Il Clarke che conosciamo noi, il Clarke che credevamo di conoscere ha qualche legame con quel signore che si gode la vita nel sudest asiatico?
Be', indubbiamente sì, ma a un livello tale che la sua condotta di vita non possa in ogni caso turbare la magnifica opera che nei suoi lunghi anni di attività letteraria è riuscito a creare.
I presunti problemi di Clarke nel gestire i suoi rapporti con gli altri esseri umani e la sua sessualità non implicano che si debba rimettere in discussione il suo modo di rapportarsi con "la natura tutta". Gli ideali di razionalità e scetticismo costruttivo di cui è portatrice la sua fantascienza rimangono inalterati, senza lasciarsi turbare dalle piccolezze e meschinità dell'uomo che ha dato loro forma in quelle opere a noi care.
Rimane a noi da ingoiare l'amaro boccone della consapevolezza, con tutto il costo emotivo che comporta capire e accettare che gli uomini non sono solo le idee che li animano, c'è anche altro sotto, anche se spesso vorremmo seppellirlo.
Nel caso di Clarke questo boccone potrebbe risultare estremamente amaro.
Adesso siamo costretti a chiederci chi sia Clarke e se corrisponda a quell'immagine mentale che ce n'eravamo fatti, ma il problema è nostro che abbiamo creduto che belle idee, commovente razionalità e poesia della natura, potessero trovare espressione solo in un uomo garbato equilibrato e senza macchia.
Invece no, siamo costretti a ricrederci. Ottima e sublime poesia può venir fuori anche dalla più fetida fogna, anche se magari noi preferiamo turarci il naso per non disturbare le orecchie.
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