Questo scuro e apocalittico terzo film della serie offre una chiave di lettura nuova rispetto ai precedenti, lo si può infatti considerare come una metafora dell'emergenza AIDS, che proprio a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90 conosceva i suoi più isterici momenti di paura di massa.
Il terreno è delicato ma sostanzialmente una lettura in questo senso è sostenuta dal fatto che quasi tutti i dialoghi offrono una doppia chiave. Visto che il virus HIV si può anche trasmettere per via sessuale l'arrivo della donna su Fiorina 161 è elemento di tentazione per i prigionieri. Lei è anche la portatrice del "mostro" che si scopre poi essere dentro di lei (sieropositività) e che costituisce un pericolo per tutti gli altri abitanti del posto. Richiami e paralleli con l'epidemia dell'AIDS sono peraltro presenti anche nell'altro film scritto, e anche diretto, da Vincent Ward e a cui già abbiamo accennato, Navigator - un'odissea nel tempo.
Dal canto suo Fincher fu criticato all'epoca per aver fatto sostanzialmente ciò per cui fu acclamato nei suoi film successivi, a partire da Se7en, ovvero una pellicola angosciante e pessimista molto poco in linea coi dettami azione, colpi di scena, pop corn-gelati e lieto fine gradita ai produttori-banchieri di Hollywood. Tuttavia, seppur con tutte le ben note ingerenze e modifiche da parte della produzione, Alien3 rinnova sostanzialmente la saga iniziata nel '79, proponendo un approccio terzo rispetto a quello tensione/atmosfera di Scott e a quello tutt'azione/psicologia-zero di Cameron. In questo caso il cambio di registro è drastico, si tirano in ballo (magari in senso lato) molte cose e pur mantenendo l'impianto base di lotta al mostro si da al mostro stesso un volto e un significato nuovo, attingendo ad una sceneggiatura non priva di raffinatezze di concetto magari non del tutto digeribili dal grande pubblico.
Peccato che Fincher a quel tempo non avesse ancora la status che gli avrebbe consentito di fare il "suo" film senza vederselo pesantemente rimaneggiare dai produttori, cosa avvenuta sia prima delle riprese con le innumerevoli riscritture della sceneggiatura, che dopo le riprese dal momento che durante la fase di montaggio sorsero contrasti tali che Fincher decise di andarsene. Se avesse avuto pieno controllo su quello che avrebbe dovuto essere il risultato finale è facile prevedere che il risultato sarebbe stato più maturo e coeso, mentre così è un po' un ibrido incompiuto tra diverse visioni e non ha la compattezza stilistica che avevano i precedenti due capitoli.
Ma la sua forza sta nell'aver innovato ancora una volta la serie, senza ripetere stancamente quanto fatto nei film precedenti e stavolta quel che abbiamo è un film cupo, triste, angosciante, senza speranza e dal significato gelido come il mondo nel quale è ambientato.
Alien3 arrivò nei cinema statunitensi il 22 maggio 1992 e andò benissimo il primo week end (23 milioni di dollari) ma crollò al box office per il passaparola deluso del pubblico. Alla fine gli incassi americani si fermarono 55 milioni e mezzo di dollari. Considerando i circa 50 milioni che erano stati spesi per produrlo non era molto anche se chiaramente visti gli incassi nel mondo intero tutto sommato il film ha fatto comunque guadagnare un sacco di soldi ai produttori. In Europa in particolare, ma anche in Giappone, l'accoglienza di un pubblico forse un tantino più sofisticato di quello medio americano, fece raccogliere alla pellicola consensi certamente maggiori di quelli che aveva ricevuto in patria. In Sud Corea stabilì in nuovo record in fatto di biglietti venduti in un solo giorno.
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