Per quanto riguarda i racconti delle antologie, il discorso si fa necessariamente più lungo e impegnativo, in quanto i mondi e le avventure letterarie con cui mi sono trovato ad avere a che fare sono innumerevoli, e per ogni titolo, per ogni autore, c'è qualcosa da dire e universi interi da scoprire.
Del resto, le firme delle venti e oltre rappresentazioni del fantastico made in Italy si raccontano da sole. Scrittori di altissimo livello come Luigi De Pascalis, Riccardo Leveghi (straordinario il suo Deserto Rosso in Destinazione Uomo), Mauro Antonio Miglieruolo (che è la penna più scoppiettante e dissacratrice del nostro patrimonio di autori e che io ricordo soprattutto per un magnifico romanzo, Come ladri di notte, che credo si debba giudicare una delle opere più valide in assoluto dell'intero panorama della fantascienza italiana dalle sue origini a oggi), Massimo Pandolfi, Maurizio Viano (forse il più raffinato ed elegante, che in seguito ha avuto modo di esprimersi a livelli di eccellenza con il racconto Un bagno di stelle compreso nell'antologia Maturità uscita su Galassia ndeg. 223 del giugno 1977), Cesare Falessi, Livio Horrakh (bravo, corretto e non di rado geniale), Remo Guerrini (che di recente, nel 1992 presso la casa editrice Interno Giallo, ha pubblicato il bel romanzo Strega, e che adesso dirige il mensile scientifico Focus) e naturalmente quei tre abilissimi curatori che hanno voluto apporre il loro sigillo non solo sulla scelta del materiale (quasi sempre caduta tra le rigide griglie di selezione di Gianfranco De Turris) ma anche e soprattutto nella delineazione di una potente espressione narrativa che io mi stupisco, a posteriori, non abbia dato vita a un fermento e a una profusione di autori e di iniziative che avrebbero dovuto coinvolgere l'intero ambiente del fantastico italiano con una genuina spinta propositiva.
Gianfranco De Turris ha scritto due racconti molto diversi l'uno dall'altro eppure accomunati da uno stile parsimonioso e immaginifico, che riesce a suscitare nel lettore un clima di totale compartecipazione con le sensazioni struggenti dei due protagonisti, e persino il tocco a sorpresa del finale, che lascia completamente soddisfatti anche i palati più esigenti, non riesce a emergere con prepotenza dal castello delicato costruito col linguaggio e con la precisa delineazione della psicologia dei personaggi. Così Natale su Miranda (apparso su Destinazione Uomo) e Sulla spiaggia (in Amore a quattro dimensioni, forse la cosa più bella che io abbia mai letto di De Turris), per quanto completamente differenti come impostazione, collocazione temporale ed effetto ottico, se letti conseguenzialmente uno con l'altro sembrano frammenti di una stessa placca dorata che il collante della scrittura riesce a rimettere insieme anche a distanza di tempo.
Vittorio Curtoni è uno scrittore più complesso, più difficile da interpretare, e i suoi racconti restano alla memoria per l'impegno della trama e la struttura narrativa, sempre supportata da uno stile adeguato che non scade mai nel prolisso seppure con altissimi vertici di poesia.
Gianni Montanari, dei tre, è a mio avviso l'autore più classico, anche se le acute invenzioni dei suoi racconti, sempre strutturate in modo che non abbiano brusche sterzate difficili da giustificare, rientrano in modelli che cercano sempre di dare una spinta al grosso contenitore di cristallo entro cui la narrativa si accumula e si evolve. Se il tema dominante di uno di questi racconti, Ad maiorem Dei gloriam (su Destinazione Uomo) è la religione e il conflitto intimo del protagonista con i temi cari alla teogonia divina, senz'altro il fulcro dell'azione è situato in una diversa prospettiva e consente al lettore di darne diverse interpretazioni, per poterle armonizzare con le proprie credenze e con i propri guizzi d'immaginazione.
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