Il nuovo portale ha poche ore di vita e già promette di diventare il punto di riferimento per gli appassionati di horror in Italia. Visti i curatori non ci sono dubbi, eppure dal fondo della sala riemerge il falso Silvio che si mette a sbraitare: "Anche l'horror l'ho inventato io!". Fortuna che passa la macchina spazzatrice della strada che, in perfetto stile "C'era una volta in America" lo butta nel cassone e lo porta via.
Pacholmes, che era tornato all'attacco per smascherare ancora una volta l'impostore, si ritrova sul palco da solo e ne approfitta per parlare del suo Sherlock Magazine, il sito per gli amanti del giallo che chiude la quadrilogia dei portali della Delos Books. Dall'altra parte di Firenze, ormai, si sente urlare il falso Silvio: "E il giallo? Chi pensate che l'abbia inventato?". Insieme al sito c'è un'ottima collana cartacea e presto sarà bandito il primo premio letterario per detective story. Ma Pacholmes, anziché raccontarci tutto questo, estrae ancora una volta la lente d'ingrandimento e inizia a puntarsela addosso. Quando Franco Forte e Franco Clun lo trascinano giù dal palco si sta strappando la pelle di dosso da solo, come un indemoniato.
Arriva il momento imbarazzante del pubblico ludibrio. La Delos Books presenta le nuove uscite, sul palco salgono tutti gli autori. Sono quasi tutti emergenti, impauriti, pronti a ricevere insulti e frutta marcia. Ovvio, la platea è piena di presunti fenomeni, tutti gelosissimi dei fortunati sul palco. Iniziano a piovere le domande più imbarazzanti. Ramadori chiede a Laura Onofri se il suo Latte di serpe ha la scadenza, sempre per la Codacons. Roberto Taddeucci chiede a Malara se Loro è il primo libro di una trilogia e quando usciranno "Largento" e "Ilbronzo". Il pubblico sghignazza, ma ci pensa Piras a cancellare il sorriso dalla faccia di tutti. "Nella prossima mezzora vi parlerò con entusiasmo di Triguna...". Fortuna che il tempo stringe e ci sono ancora due premi prima che ci buttino fuori dalla sala. Arriva così il mio momento: il premio Brown.
Lippi va in escandescenza e gli viene in mente l'idea malsana di scandire ogni posizione con il titolo di un racconto di Fredric Brown. Appena Sosio se ne rende conto pensa bene di non citare affatto i tre racconti segnalati dalla giuria (questa me la paghi, In confronto Alice ha avuto un culo così è il titolo più bello che abbia mai concepito e tu manco lo citi). Scorrono veloci i finalisti a ritirare gli attestati, mentre Lippi giganteggia con la sua cultura. "Sentinella! L'ultima domanda! Assurdo universo!". Ma ormai è stato troppo tempo accanto a Daniela e gli ultimi titoli forse sono gli inediti di Brown, quelli che lui stesso ha escluso dall'antologia Cosmolinea B. Infatti non mi ricordo di racconti che si chiamano "Tette dimensionali" e "Sesso alieno". Io me ne sono stato tranquillo fino alla quarta posizione, poi ho visto Pacholmes confabulare con Silvio e sono quasi svenuto. Pacholmes si è seduto accanto a me e nella mano stringeva il portachiavi della macchina di Sosio. Mi sono sentito perduto. "Come hai fatto a trovarlo?", gli chiedo affranto. "Elementare", risponde lui, l'avevi nascoste nel posto più ovvio. "Ma... nessuno poteva prenderle lì". "Stai scherzando? Tra le tette della velina? Tutti c'hanno guardato!". Lancio un'occhiata furtiva in direzione di Daniela, ora ricordo che mi aveva promesso che gliela avrei pagata. "Comunque non preoccuparti", contnua Pacholmes, "non so di cosa hai minacciato Sosio, ma io sono con te". "Vuoi dire che non gliel'hai detto?". "Certo che no, mi sono stancato di quel pallone gonfiato! Abbiamo vinto insieme il Premio Italia, con un racconto scritto a quattro mani. Eppure su tutto il network trovi scritto Sosio vince di qui, Sosio vince di là, Sosio come Peter Jackson. E basta! Nessuno che si ricorda di me!". Grande notizia, la fortuna è davvero dalla mia parte, oggi. Mentre mi rilasso sulla poltrona e attendo il nome dello sfigato che è arrivato terzo, Sosio pronuncia il mio nome. "Terzo classificato: Salto nero, di Emanuele Terzuoli". Che diavolo è successo? Mi avvicino al palco disorientato. Daniela mi lancia un sorriso soddisfatto e io trattengo a stento l'impulso di vedere come sorriderebbe senza denti, mentre Silvio, pallido e sudato, mi guarda senza dire niente. Lippi mi consegna il premio "Culi in orbita" e io incasso la coppetta e torno giù. Sosio mi raggiunge e mi dice: "Ema, non ho potuto fare altro, mi dispiace. Purtroppo nella giuria c'è stato un incorruttibile. Io avevo cambiato il mio voto ma Pacholmes, quando ha visto che ti avevo messo primo, ha cambiato anche il suo e ti ha messo ultimo. Ho paura che sia arrabbiato con me". Ecco, perfetto. E io che mi sono venduto l'anima al Torello per niente. "Vabbe', dai, pazienza. Però mi sa che le chiavi non le rivedi più". "E dai, Ema, c'ho provato". "Già, ma le chiavi indovina un po' chi ce l'ha!".
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