Il momento dell'ironia con

Francesco Grasso

Sotto spirito Manuale per Aspiranti Autori: una postilla


Sotto Spirito, la nuova rubrica di Delos dedicata all'umorismo più graffiante, nasce nel segno della continuità. Tempo fa Delos pubblicò a puntate un semiserio "Manuale per aspiranti autori". L'articolo che state per leggere ne rappresenta una tanto bizzarra quanto perfida postilla.

E, a seguito dell'articolo, troverete la presentazione di un gioco letterario aperto alla partecipazione attiva del pubblico. Chi fosse interessato, può andare subito a leggerla.

I lettori più affezionati di Delos ricorderanno la provocatoria e ironica raccolta di consigli (indirizzati ai novelli scrittori) pubblicata, qualche tempo fa, tra le pagine della vostra rivista preferita.

Bene, immaginiamo che, facendo fruttare tali consigli (o proprio perché non li avete letti) siate riusciti nel vostro intento: scrivere e far pubblicare una vostra opera. Un romanzo, un'antologia, un saggio, un semplice racconto, non importa: il vostro nome ha raggiunto l'immortalità donata dai caratteri di stampa; la vostra opera troneggia fiera in edicola e/o in libreria, pronta per essere letta e ammirata da interi eserciti di potenziali lettori.

Pensate di aver vinto la battaglia? Vi illudete di potervi rilassare godendovi il meritato successo?

Enorme errore. I drammi veri sorgono adesso. Per aprirvi gli occhi, ecco una serie di avvertimenti e regole da tenere bene in mente, che vi permetteranno di sopravvivere alla vostra nuova condizione di "autori pubblicati", e magari anche di prevenire l'inevitabile ulcera e incanutimento precoce, sintomi della patologia di recente classificata dalla scienza medica come Sindrome dell'Esordiente Pubblicato.

Vietato rileggere

La Sindrome dell'Esordiente Pubblicato ha numerose cause scatenanti. La più comune, indiscutibilmente, è la perniciosissima abitudine, comune a molti neo-pubblicati, di sfogliare le pagine della propria opera fresca di stampa, o addirittura di rileggerla per intero, cedendo alla tentazione e alla curiosità di ritrovare "ufficializzato" ciò che si è scritto con tanta cura e impegno.

Le conseguenze di tale azzardo sono in genere devastanti: la pelle dell'incauto esordiente si ricopre all'istante di macchie bluastre, il suo cuoio capelluto s'inaridisce come per effetto di un defoliante, altre parti sporgenti rischiano la caduta. Nei casi più gravi, si giunge all'afasia, al delirium tremens, alla dissenteria, alla paralisi degli arti inferiori.

Tutti questi sintomi hanno la medesima causa: L'orrendo refuso.

Secondo le statistiche, il sette per cento delle "opere prime", in Italia, viene stampata con errori di ortografia sul nome dell'autore; un altro dieci per cento, con il titolo sbagliato; più del venti per cento, infine, presentano uno spaventoso refuso sintattico-grammaticale entro il primo capoverso, quasi sempre di entità tale da nauseare il lettore medio e da impedirgli di giungere alla seconda pagina.

Il refuso (Refusus Horribilis), com'è noto, è un'entità cosciente e maligna, il cui habitat favorito è proprio l'Opera Prima. Sulle pagine partorite di fresco dagli esordienti, il Refusus Horribilis si incista, si imbozzola e fiorisce. Lungi da infestare periodi secondari, vocaboli neutri e/o ininfluenti alla comprensione della frase, il Refusus predilige annidarsi negli incipit dei capitoli, nei nomi dei personaggi, nei dialoghi cruciali, nelle descrizioni più significative, ovunque possa fare il massimo danno.

Il Refusus Horribilis ha, mirabile risultato dell'evoluzione darwiniana, capacità mimetiche straordinarie. La stragrande maggioranza dei lettori, semplicemente, ne disconosce l'esistenza. Anche di fronte a manifestazioni incontrovertibili della presenza di un Refusus (frasi tronche, pagine mancanti, righe ripetute) il lettore medio non si pone minimamente il dubbio, e classifica immediatamente l'autore del testo infestato come uno scrittore incomprensibile (caso di rara magnanimità) o analfabeta (usuale interpretazione). Il libro infettato, nella stragrande maggioranza dei casi, viene cestinato, e lo scrittore marchiato per sempre.

