La compagnia dell'Anello
Il romanzo capostipite del filone fantasy è adesso un mastodontico progetto da quasi 300 milioni dollari che diverse grosse majors hollywoodiane non si sono sentite di produrre. Si può ora tranquillamente affermare che hanno preso quella che si può tranquillamente definire una gigantesca cantonata, perché il risultato è un pieno successo sia dal punto di vista artistico che da quello commerciale.
Gli adattamenti fatti in fase di sceneggiatura potranno far storcere il naso ai puristi tolkieniani ma funzionano egregiamente. Solo in qualche passaggio iniziale il copione tradisce la sua origine letteraria, ma è definitivamente un trionfo di cinema. Chiunque abbia visto uno qualsiasi dei precedenti film di questo regista si sarà reso conto che ci troviamo di fronte ad un insolito, eccentrico, immaginifico talento visionario che trova pane per i suoi denti nel mondo della Terra di Mezzo. L'avvio è un po' lento e la prima mezz'ora di film risente del dover introdurre personaggi e situazioni per gli avvenimenti che seguiranno, ma questo vale esattamente anche per il romanzo. Poi però tra orchi, fate, elfi, mostri, maghi, castelli maledetti e boschi incantati Jackson ci trascina in un viaggio assolutamente straordinario, che è doppiamente sorprendente, sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista artistico.
Tecnicamente il film è un puro gioiello: vecchi trucchi di cinema, tipo le false prospettive, affiancati dalle più moderne tecnologie digitali, tutto per ricreare un intero mondo. I tecnici della WETA di Wellington hanno fatto miracoli su tutti i fronti: make up, trucchi meccanici, miniature e effetti digitali, un lavoro che non ha niente da invidiare ai più noti marchi americani. Vedere per credere tutta la parte ambientata nelle grotte di Moria, eccellente.
Set e scenografie che sono una vera gioia per gli occhi e certamente gli scenari naturali della bellissima Nuova Zelanda aggiungono carattere e unicità al tutto. I personaggi prendono vita grazie anche ad un lodevole lavoro di casting: Elijah Wood è un perfetto Frodo e il cicciottello Sean Astin un ottimo Sam, fedele compagno d'avventura. Ian McKellen brilla col suo solenne Gandalf e Viggo Mortensen è un Aragorn semplicemente da manuale, personificazione del Cavaliere che tutti vorremmo avere al nostro fianco nei momenti di pericoloso. Quel che conta comunque è che il film è veramente coinvolgente, spesso anche genuinamente pauroso. Le visioni di Sauron disturbanti e spaventose, le battaglie e le lotte violente e sanguinarie: in alcuni punti l'incalzare degli avvenimenti è frenetico e il film tiene inchiodati alla poltrona, togliendo letteralmente il fiato.
Sul versante musicale il collaudato Howard Shore mescola melodie celtiche, cori gregoriani e potenti passaggi orchestrali. Il risultato calza bene al film, sebbene in qualche punto titanicheggi un po'. Spesso in casi di esagerata attesa si creano aspettative che poi vanno deluse al momento della visione del prodotto finito, come nel caso emblematico di Guerre Stellari-Episodio 1. La compagnia dell'Anello invece riesce a smettere di essere un evento e si rivela essere davvero un bel film, il che poi è quello che conta. Alla fine, vedendo Frodo e Sam guadare il fiume e inoltrarsi per i territori che li porteranno a Le due Torri, si vorrebbe poter andare subito con loro per vedere il resto della storia.
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