Quando le radici: Massimo Pandolfi
Massimo Pandolfi (Pesaro, 1944) è uno degli autori che cominciarono a pubblicare racconti sulle prime fanzine a partire dal 1962...
(Da: Zoologia parallela. De animalibusoccultis ac latentibus)
Nel cavo delle pietre sono usi vivere e prosperare i Feanor. Da lontane ere essi le popolano con una presenza discreta e purtuttavia insistente. Di certo ormai sempre più problematica è la loro osservazione, non perché essi siano divenuti più ritrosi o scostanti, ma solo perché la fretta che affligge la nostra gente non permette ad essa di soffermarsi ed osservare.
Nel folto dei cespugli di rosa selvatica e di ginepro si dice il Lapicriso nasca e che i suoi germi siano portati da quel curioso fiore di un azzurro notturno che è il litospermo - e che la scienza denomina Buglossoides purpureo-coeruleum. Questo fiore infatti ama svilupparsi nelle siepi umide e calde delle regioni mediterranee, ha foglioline verdi pelose e graziosi fiorellini cobalto. Caduti i fiori, lo stelo secco porta alle estremità da cinque a sette curiosi semini bianco lattei, ovali, e duri come la selce. Durante tutto l'inverno li porta, poi, al sopraggiungere delle prime tiepide giornate di primavera, i germi lapidei cadono al suolo e danno origine alla stirpe dei Feanor, dei Lapicriso, i quali i vestono di membra marmoree e corrono a occupare la prima pietra agli angoli della strada che essi incontrano.
La loro nascita è sofferta e difficile, infatti i semi di litospermo, duri e perlacei, non vorrebbero che essi uscissero alla luce del sole, perché mille insidie li attendono e il tragitto dal luogo della loro nascita alle pietre può essere lungo e periglioso.
Ma quando finalmente sono giunti alla pietra e vi si sono saldamente installati, i Lapicriso le donano un po' della loro vita e della loro bellezza, e più d'uno si azzarda ad affermare che le pietre che infestano il mondo sarebbero tutte monotonamente uguali se stuoli di Lapicriso non le abitassero e attraverso la loro presenza e le loro azioni non donassero alla pietra la diversità dei tipo, la durezza e il colore. Altri spiegano l'origine dei minerali e dei cristalli, che spesso nelle pietre si rinvengono, attraverso l'azione millenaria di questi minuscoli esseri. Essi affermano che solo la presenza di queste creature mimetiche e criptiche, anzi la presenza nei cavi della roccia delle loro spoglie spesso pietrificate e mineralizzate, permetta che le gemme più fulgide delle diverse forme e colori siano nascoste nelle pietre. Opali, rubini, berilli ed ametiste non sarebbero che minerali vestigia e antiche spoglie di questi delicati esseri, che le pietre agli angoli delle strade, e non solo quelle, popolano. Dei fossili però, altri curiosi prodotti della natura, nulla questi saggi sanno dire.
Anche "Kenning", o "ossa della terra" erano i Lapicriso denominati nelle saghe norrene, e un'origine divina essi sopporterebbero se si dovesse por fede al carme Grimnismal: "Dalla carne di Ymir fu fatta la terra, dal suo sangue il mare, dalle ossa le montagne, gli alberi dalla chioma, dal cranio il cielo...", i Lapicriso in particolare vennero tratti dai denti di Ymir e dalle schegge delle sue ossa, e anno dopo anno essi si ricreano nelle perle minuscole e lattee dei semi dei litospermo.
"Compagni dei Viandante" sono anche detti i Feanor, perché è dimostrato che prediligono nettamente le pietre che segnano la Via, e spesso più d'uno può vedersi raggruppare sulle vetuste e muschiose pietre calcaree che segnano il cammino. La loro osservazione è così problematica perché i loro corpicini ovali e dagli smisurati occhi color topazio, dopo anni di convivenza intima si confondono con la pietra che li alberga, ma un'osservazione attenta e interessata li fa subito scoprire, perché nonostante tutto essi tradiscono la loro vocazione benevola giacché continuamente mormorano la giusta che il Viandante deve seguire. Continuamente ripetono i punti cardinali e inframmezzano i consigli con strane filastrocche sulla coscienza che si smarrisce nei paesi lontani, e sulla Via che viene perduta.
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