Dalla virulenza del Refusus Horribilis è estremamente arduo difendersi. Nel corso degli anni, questo terribile parassita ha vinto la battaglia ecologica contro il suo nemico naturale, il Correttore Di Bozze (Refusogaster habilis), sterminandolo completamente. Gli ultimi due esemplari di Correttori Di Bozze, è noto, si sono spenti nel 1992 allo zoo comunale di Segrate, dopo innumerevoli tentativi, inutili, di farli accoppiare in cattività. Tessuti di Refusogaster sono conservati sotto alcool al Museo di Scienze Naturali di Londra, e su di essi scienziati britannici stanno compiendo esperimenti di clonazione, purtroppo finora senza successo.

Alcuni esordiente, ingenuamente, tentano di opporsi all'attacco del Refusus consegnando alle Case Editrici la propria opera direttamente su floppy disk. In tal modo - pensano questi sciagurati - il testo andrà in stampa senza interventi estranei capaci di apportare errori.

Invariabilmente, alla prova dei fatti, costoro poi scoprono un enorme refuso ghignante intento a grattarsi il sottocoda sull'incipit del primo capitolo, e una figliolanza di piccoli refusi pelosi che si aggirano in cerca di cibo nei capitoli successivi. Alla visione, di norma, l'ingenuo esordiente:

1) perde i sensi,

2) azzanna il divano del soggiorno ingurgitando almeno ottocento grammi di stoffa e imbottitura prima di calmarsi,

3) si denuda completamente, scende in strada e inizia a intonare Volga-Volga nel dialetto tradizionale dei battellieri ucraini.

Interrogate in proposito, alcune Case Editrici si giustificano spiegando che per motivi sindacali i loro tipografi devono comunque ribattere di persona il testo delle opere pubblicate, anche se queste giungono in redazione già su supporto informatico. In caso contrario, esse spiegano, verrebbe meno la funzione di un'intera categoria lavorativa, e questo sarebbe occupazionalmente inaccettabile.

Si tratta, com'è ovvio, di una pietosa bugia. Chi potrebbe credere a una simile assurdità burocratico-organizzativa? La verità è molto più inquietante: l'infestazione del Refusus Horribilis, presso ogni Casa Editrice, ha raggiunto livelli di virulenza terrificanti. Ceppi mutanti del Refusus, ormai, sono capace di infettare terreni di coltura sani anche senza contatto diretto. Spore e vibrioni del Refusus, del resto, sono incistati nel corpo dei principali editor e curatori di collane, specie nei loro tessuti cerebrali. Questo, tra parentesi, spiega l'aspetto fisico, generalmente orribile, di tali curatori, nonché una schizofrenia latente, ben avvertibile nel loro comportamento incoerente, a volte platealmente irrazionale.

I curatori incistati, come portatori sani, diffondono l'infezione senza neppure esserne consapevoli. A volte è sufficiente che un curatore stringa la mano di un esordiente perché generazioni di Refusus prosperino sull'intera produzione futura dello sfortunato autore.

Gli scrittori più smaliziati sono ben consapevoli del pericolo, e per questo si rifiutano ostinatamente di avvicinarsi e/o di rivolgere parola ai curatori. Non di rado, è possibile vedere scrittori che toccano curatori solo con lunghi bastoni o con guanti sterili, correndo poi subito a disinfettarsi: non si tratta, come qualcuno potrebbe pensare, di disprezzo verso la categoria, ma di legittima difesa.

Ma i guanti sterili sono solo un palliativo. Debellare la specie dei Refusus va, purtroppo, oltre le possibilità degli autori. L'unica cosa che l'esordiente può fare, per limitare i danni alla propria salute, è tentare di escludere dalla mente il problema.

Perciò, ricordate, vietato leggere. O meglio, rileggere. La copia-omaggio per l'autore, quando fornita, va tenuta doverosamente sigillata, a religiosa distanza, intonsa, e va manipolata con grande attenzione.

 

Il silenzio è d'oro

La seconda causa scatenante la Sindrome dell'Esordiente Pubblicato è la deplorevole e temeraria abitudine (propria degli autori novelli e ancora candidi) di mostrare la propria opera a parenti, amici e colleghi.

Spesso avviene che l'autore, cedendo a una comprensibile debolezza umana, voglia rivelare il suo recente successo editoriale a chi gli sta vicino, in ufficio come in famiglia. E' un'imprudenza che l'incauto scrittore in genere paga molto cara, nei casi migliori procurandosi un'ulcera gastro-duodenale, nei peggiori finendo in manette con l'accusa di omicidio preterintenzionale.

