Proprio sullo sfondo della guerra è ambientato il più commovente fra i suoi racconti propriamente fantasy, Three Lines of Old French (1919; Tre righe in francese antico); un "caso di sconfinamento", si dice ironicamente, la storia di un soldato che durante l'incubo della guerra di trincea in Francia, in un paesaggio fatto di fango, bombe e filo spinato, riesce a fuggire (l'"evasione del prigioniero" di cui parlerà Tolkien, con un senso di urgenza che pochi sono riusciti a eguagliare) nel Medioevo dell'amor cortese, rimanendovi definitivamente dopo la morte.

Letterariamente, i paragoni possono essere tanti. Nel modello della detection - sempre il punto di partenza - c'è senz'altro Poe. Nella razza perduta, che accompagna quasi tutte le sue opere, c'è Haggard. Nei paesaggi fiabeschi, c'è Lord Dunsany. Nel gusto per l'orrifico, si avverte la contemporaneità con gli autori di Weird Tales, come Lovecraft, Howard, Smith. Nelle descrizioni aliene, possono solo venire in mente autori francesi come Flammarion e Rosny, che difficilmente poteva aver letto: un altro segno di originalità. Autore melodrammatico (a volte troppo), Merritt è epigono di una narrativa popolare ottocentesca che mescola (a volte troppo) avventura esotica, mistero, fantascienza, fantastico, orrore. Proprio nel modo di manipolare i generi, con tutti i suoi limiti, sta la cifra della sua unicità e della sua influenza - e della sua attualità. C'è anche l'ombra di Abraham Merritt che striscia dietro contemporanei autori "di confine" come China Miéville o Valerio Evangelisti.

Abraham Merritt era nato nel 1884 nel New Jersey, figlio di un quacchero e una discendente di Fenimore Cooper. Giornalista per tutta la vita, raggiunge la posizione di redattore presso The American Weekly, la rivista domenicale del gruppo Hearst, di cui diventa direttore nel 1937, mantenendo la carica fino alla morte nel 1943. E' a margine di questa remunerativa carriera che si svolge la sua produzione narrativa, in una sorta di doppia vita che inizia con un viaggio in Centro e Sud America (in seguito a un poco chiaro scandalo politico di cui era probabilmente stato testimone) e alla costruzione di una casa in Florida vicino alla quale sviluppa una coltivazione di piante esotiche e allucinogene.

A. Merritt scrive quasi esclusivamente per i settimanali del gruppo Munsey, prima All-Story e poi la popolarissima "ammiraglia" Argosy, con l'eccezione di una apparizione su Weird Tales e tre racconti scritti per una fanzine, Fantasy Magazine (due dei quali come partecipazioni a round-robin stories, racconti collettivi, fra cui uno, più propriamente SF, è presto ristampato su Thrilling Wonder Stories).

Le soglie varcate sono il suo tema sin dal racconto di esordio, la fantasia dunsanyana Through the Dragon Glass (1917; Attraverso lo specchio del drago, nella raccolta postuma del 1949 The Fox Women and Other Stories, che riunisce quasi tutta la sua narrativa breve e alcuni frammenti inediti, La donna volpe e altre storie, Oscar Mondadori 1991): al di là dello specchio, ad accogliere l'avventuriero che aveva partecipato al saccheggio della Città Proibita di Pechino dopo la rivolta dei Boxer, c'è un favoloso mondo alieno, con fanciulla e draghi. Il motivo della "razza perduta" arriva nel successivo The People of the Pit (1918; Il popolo dell'abisso), nel "pozzo" di un vulcano nei Territori del Nordovest canadese in cui si scopre una città immersa nella nebbia, e popolata di molluschi tentacolati, un mondo seducente e minaccioso, che si può fuggire ma non cancellare.