Per i campi lunghi nei quali era richiesta totalità e velocità di movimento si ricorse (per la prima volta nel ciclo) alle CGI, Computer Generated Imagery. Le sequenze ambientate nello spazio e quelle realizzate le immagini generate al computer furono realizzate sotto la supervisione di uno dei più eccellenti realizzatori di effetti visivi allora operate a Hollywood, quel Richard Edlund che già aveva sbalordito per il livello qualitativo degli effetti da lui creati in film come I predatori dell'arca perduta, Poltergeist - Demoniache presenze e 2010 - l'anno del contatto.
Il suo apporto tecnico ad Alien3 rimane comunque non certo l'apice del suo lavoro nel campo degli effetti ottici speciali e anche per quanto riguarda l'animazione del pupazzo ripreso di fronte allo schermo blu e poi inserito nella scena non si può certo dire che il terzo sia il film di Alien con i migliori effetti speciali.
Così come avveniva nel primo film l'alieno si nasconde film agli umani e si manifesta con attacchi improvvisi e letali. La donna però viene risparmiata, anche dopo un drammatico faccia a faccia ravvicinato e si scoprirà in seguito il motivo.
Nella prigione in cui si svolge l'azione non sono ammesse per ovvie ragioni armi di nessun tipo, il che costituisce non certo un vantaggio per difendersi dalla creatura extraterrestre. Gli uomini cercano di liberarsene tentando di attirarla in un vicolo cieco per poi ucciderla con una gettata di metallo fuso.
Fincher ricorre efficacemente ad un abbondante uso della steady cam con obiettivo grandangolare per le sequenze nelle quali l'alieno rincorre per i cunicoli le persone che fanno da esca. Dopo che il piano finalmente ha successo c'è però un'amara sorpresa: dentro Ripley si sta sviluppando e cresce una nuova Regina. Il peggiore nemico della sua vita l'ha adesso raggiunta e si sta sviluppando dentro di lei. Bishop II si offre di aiutarla ad estrarre l'organismo ma la donna, giustamente, non si fida e vuole garanzie che sarà veramente la fine per l'intruso che la ha reso la vita un lungo, spaventoso incubo. Decide quindi di gettarsi lei stessa nella fornace portando con se alla morte l'alieno sopravvissuto.
"Per qualche motivo pensavo che era un buon modo per concludere la storia" ricorda Weaver, "e una gran scena di morte." (Il piccolo alieno che le esce dal ventre fu comunque imposto dalla produzione e non rientrava nei piani di Fincher).
Chiaramente alla Fox non volevano che il pubblico sapesse in anticipo quello che succedeva alla fine del film, il che provocò qualche grattacapo all'ufficio promozione della casa cinematografica. Furono preparati dei trailer che davano un'idea errata del film reale, facendo quasi pensare la serie sarebbe continuata all'insegna dell'azione più sfrenata. Ma non era così. Il tono cupo, disperato e nichilista del film non piacque al pubblico americano, che si aspettava un'altro giro sull'ottovolante d'azione guerresca tracciato da Cameron nel secondo film.
Per gli appassionati della serie comunque era la possibilità di incontrare ancora una volta la coraggiosa guerriera-per-forza perseguitata in giro per l'universo dalla letale razza aliena che semina i propri discendenti all'interno di esseri viventi. Innovativo cambiamento di ambientazione: un piccolo pianeta prigione che è ancora si un luogo circoscritto, dunque più pericoloso, ma oltretutto abitato esclusivamente da delinquenti maschi e dove, evidentemente, non è facile essere l'unica donna dei paraggi. Nella colonia si è sviluppata una sorta di "religione" (elemento chiaramente conservato dal trattamento pensato da Ward) che impone la castità. L'arrivo di Ripley crea tensioni e conflitti, è un elemento pericoloso di disturbo e paradossalmente è lei che viene considerata inizialmente come una nemica da cui guardarsi e non l'essere di cui lei sostiene la mortale presenza.
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