Queste le avventure fulciane nel futuro, o in un passato indefinibile. E la questione spinge a una riflessione (o a un "dubbio", rifacendosi a una delle chiavi di lettura di tutto il cinema fulciano) che è quasi d'obbligo quando si affronta la filmografia di un regista, alchimista e demiurgo dei sensi e dello sguardo quale è stato Lucio Fulci, alla stregua del suo Zweick, pittore diabolico protagonista de L'aldilà.
Difficile scindere o definire le componenti della materia che ribolle nel calderone, anche quando la sua natura, come nel caso di Conquest e I guerrieri dell'anno 2072 è apertamente dichiarata. Meglio intuirle, certe suggestioni che hanno a che fare con la fantascienza, coglierne i guizzi, intuibili qui e là. E chiedersi se e quanti "germi" di natura simile abbiano agito da elemento perturbante, sotterraneo, nell'opera del regista.
Bisogna andare lontano, scavare; e gli indizi in questo senso non mancano. Sorvolando sui progetti incompiuti, tutti da approfondire, come La luna nera (una vicenda di repressione sessuale al femminile ambientata in un fantomatico agglomerato, il Beta X), e un non meglio identificato Nuvola di sangue (una storia immaginata nel futuro, scritta da Fulci stesso e dallo sceneggiatore Cesare Frugoni, ma mai realizzata), si può dire che l'amorazzo del "terrorista dei generi" per l'immaginario fantascientifico sia partito da lontano e che abbia giocato a insinuarsi, come fattore spiazzante, in un contesto sempre e comunque estraneo al genere vero e proprio, alle sue infinite filiazioni.
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