Ciò che i novelli autori in genere non afferrano, infatti, è che la stragrande maggioranza delle persone è non solo completamente aliena ai problemi e alle gioie del mondo letterario, ma addirittura ignora che il suddetto mondo esista. Il collega d'ufficio e/o il parente medio, di norma, non capiscono non solo cosa significhi essere autore di un libro pubblicato, ma finanche che diavolo sia un libro. E, anche quando lo comprendono, se ne sbattono allegramente.

Capita ad esempio che l'esordiente pubblicato entri in ufficio brandendo gongolante una copia fresca di stampa del proprio romanzo. Egli strappa il vicino di scrivania e/o il capufficio dalle loro imprescindibili occupazioni (il sonno, il tresette, la navigazione sul sito di Playboy) e tenta di farli partecipi della propria eccitazione; si dilunga a disquisire sulla diffusione del romanzo, sul fascino della copertina, sui temi affrontati, sul pathos della trama, sul messaggio, sul giudizio della critica. Il vicino di scrivania e/o il capufficio, con aria torpida, attende che l'autore termini il suo sermone. Poi, quando quest'ultimo tace per riprendere fiato o allarmato dall'assenza di reazioni nell'interlocutore, egli assume un'espressione da vittima della guerra chimica, prende in mano il libro in questione, e gela l'autore con una frase mitica, rivelando di non aver ascoltato assolutamente nulla di ciò che gli è stato appena detto, e di aver afferrato ancora meno. Poi, approfittando della momentanea paralisi esterrefatta dell'autore, il collega/capufficio torna alle proprie improrogabili attività lavorative (il sonno, il tresette, la navigazione sul sito di Penthouse): un istante dopo, l'episodio viene completamente dimenticato.

Capita in altre sciagurate circostante che l'esordiente pubblicato tenti di vivacizzare una terrificante serata tra parenti indirizzando la conversazione sui propri recenti traguardi letterari. Tale argomento viene in genere accolto dai congiunti con l'interesse e la reattività del Muro di Berlino. Di norma, intorno al tavolo si propagano vaghi cenni di assenso automatico, in cerchi concentrici sempre più deboli; il discorso torna quindi rapidamente sulle ultime vicende di corna della pecora nera della famiglia, quasi sempre una cognata di nome Evelina.

A volte, se l'autore è così fortunato e abile da far giungere a destinazione le proprie parole, accade che un parente alzi la testa dai propri rigatoni al sugo di cozze, sbarri gli occhi come Paolo sulla via di Damasco ed esclami un'altra frase mitica, ad esempio: "Che coincidenza! Anche il figlio del mio portiere, una volta, ha letto un libro! Devi assolutamente parlarci! Vuoi segnarti il numero?".

Ovviamente, a questo punto, la partita è perduta: qualsiasi tentativo di spiegazione, qualsiasi accenno al fatto che i lettori/scrittori (nell'immaginario collettivo del parentame associati ai bibliotecari, ai commessi di libreria e ai solutori di cruciverba), per quanto possa sembrare strano, non usino scambiarsi ricette e medicamenti come malati di emorroidi, cade nel vuoto. L'autore è costretto ad appuntarsi il numero telefonico del figlio del portiere e promettere di chiamarlo perché "E' tanto giovane, poverino".

E tuttavia, gli effetti più devastanti per la salute dell'esordiente non si hanno nei casi appena descritti. Si verificano invece in presenza del più pericoloso e infido esemplare di parente/amico/collega: il Falso Entusiasta.

Costui (in genere un tipo panciuto, calvo, quasi sempre di nome Walter), in un vertice di sublime perfidia, apparentemente recepisce e afferra compiutamente la notizia che il congiunto/amico/collega è appena diventato uno scrittore pubblicato. Si spertica allora in complimenti, si sloga la mascella in sorrisi, si deforma l'articolazione della mano in strette e pacche sulle spalle.

Poi richiede, anzi pretende, una o più copie del libro in omaggio. All'autore, che razionalmente lo invita a recarsi in libreria e ad acquistare il volume, replica imbronciato e offeso, sibilando alcune straordinarie frasi mitiche.

