Naturalmente non c'è poi bisogno di leggerli realmente, questi romanzi.
O meglio, a leggerli veramente è soltanto la piccola percentuale di cui parlavo prima, i consumatori abituali. Gli altri comprerebbero anche volumi dalle pagine bianche, purchè forniti di una bella copertina col nome famoso messo bene in evidenza, magari accompagnato dalla foto dell'autore in posa plastica.
Dall'altro lato ci sono i libri-spazzatura, questi sì letti, anzi divorati dal grosso pubblico, mai sazio di simili capolavori. Si va dalle rivelazioni sulla vita sessuale dei futuri regnanti ai romanzi scandalistici sugli ex-divi di Hollywood, dalla raccolta di vignette e/o monologhi umoristici dei più gettonati comici televisivi ai ricordi dei primi quarant'anni d'attività di prostitute d'alto bordo... Queste opere sono capaci di polverizzare in pochissimi giorni ogni record di vendita, cosa che porta alla nausea ed alla disperazione tanti validi giovani scrittori, e li fa pensare di aver scelto il mestiere sbagliato.
L'impressione comune è che la gente, almeno la maggioranza, entri in libreria con le idee meno che chiare, sotto il totale condizionamento del "grande fratello" televisivo, e questo li porta a scegliere il nome del personaggio che ha già visto sul piccolo schermo, quasi che l'andare o meno in onda promuova o bocci automaticamente un autore.
Apparire in una trasmissione televisiva, diventare un "volto" conosciuto, meglio ancora partecipare a trasmissioni-contenitore, a salotti televisivi, far polemica davanti alle telecamere, oggigiorno è molto più importante di qualsiasi attitudine letteraria. Non c'è bisogno di citare i vari Roberto d'Agostino, Giobbe Covatta, Pazzaglia o Francesco Salvi per chiarire l'esempio.
Questa è la situazione. Può apparire giusta o sbagliata, in questa sede non importa. Uno scrittore esordiente, ancora in cerca del proprio stile, dei propri temi, della propria identità artistica, deve allora porsi il problema di quali siano i propri fini, le proprie aspirazioni, i propri traguardi. Per cosa vuole scrivere? E per chi?
Se aspira a diventare un autore letto, di successo, o più modestamente a mantenersi con i suoi scritti, dovrà accettare più di un compromesso. Dovrà seguire i gusti del pubblico, mantenere il proprio lavoro su standard commerciali, curare la propria immagine, far di tutto per apparire al Maurizio Costanzo Show, o comunque in televisione. Il suo lavoro sarà molto più complesso che adagiare parole sulla carta.
Se invece scrive, o aspira a farlo, per soddisfare le proprie personali inclinazioni, per il gusto di farlo, perchè solo così riesce ad esprimere le passioni ed i conflitti che si porta dentro, perchè in definitiva tenta di comunicare qualcosa di sè al mondo, si tolga dalla testa di poter diventare ricco. Anzi, si tolga dalla testa di riuscire a tirare avanti con i suoi guadagni letterari. Per farlo non dovrà essere solo molto bravo, ma anche tanto, tanto fortunato.
Non è cinismo, non è amarezza rancorosa. E' una semplice constatazione, ed è un monito che doverosamente va fatto agli autori principianti.
Dunque cosa scrivere? La domanda è meno oziosa di quanto si potrebbe pensare. Molti giovani autori sono convinti che la cosa migliore sia specializzarsi in un settore particolare della narrativa. I gialli, ad esempio, o i romanzi rosa, o l'horror, l'avventura, il noir. Spesso capita che l'aspirante scrittore, per i primi tentativi, si limiti al genere letterario verso cui ritiene di essere portato, quasi non osasse avventurarsi fuori dal piccolo recinto in cui si sente sicuro. Ed a volte, nonostante gli insuccessi, capita che ci si impunti sul genere prediletto, ignorando completamente altre strade magari più agevoli per il medesimo traguardo.
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