E allora sarai confinato in uno dei “quartiere” fatti apposta per te.
È questo in pratica quanto scrive Rupert Thomson nel suo romanzo Divided Kingdom immaginando uno strano futuro ove l’umanità o quanto meno gli abitanti di una nazione vengono divisi in questi quattro stati di umore e trasferiti in una zona con altri che hanno le stesse caratteristiche.
Riecheggia un poco lo stato padrone ove comanda il Grande Fratello di orwelliana memoria che tutto decide per il bene del cittadino.
Thomson, laureato in Storia Medievale, ha già pubblicato altri sette romanzi.
Dalla quarta di copertina: Nel giorno della Riorganizzazione, i bambini sono stati strappati alle madri, le famiglie smembrate e la memoria si è perduta. Il nuovo sistema politico si fonda sulla teoria medievale degli umori. Collerici, malinconici, flemmatici e sanguigni sono stati deportati nei quattro quartieri dai confini invalicabili in cui il Regno è stato diviso. Per limitare i conflitti, il simile dovrà convivere con il simile. Da adulto, uno di questi bambini perduti ricostruisce l'avventuroso e doloroso percorso che lo conduce ad accettare il proprio passato negato. Allo stordito conformismo dell'infanzia, seguono un'improvvisa ribellione e una fuga che lo lascia senza fiato.
Divided Kingdom è una potente distopia, magnificamente scritta, densa di eventi, luoghi e personaggi miracolosamente credibili: un flemmatico terrorizzato dal sole perché convinto di essere di burro, un indimenticabile museo delle lacrime dove il pianto dei malinconici è stato archiviato in fiale numerate, le corse in bicicletta su autostrade ormai deserte, i Bianchi che vivono come animali, vagando tra i confini senza usare parole.
Nelle continue invenzioni di Rupert Thomson si riverberano, con una luce nuova, molte delle tragedie del Novecento, un secolo sempre in bilico tra la tentazione di dimenticare e la necessità di non dimenticarsi.
Divided Kingdom di Rupert Thomson (Divided Kingdom, 2005), traduzione di Michele Piumini, Isbn Edizioni, pag. 350, euro 16,00.
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