Un mondo fatto di parole
C'è una doppia distopia in The Telling di Ursula K. Le Guin (2000; La salvezza di Aka, Mondadori 2002).
Da un lato, abbiamo una Terra dominata da un regime fondamentalista nel nome della religione, di un fanatismo della purezza e dell'intolleranza. Gli "Unisti" parlano della speranza in un'"Era della Purificazione" (nel termine inglese, "The Time of Cleansing", è trasparente il riferimento alle "pulizie etniche"), che sarà dominata da "un solo Verbo, un solo Libro", che cancellerà ogni altro scritto, fatto di "tenebra" e di "errore". Fra le altre cose, hanno bombardato e distrutto la Biblioteca del Congresso di Washington.
Dall'altro, abbiamo un pianeta alieno dominato da regime ispirato a quello cinese della Rivoluzione Culturale nella sua oppressione della popolazione tibetana e del taoismo. Lo "Stato Azienda" ("Corporation State") di Aka, nel nome del pragmatismo scientifico, del consumismo e di una mistica laica degli affari, ha voluto eliminare ogni forma d'arte e religione, e tutti i documenti letterari e storici della precedente cultura. Orwellianamente, ha un corpo di "Monitor" ("Controllori") inviati dappertutto a verificare comportamenti, movimenti, parole, pensieri:
Per conquistare il potere tecnologico e la libertà intellettuale, il governo di quel mondo aveva messo al bando il passato. [...] Per quel governo, che aveva dichiarato di volersi sbarazzare della tradizione, delle consuetudini e della storia, tutte le vecchie usanze, le vecchie pratiche, i vecchi metodi, le vecchie idee, le vecchie devozioni, erano fonti di sovversione contagiosa, cadaveri putrefatti da bruciare o seppellire. La scrittura che li aveva conservati andava cancellata. (tr. Piero Anselmi)
E ora il governo di Aka è quasi sul punto di sopprimere la sacca di resistenza rappresentata da un antico credo religioso, che sopravvive in una zona di montagna dove rimane, in clandestinità, uno dei luoghi sacri, biblioteca e deposito di cimeli storici
Fianco a fianco, insomma, The Telling presenta un fondamentalismo religioso e un fondamentalismo laico. Come dice la narratrice Sutty, "terroristi laici o terroristi santi, qual è la differenza?"; sulla Terra e su Aka la vita è quella del "futuro di un popolo che ha negato il suo passato". In comune i due mondi hanno la cancellazione della storia, del ricordo di alternative differenti, e la distruzione dei libri.
Allora, la ricerca della salvezza sarà il recupero della memoria. Quella personale dell'inviata terrestre (un bellissimo personaggio in un'avventura anche di ricerca personale, come sempre per i protagonisti di Ursula Le Guin), e quella collettiva di Aka. La "vecchia" civiltà di Aka, ricordiamolo, non è un mondo idealizzato e pastorale, inteso a ispirare nostalgia per un mondo premoderno e pretecnologico. Innanzitutto, al centro della loro cultura c'era la scrittura. E la cultura ancestrale era basata su una mistura di letteratura scritta e orale, i cui testi erano sempre "mutevoli", scritti ma basati su infinite versioni come nell'epica, nella parabola, nella ballata delle culture orali. Intorno alla "Narrazione" ("the Telling", appunto) si era costruita una religiosità priva di fanatismo perché priva di, per così dire, testi unici: una cultura a cui la scrittura dava una forma concreta, una risorsa di sopravvivenza, ma che la dimensione orale privava di una autorità anche potenzialmente oppressiva: "Un mondo fatto di parole".
Da un lato, le due speculari distopie si scatenano nello sforzo di conquistare l'intimo dei loro sudditi, di imporre una moralità ufficiale, una visione della vita. Dall'altro, la Narrazione si regge sulla capacità di raccontare storie senza morale, e così facendo permette lo svilupparsi di differenze, conflitti, punti di vista, scambi.
E allora in questo caso il finale porterà un momento di speranza. La risposta sarà un'alleanza fra persone di mondi diversi, fra tecnologia e sapienza antica, di mondo popolare ancestrale e modernità scientifica.
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