L'autore, di norma, tenta di chiedere al Falso Entusiasta se egli pretenda parimenti il pieno gratis dall'amico benzinaio, o il prosciutto a sbafo dal cognato salumiere. Ma, naturalmente, non riesce a far capire l'obiezione. Il Falso Entusiasta insiste fino a quando, imbarazzato e stanco, l'autore cede, acconsentendo a donare all'importuno una copia del proprio romanzo.

Il Falso Entusiasta, ancora, non è contento. Egli vuole, anzi intima, una dedica adeguata sulla seconda di copertina, che lo citi come amico del cuore e lo aduli nella maniera più gratificante possibile. L'autore (la cui epidermide a quel punto comincia a riempirsi di vesciche pruriginose) è costretto a vergare e correggere più volte una frase appropriata, lavorando di gomma e di lapis fin quando il tanghero non si dichiara soddisfatto.

Com'è ovvio, la dedica è l'unico frammento del romanzo che il Falso Entusiasta si azzardi e si sogni mai di leggere. Interrogato a tal proposito, anche a distanza di mesi, il Falso Entusiasta usualmente confessa di non aver neppure sfiorato l'opera che tanto ha insistito per avere. Anche se si tratta di un racconto di poche righe, il Falso Entusiasta ha il coraggio di giustificarsi affermando che terrificanti impegni di lavoro (sonno, tresette, navigazione sul sito di Hot Sexy Blonds) non gli hanno lasciato un istante libero.

A volte, il Falso Entusiasma dimostra mirabili doti di cinismo, non tentando neppure di giustificarsi, ma anzi umiliando il malcapitato autore con una nuova serie di frasi mitiche. Le reazioni dell'autore, non di rado, finiscono in Cronaca Nera.

Si formulano varie ipotesi sulle reali motivazioni del Falso Entusiasta:

1) E' un mentitore nato, è capace di falsificare persino le proprie radiografie.

2) Ha la casa piena di sedie traballanti e di tavoli ballerini, perciò ricerca ovunque volumi da porre sotto le gambe da pareggiare.

3) Pur di procurarsi qualcosa gratis, sarebbe pronto a prestarsi a qualunque bassezza (meno che leggere, ovviamente, a quello preferirebbe la morte).

4) E' un masochista con tendenze suicide.

E' facile riconoscere gli scrittori che sul proprio cammino siano incappati in uno o più Falsi Entusiasti, e ad essi siano sopravvissuti. Di norma, costoro pretendono dalla Casa Editrice, per i futuri lavori, un certo numero di volumi stampati in bianco: essendosi rassegnati, vogliono almeno evitare la beffa.

In conclusione, rivelare a colleghi, parenti e amici di essere stati pubblicati è uno degli atti più nefasti che un esordiente possa compiere. Il silenzio, ricordatelo, è d'oro.

Polemica mon amour

Un terzo pericolo per l'esordiente pubblicato è cadere nella trappola delle polemiche.

Capita che, all'uscita del suo primo libro, l'autore sia desideroso di conoscere l'opinione dei colleghi scrittori su ciò che egli ha partorito. L'esordiente tuttavia non è nello stato mentale più adatto per un simile confronto: lungi dall'essere sereno e razionale, egli è timoroso, incerto, pieno di dubbi e bisognoso di conferme.

Naturalmente, incappa nell'inevitabile stroncatura da parte dell'Esperto di turno. Con profonda costernazione, egli subisce una vera e propria aggressione scritta, con tanto di insulti e contumelie, che lo lascia sbigottito e incredulo. Di rado la stroncatura entra nel merito dell'opera (in genere questa non viene neppure letta): di norma viene preso di mira esclusivamente l'autore, che viene bersagliato con varie e complesse argomentazioni, riconducibili però tutte alla Regola Aurea dell'Esperto: "L'esordiente non deve permettersi di esordire se non ha già pubblicato almeno tre romanzi" e ad altre frasi mitiche.

In genere l'Esperto è un collega scrittore, e il suo grado di cattiveria è direttamente proporzionale al consenso del pubblico nei riguardi dell'Opera Prima dell'esordiente, e inversamente proporzionale al numero di opere che l'Esperto stesso ha pubblicato. Un Esperto ancora all'asciutto di pubblicazioni è, di regola, un'autentica belva.

