Come accenna Mayr, secondo la mitologia greca Europa era la bellissima figlia del re Agenore di Fenicia e di Telefassa, della quale Giove si invaghì. Per poterla condurre a sé, Giove si trasformò in un bellissimo toro. Europa non resistette alla tentazione di salirgli sul dorso e non appena fu in groppa, il toro iniziò a galoppare attraverso le acque del mare fino a Creta e dalla loro unione nacquero tre figli: il Minotauro, Minosse e Radamanto. Ecco come, nelle sue Metamorfosi (vv. 858-875), Ovidio racconta il mito di Europa:
"Miratur Agenore nata, quod tam formosus, quod proelia nulla minetur, sed quamvis mitem metuit contingere primo mox adit et flores ad candida porrigit ora. Gaudet amans et, dum veniat sperata voluptas, oscula dat manibus; vix iam, vix cetera differt et nunc adludit viridique exsultat in herba nunc latus in fulvis niveum deponit harenis Paulatimque metu dempto modo pectora praedet virginea plaudenda manu, modo cornua sertis impedienda novis. Ausa est quoque regia virgo nescia, quem premeret, tergo considere tauri: cum deus a terra siccoque a litore sensim falsa pedum primo vestigia ponit in undis, inde abit ulterius mediique per aequora pont fert praedam. Pavet haec litusque ablata relictum respicit et dextra cornum tenet, alteram dorso imposita est; tremulae sinuantur flamine vestes"."La guarda con meraviglia la figlia di Agenore, perchè è così bello e non ha per nulla un'aria minacciosa e battagliera, ma benchè sia mansueto, da principio ha timore di toccarlo; poi si avvicina e gli porge dei fiori verso il candido muso. Gode l'innamorato e, mentre giunge il sognato piacere, le bacia le mani; ormai a stento a stento differisce tutto il resto ed ora gioca e saltella sulla verde erba, ora stende il candido fianco sulla bionda rena; ed a poco a poco allontanata la paura offre il petto perchè con la virginea mano possa palparlo, ora le corna perchè le adorni con ghirlande appena intrecciate. La vergine regale osò anche sedersi sul dorso del toro, inconsapevole su chi stia sedendo; il dio, piano piano, dalla terra e dalla spiaggia asciutta allontanandosi imprime le false orme delle sue zampe sulla battigia, quindi va più avanti e trasporta la preda sempre più in alto mare. Essa ha paura e voltatasi indietro osserva la spiaggia ormai lontana, mentre la destra stringe un corno e la sinistra è appoggiata sulla groppa; tremolando le palpitanti vesti si gonfiano al leggero soffio del vento."
Un curioso problema
Malgrado l'annuncio ufficiale di questa nuova e affascinante nomenclatura, ancora per due secoli abbondanti gli astronomi si riferirono ai satelliti di Giove seguendo il sistema numerico suggerito da Galileo, iniziando a numerare i corpi celesti dal più vicino a Giove, e questo semplice metodo venne adottato anche per identificare i satelliti di Saturno. Ma nel 1789 si manifestò un imprevisto che costrinse gli astronomi a rivedere il sistema. Tra il 1655 e il 1684, Huygens e Cassini avevano scoperto cinque satelliti di Saturno e li avevano numerati secondo la tradizione. Ma quando nel 1789 Herschel scoprì altri due satelliti interni al primo, ovvero più vicini a Saturno del numero '1', come si sarebbero dovuti chiamare? Si doveva rinumerarli tutti, generando confusione rispetto a tutto ciò che era stato pubblicato in precedenza, o aggiungere i numeri '6' e '7', lasciando perdere il consueto ordine che voleva i numeri dei satelliti in ordine crescente secondo la distanza? Oppure ancora rinumerarli a seconda dell'ordine cronologico della scoperta? Fu nel 1847 che John Frederick William, figlio di Herschel, propose di risolvere il problema applicando ai satelliti di Saturno le osservazioni che Mayr e Keplero avevano fatto oltre duecento anni prima riguardo ai nomi dei satelliti di Giove. Fu così che il sistema di chiamare i satelliti con nomi tratti dalla mitologia greca divenne ben presto la convenzione. E il satellite numero '2' ritornò a essere, questa volta definitivamente, Europa.
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