potrebbe fermare la luce quindi egli non sarebbe in grado di vedere. Eppure ogni qual volta si parla di invisibilità questa riflessione non viene mai fatta.

Wells basava l'invisibilità sulla possibilità di alterare l'indice di rifrazione del corpo, cosicché il corpo sparisse nell'aria, proprio come un bicchiere di vetro quasi sparisce nell'acqua grazie all'indice di rifrazione molto vicino delle due sostanze. Il problema di quest'idea è che l'indice di rifrazione di un corpo è in qualche modo correlato alla sua densità, il che significa che per avere un indice di rifrazione simile a quello dell'aria il corpo dovrebbe essere leggero come l'aria.

Gli errori astronomici sono fra i più frequenti, e certi film pare che siano stati fatti assumendo un'équipe di astronomi chiedendo loro una consulenza e poi sforzandosi di capovolgere quei consigli.

Un caso tipico di questo modo di fare cinema è Armageddon in cui fioccano errori grossolani in modo insopportabile, cito questo film perché quasi contemporaneamente è uscito nelle sale un altro film, Deep Impact, sempre sul tema dei meteoriti, che aveva il non banale merito di essere molto più serio astronomicamente parlando.

Un eccellente confronto tra questi due film è disponibile all'indirizzo http://www.badastronomy.com/bad/movies/index.html, quindi inutile dilungarsi in questa sede dove ci si sta limitando a una veloce carrellata.

L'errore di carattere cosmologico più grandioso è stato commesso probabilmente da Paul Anderson.

Anderson è uno di quegli scrittori che ha provato a scrivere fantascienza il più possibile corretta dal punto di vista scientifico, e su questo tema ha anche calcato abbastanza la mano talvolta.

Sotto questo punto di vista è molto interessante il suo Tau Zero [Nord ed.], vi si narra di una nave che viaggia a velocità relativistiche e che è in continua accelerazione a causa di un'avaria al sistema di decelerazione. La nave va progressivamente aumentando la velocità tendendo asintoticamente a quella della luce e nel frattempo il tempo soggettivo dell'equipaggio va dilatandosi all'inverosimile. Fin qui tutto molto bello e interessante, assolutamente grandioso. Anderson incomincia a perdersi quando i suoi personaggi - ricordiamo che nel volgere di poche settimane soggettive all'esterno stanno trascorrendo miliardi e miliardi di anni - decidono di sopravvivere all'universo stesso.

Prima di andare avanti devo ricordare che il nostro universo è in espansione, ma che questa espansione potrebbe non essere eterna, infatti la materia che compone l'universo potrebbe essere sufficiente a controbilanciare con la sua attrazione gravitazionale la spinta all'espansione, arrestarla e innescare un processo inverso che al limite porterebbe l'universo a un Big Crunch, tutto l'universo si troverebbe di nuovo racchiuso in un punto (ovviamente questa è spaghetti science, ma in questa sede non posso essere più preciso). L'idea di Anderson era che questa nave assistesse all'involuzione dell'universo verso quel punto, ma che potesse farlo dall'esterno e potesse aspettare un successivo big bang per andare alla caccia di un pianeta abitabile in quel nuovo universo.

Il problema è che tutto lo spazio verrebbe compresso in un punto, evidentemente quindi anche lo spazio in cui si troverebbe la nave.

Possiamo capire meglio il problema analizzandolo al contrario: dove è scoppiato il big bang?

Non ho paura di sbagliare rispondendo "esattamente dove siete seduti voi in questo momento, e anche dove sono seduto io, e anche 10 km o 100 anni luce più in là". In realtà se tutto lo spazio era all'inizio racchiuso in un punto significa che tutti i punti che noi adesso troviamo ben distribuiti nello spazio con comodità erano (ammesso che parlare di tempo abbia senso) tutti compressi in un unico punto. Lo stesso varrà per il discorso opposto: tutto lo spazio convergerà in un unico punto e questo includerebbe quindi anche la nave che quindi Anderson non poteva far scorrazzare libera per chissà cosa. Immagino che n'è Anderson n'è il suo editor si siano chiesti dove stesse quella nave.

Per concludere prestiamo un po' di attenzione a un paio di punti:

il falso errore. A volte per motivi editoriali, per un editing troppo frettoloso o per una traduzione affidata a una persona poco esperta, accade di trovarsi di fronte a qualcosa che avrebbe tutto l'aspetto di essere un clamoroso errore indice di un'ignoranza abissale, e che invece non è altro che un disguido. Una cosa del genere sarebbe potuta capitare a chiunque avesse letto un racconto di Valerio Evangelisti apparso recentemente su Internet News. Nel racconto era descritta una stazione orbitale che appariva impossibile, sembrava che si trattasse di una stazione orbitale cilindrica rotante su se stessa in cui però paradossalmente la gravità artificiale diminuiva col raggio! Molti si sono messi le mani ai capelli gridando allo scandalo, si è poi scoperto che in realtà l'idea di stazione che tendeva a farsi il lettore non era quella pensata dallo scrittore e il disguido era potuto accadere perché per motivi editoriali si era dovuto tagliare e la descrizione della stazione - fondamentale per capire la fisica della situazione - era saltata.

L'errore come punto di partenza. Spesso i racconti partono da presupposti assolutamente sballati eppure ne vengono fuori opere assolutamente geniali.

Un caso del generepotrebbe essere I buchi di Marte [Mondadori] di Bixby, in cui l'autore immagina che intorno al pianeta ruoti un terzo satellite, di piccolissime dimensioni, a pochi metri dal suolo. Un satellite che buca le montagne, gli alberi e tutto quel che incontra. Il satellite dovrebbe avere un'energia cinetica davvero notevole per far quel che fa (anche volendo trascurare l'attrito con l'atmosfera che lo porterebbe a perdere continuamente energia e quindi cadere), l'energia cinetica dipende dalla massa e dalla velocità, e date le dimensioni dell'ordine della decina di centimetri dovrebbe godere di una velocità mostruosa o di una massa spaventosa, come quella di una palla di neutronio. Una situazione del genere è praticamente impossibile, ma dà il via a tante riflessioni sulla problematica fisica in questione da risultare forse più fecondo di un racconto in cui tutto fosse stato perfettamente funzionante.



I diritti su testi e immagini sono riservati. E' vietata la riproduzione senza l'autorizzazione degli autori.