Superato il momento di choc, l'autore neo-pubblicato, naturalmente, non riesce a esimersi dal replicare alla stroncatura (tramite missiva postale, fax, lettera avvolta su mattone e gettata contro la finestra dell'Esperto). Quasi sempre tale replica viene riportata (più o meno integralmente) dalla rivista che ha pubblicato la stroncatura, dato che l'editore di tale rivista conosce bene i suoi polli. Si produce ben presto un'escalation di violenza verbale, tanto più accesa e furibonda quanto più l'autore e l'Esperto amano la rissa. Tale scontro a mezzo stampa si distacca sempre più dall'oggetto del contendere, cioè l'Opera Prima, per concentrarsi viceversa sulle abitudini sessuali dei contendenti, sulla professione delle loro austere genitrici, sugli usi e costumi dei loro antenati sino alla settima generazione.

Si tratta di un esercizio sterile, che impegna le energie mentali e fisiche dell'autore, energie che egli potrebbe più proficuamente riversare nella stesura di nuove opere. Si tratta però, inutile negarlo, di un esercizio gratificante, non scevro da alcune perverse soddisfazioni.

Pur sconsigliandolo vigorosamente, ci si rende conto che non è facile per un esordiente sottrarvisi. Dopotutto, questo tipo di polemica è una sorta di "rito di iniziazione". E' facile scorgere in tale prassi assonanze con gli scherzi pesanti che le matricole universitarie devono subire per essere ammesse nel ristretto mondo accademico, o con le angherie che i giovani di leva patiscono dai "nonni" in caserma.

Sul momento, di certo, l'autore vi soffre. In seguito, però, nella levità impalpabile del ricordo, i giorni della polemica vengono rammentati quasi con nostalgia, anche perché, nel frattempo, gli acerrimi avversari dialettici dell'autore sono magari diventati i suoi migliori amici. Non è raro che l'esordiente, più avanti nella sua carriera, rimpianga con malinconia quei magici momenti perduti, quegli anni fatati in cui le opinioni (le proprie, ma anche quelle altrui) sembravano avere davvero importanza, in cui sembrava lecito, anzi doveroso, battersi, duellare sulla punta delle parole, azzannarsi per un'idea.

Bei tempi quelli, davvero.

Frasi mitiche

- Ehi, hai visto? L'autore di questo libro si chiama come te!

- Ma... come mai c'è il tuo nome su questo volume?

- Ah, hai comprato un libro? E... a che serve?

- Che coincidenza! Anche il figlio del mio portiere, una volta, ha letto un libro! Devi assolutamente parlarci! Vuoi segnarti il numero?

- Come, vuoi farmi pagare il tuo libro? Che razza di amico sei?

- Ma no, io voglio una copia personale, firmata e consegnata dall'autore! Comprarla sarebbe troppo "freddo"!

- Andiamo, lo sai che non entro in una libreria dal 1968! Regalami una copia!

- Vabbe', ne compro una, ma tu regalamene tre per i miei nipotini.

- Non ho avuto tempo: lo leggerò quando sarò in pensione.

- No, non l'ho letto. Ma sai... i libri mi annoiano.

- L'ho dato al filippino. Lui legge quella roba.

- L'ho perduto. Me ne dai un altro? Meglio altri due... Nel caso lo perdessi di nuovo.

- L'esordiente non deve permettersi di esordire se non ha già pubblicato almeno tre romanzi

- Lo aspettiamo al secondo libro.

- E' bravo, ma purtroppo lo sa.

Il gioco di "Sotto Spirito"

Prende il via dalla prossima puntata di "Sotto Spirito" un gioco letterario aperto alla partecipazione dei lettori. Tale gioco consiste, in breve, nel realizzare dei "pastiche letterari" dichiaratamente ironici, prendendo a modello (e a bersaglio) i più famosi autori SF, anglosassoni e non.

Scopo dichiarato del gioco è quello di presentare, pur nel massimo rispetto e ammirazione, in una veste diversa i mostri sacri della fantascienza, sottolineandone certe eccentricità nello stile, i luoghi comuni, le contraddittorietà, le ossessioni e i chiodi fissi. Bonariamente ma senza lesinare sull'ironia, sezioneremo il loro modo di scrivere e li mostreremo, ammiccando di complicità, da un angolazione beffarda, appunto "Sotto Spirito".

Chi tra i lettori abbia voglia di cimentarsi in questo gioco, mandi i suoi pastiche (racconti, brani, anche semplici passaggi) all'indirizzo del curatore, specificando l'autore famoso imitato. Le opere migliori, in particolare le più divertenti, verranno pubblicate nei prossimi numeri di questa rubrica.



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