- Ehi, capo, qui c'è una mattonella che si muove - fa Ceccherini. - E se fosse un sensore per la presenza di intrusi?
- In una piramide di cinquemila anni fa? C'è un limite anche alle stronzate, no? Sarà semplicemente rotta.
- Veramente c'è scritto Secursystem Bticino.
Gli altri lo ignorano e proseguono. Ma nelle viscere della piramidona un misterioso meccanismo, azionato dal segnale antifurto, estrae dal freezer una regina Alien congelata nel domopak. Poi la mette nel microwave e imposta il programma di sbrinamento rapido. Mamma Alien si sveglia, sorbisce un caffè al Vernelli, sbadiglia un "Freddino stamani, eh?" e si mette coscienziosamente a deporre uova.
Nel frattempo, Bob, Ziggy e Marley sono arrivati a Base Carpenter, ove fanno riscaldamento pre-partita sbudellando allegramente la retroguardia della squadra d'esplorazione. C'è giusto il minimo sindacale di visioni all'infrarosso, sistemi d'invisibilità e prede umane appese alle travi come capicolli in stagionatura, ma in sala si avverte subito che il meglio (peggio?) deve ancora venire.
L'azione si sposta di nuovo all'interno della piramide. Raul Bova e gli altri sono finiti in una specie di sala mensa dove sui tavoli, al posto dell'abbacchio, ci sono scheletri umani semispolpati.
- Questo era l'altare dei sacrifici - pontifica Bova.
- Ok, genio, dicci qualcosa che non sappiamo - sbuffa Alexa.
L'altro raccoglie la sfida. - Guardate queste manopole. Qui si deve impostare giorno, mese e anno.
Questa volta gli altri strabuzzano gli occhi. - E tu che cazzo ne sai?
- Ehi, guardate che sono un esperto.
- D'archeologia?
- No, di calendari. - ribatte Bova, mettendo in mostra gli addominali scolpiti.
- Vediamo... ottobre... 2004. - Le manopole ruotano, il meccanismo scatta e si apre una specie di ventiquattr'ore Samsonite con dentro tre pistolone con puntamento laser, del modello che tutti abbiamo visto in Predator 1.
- Incredibile... - balbetta Ceccherini. - E' come se avessimo scoperto che Mosè guardava i DVD.
- Sì, però solo quello de Il principe d'Egitto. - precisa Raul Bova.
In quel momento si apre una trappola sul pavimento, le pareti ruotano, si alzano saracinesche, calano blocchi di pietra, insomma un bordello. Alla fine della giostra, il gruppo si trova separato in tante piccole camerette isolate tipo hotel giapponesi.
- Cos'è, una prova dell'Isola dei Famosi? - esclama Alexa.
- Bene, così mi alleno per l'anno prossimo - commenta allegramente Raul Bova. Poi conserva le pistolone nello zainetto Invicta e si mette a cercare l'uscita.
- Gli aztechi contavano su base dieci - assicura. - Quindi tra dieci minuti si aprirà una porta. Logico, no?
- Io quasi quasi ti sparo - commenta Alexa.
Nel frattempo, nella camera dei sacrifici, non si sa bene come, arriva una confezione da sei di uova aliene. I soliti ragnetti zompano sulle facce degli scienziati rimasti intrappolati e li inseminano. Normalmente ci vorrebbero ore perché il secondo stadio dell'Alien (il vermetto, ricordate?) sbuchi dalla pancia degli inseminati, però stavolta si fa subito perché, che cazzo, non abbiamo tempo da perdere, e poi si sa che il pubblico vuole sangue, mica coerenza.
I successivi venti minuti di pellicola sono un videogame talmente sconclusionato e demenziale che al confronto Quake3 è una Chanson de Geste. Alien che magnano umani. Predator che infilzano umani. Alien che sgranocchiano Predator. Predator che sbudellano Alien. Sangue di Alien. Bava di Alien. Vomito di Alien. Vomito degli spettatori. Un filmone.
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