Ulyssa stava rileggendo con attenzione il messaggio. Diede una pacca su una spalla a Dixie Mae. – Be’, chiunque sia, di certo non mi sembra affatto un amico.
Dixie Mae annuì. – Questo bastardo ha fatto scattare degli interruttori nella mia testa. – Compresa la sua curiosità. Suo padre era l’unica persona vivente a sapere che quell’incendio l’aveva appiccato lei, ma erano trascorsi almeno quattro anni dall’ultima volta che lei gli aveva dato il suo indirizzo... e suo padre non avrebbe mai usato quel tono da maniaco sessuale privo di ogni rispetto.
Victor stava spostando lo sguardo da Ulyssa a lei, probabilmente un po’ deluso di non essere più oggetto dei loro sospetti. – Allora, secondo voi chi è?
Don Williams alzò la testa da dietro il divisorio del suo cubicolo. – Chi è cosa?
Altri cinque minuti, e tutti quanti gli operatori di quella sala avrebbero messo la testa o un’altra parte del corpo dentro quel cubicolo.
Ulyssa gli rispose: – A meno che tu non sia sordo, Don, dovresti aver sentito. Qualcuno ci sta prendendo per il naso.
– Be’, fate rapporto a Johnson. Questo è il nostro primo giorno, gente. Non è la giornata adatta per le mascalzonate.
Quelle parole riportarono Ulyssa sulla terra. Come Dixie Mae, anche lei vedeva nel lavoro alla Lotsa Tech la sua ultima occasione di sistemarsi decentemente.
– Sentite – disse Don, – è quasi ora di pranzo. – Dixie Mae guardò il suo orologio. Il tempo era volato! – Possiamo parlare di questa faccenda alla caffetteria. Poi torniamo qui e offriamo alla Grande Lotsa un buon pomeriggio di lavoro. E così avremo concluso la nostra prima settimana! – Don Williams aveva progettato una festicciola a casa dei suoi genitori per quella sera. Sarebbe stata la prima volta che uscivano dai confini della Lotsa Tech, da quando avevano accettato il lavoro.
– Proprio così – annuì Ulyssa. – Dixie Mae, tu hai l’intero weekend per capire chi sta facendo questo... e pensare a una vendetta.
Dixie Mae guardò l’insondabile campo “nome del precedente operatore”. – Io... non lo so. Questa sembra una cosa fatta qui dentro, in qualche ufficio della Lotsa Tech. – Guardò fuori dalla finestra panoramica di Victor. Era la stessa vista che si aveva dal suo cubicolo, ma ora vedeva tutto sotto una luce diversa. Da qualche parte in quel gradevole scenario da country club c’era un vero rompiscatole. E stava giocando agli indovinelli con lei.
Tutti tacquero per qualche secondo. Forse fu questo ad aiutare Dixie Mae a capire cosa stava guardando: il reparto adiacente, più in basso lungo il pendio della collina. Da lì si poteva vedere soltanto il primo piano dell’edificio, e non il pianterreno. Come tutti gli edifici della Lotsa Tech aveva un numero d’identificazione in oro a ogni angolo. Era l’Edificio 0999.
L’unico indizio che posso darti è il Numero della Bestia letto a testa in giù. – Gesù, Ulyssa. Guarda: 999. Il Numero della Bestia capovolto – disse Dixie Mae, indicandolo.
– Potrebbe essere una coincidenza.
– No, sembra un cartello indicatore, piuttosto.
Dixie Mae guardò Victor. Era il genere di cosa che un tipo come lui avrebbe potuto montare. Ma chiunque avesse scritto quella lettera sapeva troppo. – Sentite, oggi ho idea di saltare il pranzo, e di fare un giretto qua e là per la Lotsa Tech.
– Questa potrebbe essere una sciocchezza – disse Don. – La Lotsa Tech è un posto aperto, ma noi non possiamo sentirci liberi di andare a ficcare il naso in reparti dove lavorano ad altri progetti.
– In questo caso vuol dire che mi manderanno via.
– Già, davvero il modo migliore di cominciare un nuovo lavoro – disse Don. – Io non credo che voi tre abbiate capito quale opportunità abbiamo qui. So che nessuno di voi ha mai lavorato all’Assistenza Clienti. – Li guardò con aria di sfida. – Be’, io l’ho già fatto. Questo è il paradiso. Ognuno di noi ha un ufficio dove fa il comodo suo, ingresso gratuito ai campi da tennis e al centro di terapia sportiva. Ci trattano come i progettisti di software da un milione di dollari l’anno. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per dare consigli esperti ai clienti. Ciò che la Lotsa Tech cerca di fare qui è rivoluzionario! E voialtri vi comportate come se poteste permettervi di buttare via tutto questo. – Li guardò di nuovo uno dopo l’altro. – Be’, fate quel che vi pare. Io vado a pranzo.
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