- Ottimo colpo, figliolo - osservò Mack.
- Merito vostro, padre, che mi portate sempre con voi a sparare, mica come quegli effeminati genitori moderni, che ai loro figli al massimo li portano da Mc Donald!
- Giustissimo. Adesso però rientriamo all'accampamento: il sole sta per tramontare.
Il cielo africano era già cremisi quando padre e figlio sedettero virilmente nello spiazzo di fronte alle tende, che i servi ottentotti avevano eretto entro il cerchio dei carri colmi d'avorio e dell'altro bottino della spedizione.
Mack Courteney levò gli occhi, godendo estasiato dei bagliori vespertini che illuminavano i picchi aguzzi dei Drakensberg.
- Questi colori mi rammentano i meravigliosi spargimenti di sangue e gli stupendi massacri di nemici della mia gioventù - esclamò in tono nostalgico.
- Raccontatemi qualcosa, padre, ve ne prego - esortò il giovane Rack.
Il padre si accese la pipa in un gesto virile seppur da perfetto gentleman. L'odore forte e maschio del tabacco si spanse nella notte africana, provocando cancro al polmone fulminante ai tafani e abbattendone a dozzine.
- Vediamo... ti ho mai detto di quando sgominai i briganti arabi della costa, figliolo?
- No, grande padre virile e cazzuto.
- Bene... Avevo circa vent'anni, ed ero fuggito di casa a causa di una lite con tuo zio Frok, mio fratello gemello. Questioni di femmine... Mi ero ingroppato una ragazzina del paese e l'avevo messa incinta, ma lui la voleva sposare ugualmente, e così...
- Scusatemi, padre, ma questa storia l'ho già sentita a proposito dei miei nonni, dei miei bisnonni e dei trisnonni. Come mai a ogni generazione di Courteney ci sono almeno due gemelli che si odiano e un figlio illegittimo?
L'altro annuì. - Se è per questo abbiamo anche almeno un parente che perde una gamba a ogni generazione.
- Cos'è, una maledizione di famiglia?
- No, è che quando ti danno miliardi purché tu scriva un mattone di novecento pagine ogni anno, un po' di sano cut&paste devi pur farlo.
- Non capisco, padre.
- Lascia perdere e ascolta... Lasciato il paese, vagai spavaldamente per qualche tempo tra il Transvaal e il fiume Orange. Feci dei soldi e li spesi. Mi feci delle donne e spesi anche quelle, ma alla fine sentii freddo. Così decisi d'imbarcarmi.
"Valicai i passi che corrono attraverso i Drakensberg come visceri ritorti, e giunsi a un porto che mi sembrò promettente. Andai diritto a una delle osterie in cerca d'una rissa. Trovai un comandante di battello olandese, robusto e biondo, che si prestò cortesemente. Ci rompemmo le ossa a vicenda come solo i veri uomini sanno fare, poi tornammo insieme all'osteria, ci stringemmo le mani insanguinate e brindammo all'amicizia virile, bestemmiando, ruttando e petando insieme con mascolino vigore.
Il giorno dopo l'olandese mi offrì un posto a bordo della sua nave. Era una goletta di nome Priapo, con la quale egli faceva un sano contrabbando tra il Capo, le colonie portoghesi e il Madagascar. A bordo affinai altre conoscenze indispensabili al vero uomo, quali il lancio del coltello, le tecniche d'abbordaggio e il saper pisciare dalla coffa dell'albero di maestra senza bagnare le vele. Ben presto la mia prestanza fisica e il mio maschio ardimento mi fecero guadagnare il rispetto e l'obbedienza della ciurma.
Fu in quei giorni che sentii parlare di El Saddam. Me lo nominò la prima volta Bongo, un gigantesco zulu dal corpo tatuato che sulla Priapo fungeva da uomo di fatica e all'occorrenza da ancora di scorta, e che si era affezionato a me proprio come un bravo cane.
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