Sulle accuse di antisemitismo si è ormai scritto tutto il possibile. Mel Gibson dal canto suo le ha rigettate e ne riferiamo per correttezza di cronaca. Meno si è parlato delle scelte relative al personaggio di Satana, personaggio chiave nell'eterno confronto tra bene e male, luce ed ombra. Si poteva optare per un diavolazzo con corna e forcone, magari realizzato con le moderne tecniche di animazione digitale, ma probabilmente il risultato avrebbe richiamato alla mente i Giorni contati di schwarzneggeriana memoria, per cui addio ogni aspirazione di essere presi sul serio (per non parlare delle aspirazioni di attendibilità storica). Non che non siano state sfruttate tecniche e metodologie da film horror. Il mago del make up Greg Cannom dopo aver dimostrato cosa è in grado di fare in film come L'ululato, Nightmare III, L'esorcista III e nel nuovo Van Helsing ha avuto il compito di provvedere a rendere realistiche le ferite ed escoriazioni sul viso e sul corpo di Gesù. Anche il supervisore degli effetti speciali, l'italiano Renato Agostini ha un curriculum pieno di pellicole ad alto tasso di sangue e spaventi, da Opera a Leviathan ed ha già in un certo senso frequentato l'horror a sfondo religioso nell'inguardabile La Chiesa, vero orrore di film diretto nell'89 da Michele Soavi. Non è mancato un animatronic grondante di sangue utilizzato nei campi medio-lunghi delle riprese della croce.
Ma torniamo al Satana interpretato non senza merito da Rosalinda Celentano. Un Satana androgino, impossibile da definire, interpretato da una donna a cui però è stata sovrapposta la voce di un uomo. L'ambiguità sessuale del maligno, se inquadrata nelle posizioni della Chiesa riguardo a ciò che è bene e male nel campo della sessualità, assume un significato ben preciso. Questo essere infernale e indiscutibilmente malvagio è ambiguo, sfugge alle categorie. La sua identità di genere, maschio o femmina, è dubbia. Viene dunque utilizzato come simbologia negativa un modello che richiama alla transessualità e quindi alla non eterosessualità. Perlomeno nella sua rappresentazione visiva, ma visto che stiamo parlando di un film basato sulla Bibbia è evidente che la scelta dei simboli a cui si decide di ricorrere è importante e non casuale. Dunque il male assoluto ha le sembianze di chi non rientra appieno nelle categorie maschile e femminile. Omosessuali effeminati, lesbiche mascoline, bisessuali oscillanti e transessuali tout court drizzate le orecchie: il simbolo che è alla radice di tutti i mali del mondo ha i vostri connotati. Per contro il Gesù di Gibson è assolutamente e indubitabilmente "normale". La scelta è caduta su Caviezel perché il regista lo voleva "maschio", indiscutibilmente etero. In una intervista televisiva (doppiata e trasmessa in tarda serata da Italia 1 nei giorni dell'uscita nelle nostre sale) Gibson ha detto che il suo Gesù non è come gli altri che si sono visti prima sullo schermo, "senza personalità e piuttosto effeminati". Insomma il bigottismo cattolico legato alla sfera della sessualità messo su celluloide. Grazie Mel, ci voleva proprio.
Per finire. Siamo in una fase della storia del mondo nella quale si cerca con difficoltà di costruire dialogo e cooperazione tra diverse culture e stili di vita. Le diversità, nella religione, nel colore della pelle, nel sesso, nel pensiero, sono una ricchezza per il mondo, non un pericolo. Non il male. Eppure il signor Mel Gibson ha dichiarato che durante la realizzazione di questo film "lo Spirito Santo operava tramite lui". Pare ormai convinto di essere in missione per conto di Dio. Ma questo film, coi suoi stereotipati buoni e cattivi, coi suoi simboli demonizzatori, con la sua debordante violenza, certamente non contribuisce al dialogo, anzi fa esattamente l'opposto. Mentre le guerre di religione tornano sul palcoscenico della storia ci sarebbe bisogno di ben altro che delle visioni grondanti sangue di qualche fanatico religioso per andare avanti e far progredire e migliorare l'umanità tutta.
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