Il grigiore dei vestiti e dell'ambiente di lavoro dove Sam opera manifesta chiaramente il disgusto da parte del regista verso il mondo delle megacorporazioni, che possono essere sia politiche che commerciali, talmente gigantesche e labirintiche per cui alla fine si perde traccia di chi ha fatto cosa, rendendo impossibile risalire a responsabilità specifiche. Perfettamente inseriti in esse operano uomini piccoli e di per se innocui ma che in certe circostanze possono diventare soggetti da incubo, personificazioni della pura banalità del male. Stando ad una dichiarazione di Gilliam "le paure di Brazil non stanno tanto nel fatto che il mondo possa finire fuori controllo per colpa del sistema, perché il sistema siamo noi. Il punto centrale è che il sistema non è fatto di grandi leader e di persone che attraverso macchinazioni controllano tutto, ma di ogni persona che fa il suo lavoro come un piccolo componente di tutto ciò. Sam decide di essere meno parte del meccanismo e alla fine ne paga il prezzo." Ancor più inquietante appare la descrizione di questo opprimente regime totalitario che conduce una lotta ai suoi oppositori definendoli terroristi, ricorrendo alla falsificazione ed affidandoli alle attenzioni di coloro addetti al Recupero Informazioni, che altrove probabilmente sarebbero chiamati torturatori. Un quadro che, alla luce del quadro internazionale che stiamo vivendo, appare sin troppo pieno di parallelismi col mondo reale. A questo si contrappone l'immaginifico mondo onirico nel quale opera Sam durante il sonno, quando il suo immaginare d'essere un coraggioso guerriero nobile d'animo gli permette anche di volare alto sulle nubi. Lo scenario della vicenda abbonda di contraddizioni e assurdità ed il film stesso mescola ingegnosamente momenti cupi e tetri ad altri grotteschi e comici, spiazzando e spesso sorprendendo lo spettatore.
Questo approccio così insolito ed originale, si potrebbe tranquillamente dire d'Autore, causò le maggiori difficoltà una volta ultimata la lavorazione. La Universal rifiutò di distribuire il film così com'era, ritenendolo troppo poco commerciale. Non sapevano bene che tipo di film avevano tra le mani, ne come pubblicizzarlo. Il montaggio approntato dal regista fu rigettato e iniziò allora un lungo e penoso scontro tra il regista e Sid Sheinberg, allora presidente della MCA Inc., compagnia madre della Universal. Gilliam dal canto suo se ne stava a Londra e sosteneva di aver realizzato il film che era stato concordato, dunque di non voler cambiare niente per non stravolgere l'intero progetto, ma i vertici della compagnia cinematografica potevano far leva su una causa contrattuale che richiedeva che la durata del film non superasse le 2 ore e 5 minuti. Si voleva quindi che il film fosse ridotto da 142 minuti (tanto durava il montaggio originale) a 97 e soprattutto che avesse un lieto fine. A seguito di questa diatriba interna la scelta della data d'uscita negli USA rimase incerta e la pellicola finì nel limbo dei film in attesa di distribuzione. Nel febbraio del 1985 intanto Brazil usciva in Francia e nel Regno Unito, con un'ottima accoglienza da parte della critica. Ma Sheinberg dichiarò che nessun ammontare di lodi da parte della critica gli avrebbe fatto cambiare strada: il film andava cambiato.
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