Nel frattempo, sul cocuzzolo della montagna, Soran spara il missile, il sole implode (?), il Nexus cambia rotta e la parmigiana di melanzane ingoia ogni cosa. Picard si ritrova all’improvviso nel secondo tempo di Natale a casa Cupiello, nei panni di Eduardo De Filippo, con dodici guaglioni che gli danzano intorno portandogli le ciabatte e chiamandolo “papà”. Il nostro ha un momento di debolezza, poi si guarda dentro le mutande e capisce: - Tutto questo non è reale! E’ solo la rappresentazione onirica dei miei desideri! Scommetto che, non appena mi volterò, mi troverò davanti una donna bellissima! Si volta e s’imbatte in Whoopi Goldberg.
- Non ci sono più le rappresentazioni oniriche di una volta... - commenta deluso.
- Capitano, non perdo tempo a spiegarle come stracazzo faccio a trovarmi qui nel suo sogno, tanto non l’hanno capito nemmeno gli sceneggiatori. Voglio solo avvertirla che non tutto è perduto. E’ vero che Soran ha già sparato il missile, ma qui nel Nexus presente, passato e futuro convivono, per cui le basta premere il tasto “rewind” per tornare indietro e provare di nuovo. Inoltre, le è concesso portarsi qualcuno in aiuto.
Picard annuisce. - Molto bene. Vediamo... sarà meglio scegliere Chuck Norris o Van Damme?
- Non faccia il deficiente, capitano: l’hanno capito anche i sassi che ad aiutarla sarà J.T. Kirk.
- Cosa? Perché mai dovrei scegliere proprio quel panzone rincoglionito?
- Perché è ammiraglio ma anche un mito, e poi perché tutta questa minchiata di film è solo un pretesto per mostrarvi fianco a fianco. Quindi non la faccia tanto lunga e vada a prenderlo.
Detto fatto, Picard si ritrova nella rappresentazione onirica di Kirk. Costui è ovviamente intento nelle sue attività predilette, cioè tagliare legna e cavalcare stalloni rampanti. Appare in splendida forma, atletico e virilmente sudato, sessant’anni suonati ma ne dimostra al massimo settanta.
Picard sceglie attentamente le parole adatte a convincerlo: - Guardi, ammiraglio, siamo agli sgoccioli del secondo tempo, lei è morto due generazioni fa, io l’ho rilevata alla guida dell’Enterprise e come protagonista dello show. Adesso quindi muoviamoci, che dobbiamo spaccare il culo allo scienziato pazzo e prepararci per il “the end” e i titoli di coda.
- Sarà divertente - approva Kirk. - Andiamo.
Picard preme “fast forward” e si ritrovano sul cocuzzolo della montagna. Kirk si tira su la pancera e comincia a menare di brutto Soran. Costui si difende a mani nude perché è sì uno scienziato e intellettuale sofisticatissimo, ma si sa che in Star Trek le dispute si devono risolvere senza nemmeno l’ausilio di una salsiccia elettronica.
Mentre i due se le suonano, Picard distrugge il missile, il sole non implode più, il Nexus si allontana. Si attende uno straccio di spiegazione su come venga risolta l’anomalia temporale (se il Nexus non è mai arrivato sul pianeta, come minchia ha fatto Kirk a venirne fuori?) ma gli sceneggiatori chiaramente se ne sbattono e preferiscono invece deliziarci con la scena madre: la morte eroica dell’ammiraglio ma soprattutto del mito.
C’è un crollo non del tutto motivato (d’altra parte tutta la scena reggeva col Vinavil), e Kirk viene sepolto dalla frana. Picard rimuove le macerie scoprendo il corpo dell’altro riverso in un lago vermiglio.
- Ammiraglio! Ammiraglio! – esclama disperato.
- Calma, ragazzo: non è sangue, mi si è solo sciolto il cerone. Però ora muoio per entrare nella leggenda.
E schiatta. Picard se la mena ancora un po’ in un minuto di raccoglimento molto ma molto shakespeariano.
- Che dire? – declama. - Quali epiche parole possono degnamente suggellare un simile glorioso epilogo? Fatti siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni? Liberate i mastini della guerra? Il mio regno per un cavallo? Essere o non essere questo è il dilemma? Riposa a disagio la testa che cinge una corona?
Gli giunge un sussurro ringhioso dalla cabina di regia. – Di’ la battuta scritta sul copione, stronzo, ché ti paghiamo per questo!
Picard assume un’aria di contegnoso sussiego ed esclama, passando alla storia.
- Teletrasporto? Fatemi risalire.
FINE
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