E le sue storie?
Fulci ha sempre dichiarato che vertono su due elementi: il dubbio e il peccato. Un'affermazione che apre centinaia di possibili interpretazioni critiche, per chi ne ha voglia. Si è molto parlato dell'anticlericalismo fulciano, e non si può negare che si tratti di un elemento spesso presente nella sua opera. Ma non è certo Fulci a dissipare i dubbi in merito a questo reiterato "peccato d'autore". Ricordo una sua dichiarazione in cui affermava di non avercela per niente con la chiesa, anzi: tutto il contrario. Questo dopo aver girato All'onorevole piacciono le donne e Non si sevizia un paperino. Chi conosce questi due film e sa che quadro ne esce fuori su preti e cardinali, può giudicare da sé quanto Fulci fosse, come lui stesso amava definirsi, "felicemente incoerente". Credo che sia il miglior approccio per inquadrare anche il suo percorso come narratore cinematografico.
Parliamo più direttamente di Fulci: chi è Lucio Fulci?
Non ho conosciuto l'uomo. Posso azzardare delle ipotesi sulla scorta della mia convivenza "virtuale" con il personaggio, durante gli anni della stesura del libro e anche attraverso i contatti con sua figlia Antonella. Era un cinico per difesa. Colto, ironico, capace di battute folgoranti e cattivissime. Un instancabile dissacratore: del mondo, della vita, di se stesso. Un Peter Pan "vecchio, brutto, ma sempre Peter Pan", come ha detto di sé. Un dissipatore di energie e di affetti, ma a tutto vantaggio di un unico grande amore: il cinema, il suo pubblico.
Quali sono state le sue ossessioni? I suoi eccessi? Le sue contraddizioni? Le sue visioni?
Pare che fosse appassionato di donne, cavalli e barche. Ma non so fino a che punto, in un temperamento come il suo, le passioni si possano trasformare in ossessioni o eccessi. Bisognerebbe chiedere a chi gli è vissuto accanto. Contraddizioni, molte. Leggere due interviste di Lucio a breve distanza di tempo è come mettere a confronto il giorno e la notte. Le sue visioni della vita sono tutte nei suoi film: l'unico mondo possibile nel quale, suppongo, non si divertisse come un matto a mentire. Senza per questo prendersi troppo sul serio.
Come descriveresti il suo immaginario?
Allacciate le cinture di sicurezza e preparatevi a un mondo di urla, strepiti, sussurri, capogiri, liquami e luci abbaglianti, sorrisi a denti stretti, Italiette senza remissione di peccato e crudeltà senza speranza. Con una piccola avvertenza: il viaggio non si ferma nemmeno sul ciglio del burrone. Si va oltre, l'unica difesa è chiudere gli occhi, anche se non servirà. Con i film di Fulci si sogna e ci si sporca. E in un'industria ormai fatta di registi videoclippari, con più digitale e aria fritta in testa che palle e anima, il viaggio "con" e "dentro" Fulci dovrebbe essere un patrimonio nazionale, sponsorizzato dal ministero dei beni culturali. Anche se dubito che Lucio Fulci piacerebbe ai ministeri e al "Palazzo", oggi come ieri.
Secondo te in che modo ha contribuito a creare il nostro immaginario cinematografico?
In primo luogo è stato l'ultimo, grande depositario di una competenza tecnica acquisita a trecentosessanta gradi, che purtroppo va scomparendo. Sceneggiatore, mago del set, persino esperto di effetti speciali. Non è un caso che molti giovani registi guardino a Lucio come all' "ultimo grande vecchio" del cinema, quasi un nume tutelare. E questo non ha soltanto a che fare con i suoi film. E' la vecchia scuola che diventa essa stessa mito, parte dell'immaginario delle nuove generazioni.
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